Scegliete voi la versione che preferite, se quella in cui i ragazzi italiani provano a buttare il cuore oltre l’ostacolo, lottano e sbuffano con coraggio, esaltano il pubblico sugli spalti e guardoni tra web e tv, oppure quella in cui alla fine si resta con l’amaro in bocca per le tante occasioni sprecate. La giornata era iniziata subito con sentimenti contrastanti, perché mentre Arnaldi vinceva con autorità il suo match contro Muller, Sonego resisteva un solo set contro Zhang. Il piemontese dopo l’ennesima interruzione per pioggia non riusciva più a trovare il suo ritmo e cedeva quasi di schianto. Più o meno contemporaneamente Darderi arrivava al tiebreak contro Griekspoor, sciupando la possibilità di vincere il set nel decimo game col servizio a disposizione, per poi perdere i due set successivi fallendo delle piccole occasioni che forse non avrebbero cambiato direzione al match. Due avversari non irresistibili per gli italiani, ma un set solo racimolato. C’era di che preoccuparsi, ma il peggio doveva arrivare.
Zeppieri buttava alle ortiche un vantaggio di due set a zero contro Kokkinakis e soprattutto la possibilità di evitare il quinto andando a servire sul 5-3. Turno di battuta perso a 15 e da quel punto in poi non sarebbero stati in tanti a scommettere sul romano. L’australiano aveva recuperato l’ultima partita da due set sotto proprio a Parigi, ma nove anni fa e contro quel mezzo matto di Tomic, non riuscendoci più da allora. Stavolta però ha brekkato al quarto game, grazie ad un drittaccio tirato in corridoio e poi ha controllato il match, anche se Zeppieri ha avuto l’opportunità di tornare in partita nel settimo game. Così per il secondo slam di fila Zeppieri lascia lo slam non riuscendo a concretizzare due set di vantaggio, com’era capitato a Melbourne contro Norrie.
Prima c’era stata sì la vittoria di Musetti, contro un Monfils sempre divertente ma sempre più evanescente, ma soprattutto la terribile, sempre di sport si parla eh?, vicenda di Coblli. Flavio andava rapidamente sotto due set a zero contro Rune, ma restava testa e cuore sul campo, vinceva il terzo approfittando del rilassamento del danese e nel quarto succedeva quello che fa amare – o odiare – questo sport. Rune brekkava nel quinto game, e invece di veleggiare verso una tranquilla vittoria subiva un arrembante ritorno di Cobolli, che metteva in fila addirittura quattro game di fila e portava la partita al quinto. Ovviamente a questo punto era la classica corrida, con Rune che sembrava sempre sul punto di finire calpestato ma che in qualche modo restava in piedi. Tra mille pericoli e tante palle break sciupate da Cobolli – tre di fila che l’avrebbero portato a servire per il match nel nono game – i due arrivavano al supertiebreak, con Cobolli che giocava cinque punti divini, portandosi 5-0 e due servizi a disposizione. Partita chiusa? Quando mai, Rune tirava fuori una risposta della disperazione e riusciva ad avvicinarsi sul 2-5, subito ricacciato indietro da un punto clamoroso di Cobolli e da due smash tirati in modo troppo morbido. Però il vento era cambiato e stavolta era Rune a trovare cinque punti di fila, fino ad arrivare al 7-6. Flavio trovava solo la forza di andare 7 pari ma un’altra serie di tre punti – inaugurata dal vero protagonista negativo della serata: il rovescio lungolinea in rete di Cobolli – chiudeva il match.
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