Non è stata la più forte, forse la più grande se per “grandezza sportiva” s’intende la capacità di entrare nel cuore della gente, di farsi riconoscere e ricordare, e di lasciare qualcosa di sé alla storia dello sport che si è praticato. E Lea Pericoli, spirito libero, al tennis ha lasciato molto, e in molti […]
Quanto Giappone agli Australian Open! È vero, siamo nel “Grand Slam of Asia/Pacific” e dunque prima o poi era da attendersi un exploit dei tennisti nipponici, che, in un certo senso, giocano in casa. Certo è, però, che alla vigilia non era facile immaginare una tale ondata. Non c’è solo la stella Kei Nishikori, che, rispettando il suo status di 16esima testa di serie, è regolarmente approdato al terzo turno del tabellone maschile ed è in corsa per andare ben oltre. Fra gli uomini, altri due hanno superato il round d’esordio: Tatsuma Ito e Go Soeda. Fra le donne, addirittura, l’intramontabile Kimiko Date-Krumm e la solida Ayumi Morita sono ancora in gara, al terzo round, mentre Misaki Doi è uscita ieri al suo secondo impegno, incassando un doppio 60 dall’inclemente Sharapova, ma dopo aver superato al debutto in due set una cliente scomoda come la croata Petra Martic.
Certo, Nishikori, ventitré anni compiuti a fine dicembre, attuale numero 18 del ranking ATP, resta la punta di diamante del movimento. Il ragazzo di Shimane, allevato da Nick Bollettieri, è già stato capace dodici mesi fa di raggiungere i quarti di finale (batté Tsonga, cedendo poi a Murray) e stavolta il suo obiettivo è quanto meno di eguagliare tale piazzamento. Al terzo turno è atteso dal russo Evgeny Donskoy, che ha eliminato il più blasonato connazionale Mikhail Youzhny: poi, presumibilmente, ci sarebbe quel David Ferrer che Nishikori ha già dimostrato di saper battere in più occasioni. La prima fu agli US Open del 2008, quando, appena diciottenne, Kei si spinse fino agli ottavi, dopo un successo per 75 al quinto sullo spagnolo. Poi, dopo una sconfitta in due set patita nella “sua” Tokyo nel 2011, ecco il secondo colpaccio, ancora una volta in un palcoscenico d’elite: Giochi Olimpici di Londra 2012, terzo round, vittoria per 64 al terzo. Insomma, non ci sarebbe affatto da stupirsi se ritrovassimo ancora Nishikori tra i migliori otto di uno Slam.
Ito e Soeda sono un po’ più anziani del loro numero uno. Ito è nato a Mie nel 1988 e occupa attualmente l’84esima posizione del ranking mondiale. A Melbourne è uscito al secondo round, dopo aver strappato un set al cipriota Marcos Baghdatis, che qui fu finalista nel 2006. Soeda è nato a Kanagawa nel 1984 ed è n. 73 ATP: sconfitto l’australiano Luke Saville, ha issato bandiera bianca di fronte a Jo-Wilfried Tsonga, uscendo battuto in tre set comunque piuttosto equilibrati (63 76 63). Nelle qualificazioni erano presenti anche Yuichi Sugita e Hiroki Morita, che, però, sono usciti subito, rispettivamente per mano di Zverev e Dustin Brown.
Fra le donne, si sono spesi ormai fiumi di inchiostro per celebrare la splendida 42enne Kimiko Date-Krumm. Numero 4 del mondo quasi vent’anni fa, si era ritirata nel 1996, ma è tornata dodici stagioni più tardi, sempre competitiva. Agli Australian Open Kimiko, che è nata a Kyoto e alla vigilia del torneo era giusto numero 100 WTA, si è concessa il lusso di travolgere all’esordio la russa Nadia Petrova, 12esima del seeding, e poi si è ripetuta, sempre in due set, contro l’israeliana Shahar Peer. Se la vedrà con la serba Bojana Jovanovski, che ha eliminato con un doppio 75 la ceca Lucie Safarova 17esima favorita del tabellone.
Molto bene anche Ayumi Morita, classe 1990, attuale numero 72 WTA: due rapidi set contro la georgiana Anna Tatishvili (63 63) e la tedesca Annika Beck (62 60). Ora la attende Serena Williams ed è lecito pensare che il suo cammino si interrompa, ma il bilancio, in ogni caso, non potrà che essere positivo.
Quanto a Misaki Doi, mancina classe 1991, numero 92 WTA, non deve essere tenuto in eccessiva considerazione il doppio cappotto inflittole dalla Sharapova: l’affermazione iniziale sulla Martic aveva parlato di una giocatrice in crescita. E non va dimenticata Kurumi Nara, anche lei del ’91, numero 149: impegnata nelle qualificazioni, aveva travolto all’esordio (60 61) la statunitense Julia Cohen, numero 9 del tabellone preliminare, per poi uscire in tre set di fronte alla 19enne thailandese thailandese Luksika Kumkhum.
Insomma, il tennis nipponico sta confermando anche a Melbourne di attraversare una fase di decisa crescita. A testimonianza della capillarità del fenomeno sul territorio, va sottolineato che i giocatori emersi negli ultimi anni sono originari di posti diversi: Nishikori di Shimane, Ito di Mie, Soeda di Kanagawa, la Morita di Ota City, la Doi di Yokohama, la Nara di Osaka, oltre alla Date-Krumm, che è nata a Kyoto. Il livello medio tra i professionisti è ormai più che discreto, e le punte (Nishikori su tutti, of course) potrebbero riservare qualche graditissima sorpresa. Un giapponese fra i top ten, ottant’anni dopo Jiro Satoh (numero 3 nel lontanissimo 1933), sarebbe la ciliegina su una torta che appare ogni giorno più prelibata.