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Swiatek e il peso olimpico: Begu battuta a fatica in un Roland Garros 2.0

Per tantissime persone l’oro olimpico in singolare di Iga Swiatek a Parigi 2024, nel suo luogo preferito, senza le due più grandi avversarie dopo i forfait di Aryna Sabalenka ed Elena Rybakina, è affare ormai certo. Lo dice la stagione, tolta la solita parentesi difficile sull’erba, lo dice soprattutto il record impressionante della polacca sulla terra rossa e al Roland Garros, dove ha perso due partite in sei edizioni e ha vinto le ultime tre consecutive.

Il tabellone non le è però amico, e l’impatto con l’impianto è stato ben lontano da quanto ci si poteva aspettare. Il 6-2 7-5 del primo turno contro Irina Camelia Begu ha forse coperto un po’ quelle che son parse le sensazioni di una polacca che non ha convinto, anzi è stata anche a due punti dal perdere il secondo parziale con la rumena che è andata a servire sul 5-4 ed è stata 40-40 rientrando da 0-40. Swiatek si è tirata fuori dai guai perché nel complesso è più forte, e se riesce a controllare la tensione emerge la qualità del proprio gioco, ma soprattutto nel secondo parziale per lunghi tratti non riusciva ad avere le stesse sensazioni che normalmente il Philippe Chatrier le da.

C’era il tetto chiuso, dettaglio che non le fa mai troppo piacere in questo torneo. Ha giocato in queste condizioni, nel 2020, la sua miglior partita di sempre, contro Simona Halep, ma si vedeva anche quest anno contro Naomi Osaka come la palla faticasse molto di più a prendere il giusto spin. Le prime tre partite di Iga nell’ultimo Roland Garros sono state le più complicate, ed erano tutte “indoor”, con anche quel secondo turno contro la giapponese dove ha avuto da salvare un match point. Il fattore olimpico poi. almeno nell’approccio, ha avuto un peso specifico rilevante. Tanti tennisti possono dire “no” al torneo a cinque cerchi perché nei fatti il tennis ha un calendario strutturato in maniera molto fitta e un evento di questo genere può recare spesso dei problemi. Swiatek, invece, vuole quella medaglia al di là del proprio palmares perché vuole dedicarla al papà, ex olimpionico anche lui nel canottaggio. E tutti la vedono come assoluta favorita, ma anche i grandissimi di questo sport hanno trasformato questo desiderio in una sorta di chimera. L’esempio lampante è Novak Djokovic, che a 37 anni ancora è fermo al bronzo nel 2008 a Pechino per la casella olimpica. Lo stesso Djokovic cannibale, che ha frantumato record su record e che poteva anche tirare il freno alla propria carriera non fosse per questo chiodo fisso per sé e per il suo paese di un metallo (più) prestigioso.

Il torneo olimpico ha una dinamica che esce da tanti parametri. Parlando semplicemente della location, questo non è il Roland Garros che conosciamo come nel 2012 quello non era il Wimbledon che si presenta ai tennisti anno dopo anno. L’atmosfera olimpica sugli spalti è completamente diversa, e acquisterà maggiore carica giorno dopo giorno. Proprio a Londra, ogni sacralità di Church Road era stravolta, la tradizione ‘calpestata’ da un Wimbledon 2.0. Come ora può essere considerato, questo, un Roland Garros 2.0 e per una metodica e schematica come Swiatek può servire del tempo per adattarsi. Proprio nel 2012, Roger Federer ha dato l’anima con quella semifinale durata oltre quattro ore contro Juan Martin del Potro. Ed era il “suo” Wimbledon. Per questo, anche, Swiatek avrà bisogno di molto di più anche a livello personale per gestire situazioni delicate. Oggi la palla non correva, lei a lungo andare sembrava pure meno certa negli spostamenti, fattore che normalmente le da grande vantaggio sulle avversarie. E il livello salirà. Con tante mine vaganti dal profilo che combacia con quello di giocatrici che possono metterla in affanno. Tantissimi si aspettano l’oro, lei per prima vuole lasciare il segno, ma la strada è lunga.

Diego Barbiani

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