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Il pagellone degli AO: Sinner 10 e lode, delusione Alcaraz e Djokovic

Sinner 10 e lode

Primo titolo Slam in carriera. Primo italiano a vincere uno Slam quasi 48 anni dopo Adriano Panatta. Primo italiano a battere un numero 1 del mondo in una prova dello Slam. Vince il titolo battendo negli ultimi tre turni i numeri 5, 1 e 3 del ranking. Il tutto, a soli 22 anni.

S’era capito dalla fine del 2023 che la musica stava cambiando, in Australia ne abbiamo avuto la conferma: la musica è cambiata. Tralasciando i primi quattro turni, nei quarti si sbarazza di Rublev in soli 3 set, annullando tutte le 8 palle break concesse. Nel tiebreak del secondo rimonta da 1-5 e ciao Rublev. In semifinale ci arriva intonso, senza aver perso neanche un set. Ma c’è Djokovic, il più forte di tutti, il più forte di sempre. Ma primi due set volano incedibilmente via senza quasi rendersene conto: 6-1, 6-2. Sarebbe potuta anche finire in 3 set, ma sul matchpoint nel tiebreak il braccio per la prima volta trema e si va al quarto. Aiuto, finirà con la solita rimonta di Nole. E invece no. Jannik ricomincia a martellare come niente fosse e sbatte fuori il Re di Melbourne, colui che qui aveva vinto 10 semifinali su 10 (e poi 10 finali su 10) senza concedergli neanche mezza palla break: mostruoso!
In finale si presenta quindi da favorito e forse questo lo danneggia nei primi due set. Ma ancora di più lo danneggia la prestazione monstre di Medvedev che gioca aggressivo come non mai e si porta rapidamente avanti 6-3, 5-1 e servizio. Qui arriva la svolta. Sinner non si rassegna e reagisce. Risale fino al 3-5 e ha anche una palla per breakkare ancora Medvedv. Alla fine il set lo perde, ma proprio in quel momento la partita cambia. Jannik inizia a crederci, diventa più solido e non molla più un punto. Medvedev cala un filino ed è il segnale che Sinner aspettava per scatenare l’inferno.
Jannik accelera e Daniil non lo vede più. Il dritto finale, molto simile a quello che ha messo fine al regno di Djokovic, è la giusta firma in calce al suo torneo.
Ora si può finalmente dire: a soli 22 anni è già il più forte tennista italiano di sempre.

Medvedev: 8 ½

Probabilmente la partita non l’ha persa in finale, ma nei turni precedenti. Avesse sempre giocato aggressivo come nei primi due set contro Sinner, non si sarebbe presentato a giocarsi la finale avendo alle spalle già 20 ore e passa di tennis trascorse sul campo.
Cinque set con Ruusuvuori, cinque con Hurkacz, cinque con Zverev… troppi! Anche perché in finale ha dimostrato di poter giocare più aggressivo. Invece è andata così. Bene per noi, malissimo per lui che perde la sua seconda finale in Australia sprecando un vantaggio di due set a zero (la prima con Nadal).
Torneo ovviamente super positivo per lui, ma vale al contrario quanto già detto per Sinner: il match è iniziato a cambiare alla fine del secondo set, quando non è riuscito a chiuderlo 6-1 come avrebbe potuto e dovuto, restituendo così fiducia all’azzurro. Spasibo Daniil!

Djokovic: 6

Siccome di lui ci fidiamo, riportiamo le sue parole dopo la semifinale persa con Sinner, che condividiamo al 100%: “Per chiunque altro la semifinale è un ottimo risultato. Non per me, perché mi aspetto sempre il massimo da me stesso”. Come dargli torto? Ha giocato malino in tutto in torneo, ma come spesso gli capita si è trovato di fronte avversari che si sapevano sconfitti prima ancora di cominciare. Sinner non è stato dello stesso avviso e al Nole più brutto di sempre ha rifilato un 6-1, 6-2 impensabile in una semifinale Slam. Ha reagito nel terzo da quel fuoriclasse che è, ma non era aria. La dittatura australiana era destinata ad interrompersi e grazie a cielo c’ha pensato il nostro Campione!
Attenzione però a darlo per morto. Qualcuno c’aveva imprudentemente provato già dopo la finale di Wimbledon persa con Alcaraz: respinto con perdite…

Zverev: 7 ½

Giocasse sempre come fino al 6-1, 6-3, 5-2 in semifinale con Alcaraz a quest’ora avrebbe già 7-8 Slam in bacheca! Il suo problema è sempre lo stesso: la tremarella. Anche quando domina e sembra inavvicinabile al servizio grazie a percentuali di prime bulgare dell’85%, al momento di concludere inizia a pensarci troppo e compromette tutto. Nei quarti con Alcaraz gli è andata bene, anche grazie alla dabbenaggine dello spagnolo, ma in semifinale con quella volpe di Medvedev ha finito per lasciarci le penne. Peccato, perché come livello di tennis era tornato al suo top assoluto. Addirittura ingiocabile per quasi tre set con Alcaraz e per due set con Medvedev. Come il russo però, ha la tendenza a perdersi un po’ toppo in chiacchiere nei primi turni, quando dovrebbe chiudere più alla svelta contro avversari che non sarebbero neanche degni di portargli il borsone con le racchette. Curiosità finale: ha un bilancio di 55-2 nei match in cui si è trovato avanti due set a zero. Quali sono le uniche due sconfitte? Elementare Watson: la finale Us Open con Thiem e la semifinale Australian Open con Medvede. Nelle due occasioni più importanti insomma: come volevasi dimostrare…

Alcaraz: 5

Aveva giocato un signor torneo fino ai quarti. Magari gli avversari non erano proprio dei fulmini di guerra, ma quelli si era trovato davanti e quelli aveva facilmente battuto. Poi nei quarti, di fronte a Zverev, il patatrac. Entra in campo pensando chissà perché di poter vincere agevolmente, ma scopre ben presto che l’avversario è di tutt’altro avviso. Zverev lo seppellisce di aces e rovesci vincenti e lui va completamente in tilt. Aveva un piano A, saltato quello si è trovato completamente spiazzato, senza alcuna tattica alternativa da opporre al suo indemoniato avversario. Il quale, noto cuor di leone, se l’è fatta sotto al momento di chiudere fornendogli il più comodo degli assist per rientrare in partita. Lui lo ha inizialmente raccolto nel terzo set, poi nel quarto è tornato a sentirsi troppo certo della vittoria ed è stato giustamente punito.
Dopo il trionfo di Wimbledon non ha più vinto un torneo. Non dello Slam: proprio un torneo, uno qualunque. Qualche riflessione col suo team dovrà farla. Il talento è condizione necessaria, ma non sufficiente a questi livelli. A volte occorre anche usare il cervello.

Rublev: 6 ½

Ci sarà un motivo se è arrivato 10 volte nei quarti di finale in un torneo dello Slam, ma non è mai riuscito a giocare nemmeno una semifinale. Gli manca sempre un soldo per fare una lira. Ha giocato esattamente il torneo che ci si aspettava da lui, un torneo più che sufficiente, senza però mai dare l’impressione di poter dar vita a una sorpresa clamorosa.
Nei quarti contro Sinner gioca una buonissima partita, ma si procura 8 palle break e le spreca tutte. Al tiebreak del secondo set si issa fino al 5-1, ma si fa rifilare sei punti di fila e addio. Insomma, il solito Rublev senza infamia e senza lode. Forse un numero 5 un po’ farlocco se proprio vogliamo dirla tutta, il massimo a cui potrà aspirare.

Hurkacz: 7

Gran bel torneo di Hubi, che è solidissimo fino ai quarti e poi perde al quinto da Medvedev giocando comunque una gran partita. Per lo spettacolo cercare altrove, lui non scende in campo per far divertire noi (citofonare Alcaraz in caso). Il suo scopo è unicamente quello di martoriare pallina e avversari fino a esaurimento forze. Difficilmente perde contro avversari più deboli e quella è già una gran virtù.

De Minaur: 6-

Ha fatto il compitino. Rullo compressore contro avversari facili o abbordabili, appena l’asticella si è alzata (Rublev, non McEnroe!) è andato fuori come da tradizione. Ormai lo conosciamo, giocatore ammirabile per tenacia e abnegazione, ma non aspettiamoci squilli di tromba da lui nei grandi tornei: sarebbe una speranza vana.

Rune: 4

La grande delusione del torneo. S’era presentato in pompa magna in Australia, galvanizzato anche dalla sua recente collaborazione con Becker, ma forse si crede già troppo forte. Se la sente calda, come si dice a Roma. Qualcuno dovrebbe spiegargli che non è Djokovic. Che gli avversari contro di lui non entrano ancora in campo già sconfitti. Anzi, guarda un po’, se la giocano. E se possono vincono pure. Questo è successo col giovane francese Cazaux (velocità di braccio spaventosa: voto 7) al secondo turno e sarebbe saggio da parte suo trarne la giusta lezione. Come ad esempio accaduto lo scorso anno a Sinner in quel di Parigi. Boris potrebbe essere il coach adatto per far ciò, ma lui deve tornare umile e applicarsi di più in campo. Le partite (ancora) non gliele regala nessuno.

Fritz: 7

Gran torneo, poco da dire. Era un pezzo che non lo si rivedeva a questi livelli, ma qui in Australia s’è rivisto un gran bel Fritz. Ha prima sbattuto fuori quel che rimane di Tsitsipas agli ottavi, poi pur perdendo ha giocato un signor quarto di finale contro il marziano Djokovic, riuscendo persino nell’incredibile impresa di annullargli le prime 15 palle break, rischiando di far esplodere il fegato per la rabbia al campionissimo serbo.
Prossimo passo per crescere ancora? Migliorare la condizione fisica. Dopo due set, in situazione di parità assoluta, lui era con la lingua di fuori, Djokovic (di 10 anni più anziano) era fresco come una rosa. Se vuole avere chances a livello di Slam dovrà necessariamente correggere questo difetto, altrimenti sarà destinato a una carriera… alla Rublev.

Tsitsipas: 4 ½

A differenza di Rune, lui almeno agli ottavi di finale c’è arrivato e per questo si becca mezzo voto in più. Ma per il resto un disastro. La controfigura del giocatore che conoscevamo e che aveva fatto finale qui solo un anno fa. Si faccia una chiacchierata con Sinner e si faccia spiegare come a volte è necessario prendere decisioni difficili. Anche a costo di dover tagliare il cordone ombelicale. Potenzialità e tempo per tornare al top ci sono ancora. Ma serve il coraggio. Lui ce l’ha o dobbiamo pensare sia il Don Abbondio del circuito?

Cobolli: 6 ½

Parte dalle qualificazioni, le supera agevolmente senza perdere un set ed entra in tabellone principale, dove batte addirittura 7-5 al quinto un signor giocatore come Jarry.
Al terzo perde nettamente da De Minaur, ma il suo torneo lo aveva già abbondantemente vinto. Bravo!

Musetti: 5

Molto male. Da Van Assche al limite si può anche perdere (ma neanche tanto eh), ma di certo non in quel modo, perdendo 6-3, 6-0 gli ultimi due set. Speriamo sia rimasto incollato alla televisione durante la finale di Sinner, chissà che non possa ispirarlo per il futuro…

Enzo Cherici

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