Solo chi non ha una minima comprensione e conoscenza del tennis poteva pensare che quella contro Alexander Zverev fosse una partita facile per Jannik Sinner. Il tedesco, lo diciamo per chi seguisse il tennis da un paio d’anni a questa parte (e ce ne sono tanti: poteri della moda), è uno che a 20 anni (lui sì) prendeva a pallate nei Masters 1000 occasionalmente i vari Federer, Nadal e Djokovic, dunque non un perfetto scemo.
Poi tra carattere incline all’autodistruzione, diabete, accuse di violenza, inconsistenza tattica e scelte sbagliate, Sasha si è un pò buttato via e non ha mai raggiunto pienamente il suo potenziale, ma è uno che ha comunque vinto due Finals e svariati 1000. Non uno slam, certo, e quella finale degli Us Open 2020, persa da 2 set a 0 contro Thiem, probabilmente non la dimenticherà mai.
Prima dell’infortunio di Parigi 2022, quando si è polverizzato la caviglia contro Rafael Nadal in semifinale, Zverev sembrava definitivamente in rampa di lancio, e forse quella partita contro lo spagnolo alla fine la poteva pure vincere.
Zverev al netto di tutto è comunque uno che ha dimostrato di avere un talento eccezionale, con tutti i limiti del caso. La stessa cosa si può dire di Sinner?
Jannik da tre anni ormai viene descritto da tutti come un fenomeno, un potenziale n.1 e vincitore di slam. Esattamente come Sasha nel 2016-2017. Abbiamo visto cosa è successo al tedesco, fermo ancora a 0 slam. Come dire: tutto molto bello, ma non è detto che si arrivi davvero in cima.
Differenze: Zverev, come detto, a 20 anni e giù di lì aveva dimostrato di avere un livello con dei picchi tali da poter battere i Big Three (a volte anche duramente), Sinner contro Nadal e Djokovic (più vecchi, tra l’altro), non l’ha mai vista di striscio. Zverev a 20 anni vinceva i Masters 1000 (il primo battendo Nole, a Roma, 6-4 6-3), Jannik ha dovuto attendere i 22 anni per conquistare un 1000, a Toronto, succedendo nell’albo d’oro a Pablo Carreno Busta e avendo la meglio nell’ordine su Berrettini, Monfils, Tommy Paul e De Minaur, nessun di loro top 10 (se non ex, come Matteo e Gael) e nessuno di loro mai vincitore di 1000 o slam.
Tutto questo per dire che 1) Al netto di tutto, la vittoria di Zverev non dovrebbe sorprendere: Sinner era favorito solo perchè l’altro lo scorso anno, di questi tempi, era in stampelle 2) In generale, Zverev è un tennista più forte di Sinner (non più completo magari ma con una potenza e pesantezza nei colpi e nel servizio che Jannik non ha) 3) Non è sempre detto che un percorso sia lineare e che quello che ti predicono a 18-19 anni si realizzerà di sicuro, e Zverev è un lampante esempio
Sinner, ad oggi, a 22 anni già compiuti, ha uno score di 13-40 contro i top 10 e di 4-23 contro i top 5. Tre anni fa, ci si attendeva di meglio.
L’altoatesino è uno che ha raggiunto semifinali slam (a Wimbledon) e quarti di finale in tutti i majors, ma a parte una vittoria contro Alcaraz a Londra lo scorso anno e un’altra proprio contro Zverev a Parigi nel Roland Garros autunnale del 2020 (col tedesco ancora sconvolto dalla finale persa a Ny poche settimana prima), non ha mai battuto un top 10 per arrivarci. Quest’anno, negli slam, l’avversario col miglior ranking battuto negli slam è Lorenzo Sonego, numero 39 del mondo.
Jannik è certamente un fenomeno assoluto per quanto riguarda i canoni italiani (diventerà senza dubbio il più grande della storia azzurra, almeno per quanto riguarda i numeri), è un ottimo giocatore per il resto del mondo, ma non un fenomeno.
La domanda è: ma può migliorare? Può davvero passare ad un livello successivo o è questo il massimo livello al quale può aspirare Sinner? Di quanto può migliorare il suo gioco? Certamente ci sono dei particolari e delle cose nel quale può lavorare, ma non è detto (nessuno lo sa) se potrà salire molto più di così. Ha 22 anni, è giovane ma non così giovane nel tennis (vedi Alcaraz), anche se tempo ne ha, ancora. Quanto? Non si sa, nessuno può saperlo. In fondo, come diceva Billy Bean nell’Arte di Vincere: “Inutile dire quando lo so lo so, perchè non lo sai”.
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