La parola del Direttore

Chiamiamolo Sinner il riflessivo

Tranquilli, non è diventato imbattibile, non ancora, e forse non lo diventerà mai, perché nel tennis l’imbattibilità non esiste, e perché ai tipi come lui, l’ex Peccatore oggi diventato “il Riflessivo” (in tedesco il suo cognome viene da Sinnen, che significa appunto riflettere), non credo interessi granché. Anzi, gli toglierebbe la gran parte del divertimento, che consiste – ormai lo sanno tutti – nel progredire con costanza e partecipazione, nel ripulirsi durante le rinvigorenti sedute in palestra cui si sottopone di quei particolari che lo rallentano e disperdono il fluire dei gesti, cosa cui Jannik tiene più di ogni altra. E allora, “Adelante Sinner, cum juicio”, se mi permettete una citazione del Manzoni che ci sta sempre bene. Avanti così con le tue convinzioni, con il lavoro che svolgi per migliorare ciò che agli occhi altrui potrebbe già oggi apparire non oltre modo perfettibile. Perché in fondo, l’imbattibilità che forse tu non cerchi si riverbera come tale negli stati d’animo dei tuoi avversari, ed è proprio a loro che, in tutta probabilità, cominci ad apparire come un Moloch indistruttibile.

Forse anche Demon, al secolo Alex De Minaur, la pensa così, dopo un match nel quale ha messo tutto se stesso, sciorinando le molte novità inserite nel gioco da Gutierrez il coach, e Hewitt il capitano di Davis e capo di tutti gli australiani sul circuito. Le hanno volute proprio per colpa di Sinner, che nella finale di Malaga aveva dominato il giovane aussie nato da padre ecuadoregno e mamma spagnola per la sesta volta consecutiva. Da quel confronto nella finale di Coppa, Alex ne uscì in briciole, ma loro sono corsi ai ripari, con l’avvedutezza che contraddistingue chi di tennis se ne intende. Gli hanno chiesto di essere più come Sinner, in quanto ad aggressività, e di far correre di più la palla, se non attraverso la potenza dei colpi – che il venticinquenne non possiede in larga misura – sfruttando la velocità delle gambe. Ed ecco che De Minaur si è trasformato in questo avvio di stagione in una sorta di grillo, che zompa sulla palla per colpirla dall’alto verso il basso, ma sempre piatta, senza rotazioni. Una palla destinata a viaggiare veloce senza mai alzare la traiettoria. Sinner ci ha fatto i conti per due set lunghi e combattuti, e ne è venuto a capo solo grazie alla strenua volontà di non darsi mai per battuto. “Chi zompa allegramente bene campa” era la strofa recitata dal Marchese del Grillo che ben si attaglia al nuovo tennis di Demon (mai io dico… non picchi come un ossesso, non fai dispetti perché non è nel tuo carattere, non hai zoccoli e corna da caprone, ma chi te lo fa fare di farti chiamare demonio?), ma zompare allegramente per due ore di seguito sotto una tormenta di mazzate, via, non è facile per nessuno, né tra gli umani né tra i satanassi.

Così, festeggiamo il secondo titolo conquistato da Sinner in questa stagione, su due tornei disputati. E siamo a dodici vittorie (uno Slam, un Masters 1000, quattro titoli Atp500 tra cui Rotterdam, appunto, e sei Atp250) e a quindici vittorie consecutive (tre in Davis, sette a Melbourne, cinque in Olanda). Siamo anche al numero tre, e uso la prima persona plurale, perché ho l’impressione che Sinner si sia caricato sul podio tutti gli appassionati (e sono tanti, sempre di più) che lo seguono passo passo. Tre è il numero perfetto, dunque richiede che le cose siano fatte per bene. E meglio di questo avvio di stagione, Sinner davvero non avrebbe potuto… Adriano Panatta, che ne parla da innamorato vero (del tennis, di cui Sinner è portatore…) ora sembra lontano. Terzo Jannik, lui quarto. Dodici vittorie Jannik, lui dieci. E Semola ha ventidue anni, ed è difficile non pensare che il futuro sia suo. Djokovic lo rivedremo a Indian Wells, e aggiungerà punti alla propria classifica, ma è il primo a temere Sinner dati i trascorsi… Medvedev chissà se sarà pronto. Intanto salterà anche Doha e perderà altri punti. Alcaraz è stato battuto anche da Jarry in semifinale a Buenos Aires. E Rune non è andato oltre il secondo turno a Rotterdam, e nel frattempo ha salutato Luthi, ex coach di Federer, e non è sembrato disperato nemmeno per l’addio di Becker, che è stato con lui non più di un mese e mezzo.

Ben venga De Minaur, intenzionato a far match alla pari con il nostro. Una spina nel fianco per tutto il match. La ribellione di uno che, visti i precedenti, passava come uno dei portafortuna di Sinner. Invece si è battuto con indubbio coraggio, ha recuperato un break nel primo set (ottenuto da Jannik sul due pari) restando attaccato al servizio di Sinner e colpendo all’impazzata. L’ha subito restituito, e vabbè, ma ha reso la domenica di Jannik ben più complicata, quasi insolita. Sinner non ha giocato al meglio sul servizio, ma come sempre ha trovato i colpi che gli servivano strada facendo. Ha concesso molto, eppure ha chiuso in due set. Anche nel secondo ha avuto bisogno di due break per alzare la Coppa, perché il primo (ancora sul due pari) è stato subito annullato dall’australiano, appena nel game successivo. Insomma, c’è stata battaglia, e Sinner ha molto apprezzato i nuovi stimoli messi in mostra da De Minaur, che da domani sarà numero 9 in classifica.

Ma Sinner è di un’altra specie… «Il più grande colpitore al mondo che abbia visto negli ultimi venti anni», gli manda a dire Panatta. «Un fuoriclasse, sia nella tecnica sia nella testa». Ieri il nostro ragazzo dai capelli rossi lo ha semplicemente ribadito.

Daniele Azzolini

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