La seconda semifinale femminile dello US Open è stata una partita completamente a due volti, con Karolina Muchova protagonista di uno splendido assolo fino alla palla del doppio break di vantaggio nel secondo set. Purtroppo per la ceca, però, in quell’occasione Jessica Pegula ha fatto un mezzo miracolo difensivo che ha sorpreso lei per prima ritrovatasi impreparata a rete e a poco a poco ha perso il filo del suo gioco fino alla sconfitta per 1-6 6-4 6-2.
Sarà così la testa di serie numero 6, già finalista in questa trasferta nordamericana sia a Toronto (campionessa) e sia a Cincinnati, ad affrontare Aryna Sabalenka nella finale di sabato in quella che è anche la riedizione dell’ultimo atto del WTA 1000 in Ohio. Rispetto alla prima semifinale tra Aryna ed Emma Navarro, questa è stata particolare. Il boato continuo che accompagnava tanti dei punti giocati nel match precedente aveva lasciato il posto a un silenzio quasi surreale per i primi 45 minuti. La miglior versione di Muchova in tutto il torneo, probabilmente, stava dominando la scena con vincenti splendidi, discese a rete coraggiose e ben concluse, tocchi di mezzo volo sotto rete, accelerazioni fulminee e ricami. Martina Navratilova, in tribuna, a esultare abbastanza platealmente per cercare anche di dare voce alla connazionale in un momento dove nessuno applaudiva i suoi vincenti perché tutti cercavano un segno di reazione dalla beniamina di casa che però non arrivava.
Pegula era tutt’altra giocatrice rispetto a quella precisa e letale che aveva battuto Iga Swiatek 24 ore prima, e il primo set era un netto 6-1 con un divario che continuava ad aumentare grazie a un nuovo break immediato per la ceca che concretizzava rapidamente per il 2-0 e lì arrivava a una chance per il doppio break. Di nuovo, condotto lo scambio con grande qualità aveva scelto come ultimo colpo il dritto a uscire dal centro del campo, rimbalzato molto stretto lateralmente e con effetto a uscire. Sembrava un punto pressoché fatto con Pegula costretta a una lunga rincorsa, invece Jessica ci è arrivata e con un ottimo dritto in squash ha rigiocato la palla tesa e che ha beccato Muchova fuori posizione a rete. Non è riuscita a recuperare per colpire vincente malgrado il campo vuoto, e da lì sono cominciati una serie di occasioni in cui la ceca non è più riuscita a fare la differenza. Smash complicati indietreggiando, scambi che si allungavano e dove Pegula iniziava a colpire meglio la palla.
È arrivato il controbreak del 2-2 con un passaggio a vuoto per Karolina che diventava punto dopo punto sempre più significativo e sul 2-3 la vedeva perdere un nuovo turno di servizio durato oltre otto minuti. Ha avuto una chance di rientrare prima col controbreak improvviso poi col recupero da 0-30, ma nel momento più importante ha giocato quasi bloccata da fondo e ha perso nuovamente la battuta sul 4-5 che voleva dire terzo set e ulteriori problemi da affrontare, subito manifestatisi col break del 2-0 e allungo sul 3-0 per la statunitense, ormai con un registro completamente diverso. Non eravamo ancora ai livelli del quarto di finale, ma Pegula era ora una tennista con più efficacia e pulizia nella palla, che finalmente viaggiava e trovava profondità pur non rinunciando all’aggressività.
Karolina ha visto passare accanto a lei altri due treni, e non è mai riuscita a prenderli. Prima due chance del controbreak sull’1-3, poi sul 2-4. Si costruiva molto bene le chance, rientrando da 40-15 e 40-0, ma sul più bello le mancava il colpo decisivo. Sbagliava, si arrabbiava, e una prima racchetta è volata dalla frustrazione. Si è spenta così, e sul 5-2 la testa era già in doccia. Pegula ha realizzato una rimonta pesantissima pur con un livello inferiore alle precedenti uscite, ora cercherà la gloria di fronte al suo pubblico in un match molto delicato, anche perché è dietro 2-5 nei confronti diretti.
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