La parola del Direttore

Sinner, sei davvero il n.1: il capolavoro è servito

Non esistono le finali facili, non hanno domicilio nello sport di vertice, dove tutto corre veloce, tutto è battaglia. Non è facile vincere in tre set, contro un campione che ha un bisogno ormai quasi fisico di affermarsi, di ribaltare una carriera che molto gli ha dato, sempre escludendolo però dai trofei più alti e ambiti. Non è facile battere uno dai colpi fulminanti come il tedesco senza neanche offrigli una palla break, una sola, per sbaglio o per sfortuna.
    «Sei davvero il numero uno, Jannik», dice Sascha rivolgendosi a SInner, «e nemmeno di poco». «Continua a credere in te stesso», gli risponde Jannik, ed è quasi strano ascoltare un giovane campione che si rivolge così a un tennista ormai rodato e maturo come Zverev.
    È una vittoria che va oltre i numeri che porta con sé, oltre la vetta di una classifica che continua a mostrare un divario quasi mortificante per gli inseguitori. È una vittoria che si avvolge di un’aura molto vicina a quella che potrebbe venire solo dalla perfezione, se solo fosse di questo mondo, e la conoscessimo ancor più da vicino. È una vittoria, infine, contro i malpensanti a gettone, le malelingue, quelli che pensano di esistere solo parlando male degli altri. Contro i Kyrgios. Contro la stampa tedesca che si è sentita nel giusto ricordando alla vigilia della finale i due test in cui Sinner è stato trovato positivo, e per questo argomentare che era una finale ingiusta… Senza ricordare, però, che si trattava di una positività per un milionesimo di grammo, una positività che anche i gendarmi della Wada si sono rifiutati di considerare tale.
    Quando l’ultima palla del match ha frantumato le difese ormai sfibrate di Zverev, Sinner si è fatto trovare a braccia alzate, come un campione di ciclismo sotto il traguardo nel giorno del mondiale. Non c’è stata commozione, stavolta. Alla terza coppa dello Slam, le lacrime non sono più necessarie. È piaciuto, semmai, come Sinner abbia abbracciato l’avversario, stordito e frustrato. Zverev sì, ha avuto bisogno di piangere. Ha sfruttato male le sue tre finali, e chissà se la sorte gli concederà altre possibilità.
    Forse sì, ma da oggi Sinner può pensare ancora più in grande. È il re incontrastato del tennis sul cemento outdoor, ma fermatevi un attimo a riflettere su quale sia la distanza con gli altri del gruppo di testa. Dovesse azzeccare un grande Roland Garros, tenetevi pronti. Potrebbe arrivare davvero fino in fondo.

Daniele Azzolini

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