Alcaraz battuto da un Jarry qualunque, Uun 7-6 (2) 6-3 in un’ora e 58 minuti abbastanza perentorio a favore del cileno, ottimo giocatore che si è meritato la finale del torneo argentino, ma non certo a livello dello spagnolo, o almeno di quello che conoscevamo.
Diciamoci la verità: sono mesi che il fenomenale ex numero uno del mondo va a strappi, sorretto quasi esclusivamente dal suo smisurato tanto, ma è evidente ormai che c’è qualcosa che non va. Dalla sua vittoria a Wimbledon, non si è quasi più rivisto quel giocatore.
Da sette tornei non raggiunge la finale (da Cincinnati, sei mesi fa), ben nove senza vittoria, e non c’è riuscito nemmeno in un 250, per di più sulla terra battuta, cioè quella che dovrebbe essere la sua superficie preferita.
Magari andremo un pochino avanti con i tempi e con la fantasia, ma l’azzurro, freschissimo numero tre del mondo, può già fantasticare anche un sorpasso allo spagnolo al numero due non troppo lontano nel tempo, viste le premesse e lo stato di forma di entrambi. Assolutamente impensabile, fino ad un anno fa.
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