La parola del Direttore

Il tennis sta superando il calcio in Italia?

Quante pagine fa Sinner? Diciotto. Ma si parla in milioni. Sotto il milione non c’è da prenderle in considerazione, c’è il nulla, il baratro, ci sono solo i “nuovi poveri”, sezione internettiana, le masse che non tengono il passo della sfolgorante (anche senza la esse, folgorante tout court) stagione tecnologica. I moderni “poveracci” direbbe The Son (fu il Sun a cambiare la testata, quando nacque il piccolo George), il real figlio di Kate e William, con i modi tranchant che furono del bisnonno Filippo. E quanto contano i nuovi poveracci? Domanda interessante, tra le molte che danzano tra i miei neuroni, perché a crederci fino in fondo dovremmo cambiare la mappa di ciò che ci è sempre apparso indispensabile. Era il calcio, un tempo. Ora il calcio è in fondo, sotto la linea dell’indigenza tecnologica. È così? Pronto alla smentita che prima o poi arriverà, prendo atto che nella readership (la chiamano così) degli ultimi 90 giorni, secondo i dati raccolti dalla piattaforma Taboola sulle visualizzazioni delle pagine di tutti gli editori italiani di network, il nostro tennista è a quota 18 milioni, per l’appunto, “appena” una quindicina davanti a Charles Leclerc, secondo (3,2 milioni) a Luciano Spalletti (3), Carlos Alcaraz (2,7), Pogacar (1,3), Tamberi, Berrettini e Donnarumma (1,1) e Jacobs (1). La classifica del calcio, che fin qui ha preso in considerazione Spalletti per lo scombiccherato Europeo degli azzurri, e Donnarumma, per aver provato a salvarlo, prosegue con Ronaldo (842 mila pagine), Calafiori (757 mila), Barella (526) e Mbappè, solo 487 mila, insieme il più ricco fra i calciatori e il più povero nel suscitare interesse.

Come comportarsi? Dovremmo chiederci se uno come JS abbia un’influenza sul PIL nazionale? Se non sia meglio trattare dell’incredibile dietrofront elettorale in Francia con un’intervista all’ultima speranza nera del tennis francese, che si chiama Giovanni come un italiano, Mpetschi con un arabo e Perricard come (forse) un francese, ed è un grizzly-tennista, peraltro già ridotto ieri a un mite panda dal nostro Musetti? Insomma, il tennis (e Sinner) sopra ogni cosa?

Forse, niente di tutto questo. Le classifiche son fatte per discutere, e nessuno ci dirà mai se le pagine siano state davvero comprese, lette fino in fondo oppure così per fare, filtrate attraverso la lettura dei titoli, o magari cliccate per sbaglio. Dunque aspettiamo, anche a porci domande su come stia cambiando la nostra natura, e se la sacra trimurti dell’interesse giornalistico (le famose tre esse) sia ancora in voga, o vada necessariamente ampliata da una quarta esse. Sesso, sangue, soldi… e Sinner!

Però Sinner vince, e i quindici milioni di pagine che lo separano dal secondo, lasciano intuire che per lui – clic più, clic meno – le attenzioni sfiorino ormai il plebiscito. E ogni giorno si aggiunge qualcosa a lubrificare il motore della macchina che produce consenso. Vince su Internet e non lo frequenta, vince sui social considerandoli fastidiosi e menzogneri, e vince in campo, e anche se non appare brillante come in altri momenti (gli Open d’Australia) l’approdo ai quarti che lo attendono oggi, contro Daniil Medvedev, è avvenuto mostrandosi quanto mai solido sulla superficie più sconnessa e difficile, dilagante quando ha voluto dilagare, e con le idee chiare su come interpretare il suo ruolo da numero uno alle prese con il primo Slam sotto le proprie insegne. Al gossip, doloroso in questo caso, ci ha pensato Anna Kalinskaya, «la ragazza con cui sto insieme» come dice Sinner, mentre tutto il mondo l’ha già promossa a “fiancée” ufficiale con qualche diritto su un futuro matrimonio. Da giorni la stampa russa scrive che quando in tribuna c’è Anna, Sinner non perde mai, e il giorno dopo, che quando in tribuna c’è Jannik, Kalinskaya diventa imbattibile. Ma la poverina ieri è uscita dal campo in lacrime, costretta al ritiro (contro Ribakina, la kazaka) per un’infiammazione al tendine dell’avambraccio. A Sinner il compito di darle conforto, a lei quello di avviare le cure qui a Londra in modo da poter seguire da vicino “il ragazzo con cui sta insieme”. Vedremo quante pagine produrrà questo ritaglio di gossip in diretta. I primi titoli visti su Internet mi hanno già fatto venire il mal di testa. “Anna in lacrime, Sinner con il cuore a pezzi”. “Anna infortunata si ferma, anche Jannik pensa al ritiro?”… E la miseria! Ma anche le esagerazioni più grottesche fanno pagine? Di sicuro è così.

Lo stesso Daniil Medvedev avrebbe potuto dire la sua su alcuni aspetti del successo di Sinner. In fondo – ma questo i media russi hanno dimenticato di annotarlo – da cinque confronti a questa parte, quando c’è lui in campo, l’italiano vince sempre. Due volte quest’anno, nella finale di Melbourne, con tre set recuperati dal nostro, poi in semifinale a Miami, dove Jannik mostrò una superiorità imbarazzante. Quello di oggi è il dodicesimo confronto, Medvedev è ancora avanti (6-5), ma gli ultimi cinque confronti li ha persi. Sinner dice che questo è un match a parte (il primo sull’erba) e per affrontarlo al meglio dovrà dimenticare le vittorie che l’hanno preceduto. Come si faccia non lo so. Non credo sia facile. Di buono c’è che con questi Championships (dopo la vittoria ad Halle) Sinner sia ancora cresciuto sull’erba, mentre Medvedev ci prova da tempo ma non sempre riesce a giocare con la tranquillità che mostra sul cemento.

Libero da conteggi di pagine e confronti letali (Zverev, il più accreditato per sfidarlo in semifinale, è uscito contro Fritz), Djokovic sogna una nuova finale. Ha battuto Rune, che si pensava potesse dargli fastidio, ma il danese in questi anni non ha granché migliorato il proprio tennis. Un break a set, e Nole è nei quarti contro De Minaur. Poi Fritz o Musetti… Ma dalla sua parte del tabellone il favorito ormai è lui.

Daniele Azzolini

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