Settimana speciale per Iga Swiatek, che si è presa il quindicesimo titolo WTA della carriera nel suo giardino di casa: sui campi da tennis della polisportiva Legia Varsavia, lì dove diverse volte fino a non molto tempo fa andava ad allenarsi. Col 6-0 6-1 rifilato in finale a Laura Siegemund, la numero 1 del mondo è divenuta la prima polacca a trionfare in un torneo del circuito maggiore in Polonia e ha portato a 4 il numero degli allori in stagione.
Non è stata una settimana pulita, malgrado poi il punteggio travolgente dell’ultima partita, ma più che altro perché la collocazione temporale del torneo ha fatto sì che lei partecipasse nel mezzo della preparazione alla parte di stagione sul cemento americano. È passato poco dal quarto di finale a Wimbledon perso contro Elina Svitolina e gli allenamenti veri si contavano sulle dita di una mano, allo stesso modo però era la principale star dell’evento che logicamente ha nel suo target principale le giocatrici di casa e, con un po’ di sorpresa, sia Magda Linette sia Magdalena Frech hanno preferito non iscriversi neanche. Così la numero 1 del mondo, che già avrebbe agito come catalizzatrice per il pubblico, è diventata l’unica carta per i padroni di casa.
Si è visto da subito che non era una gran Swiatek. Il livello seguiva l’andamento del suo servizio: altalenante. Ha faticato soprattutto in due partite: nell’esordio e nella semifinale. In entrambi i casi aveva contro una giocatrice prototipo della giocatrice aggressiva ma con relative carenze al servizio: Nigina Abduraimova e Yanina Wickmayer. Colpi potenti e fastidiosi quando entrambe avevano i piedi ben saldi nel terreno, spesso a cercare il dritto della polacca e prendere tempo fin dalla risposta. In entrambe le partite, una vinta 6-4 6-3 e l’altra 6-1 7-6(6) Iga non aveva grande controllo, come anche accaduto nel primo set del secondo turno contro Claire Liu (vinto 6-2 6-2) dove comunque doveva sudare nei propri game al servizio. Paradossalmente, nel percorso alla semifinale la partita più agevole è stata l’unica contro una testa di serie: Linda Noskova, nei quarti di finale, sconfitta 6-1 6-4 giocando lì a un livello piuttosto buono.
La semifinale, in particolare, è stata una sfida abbastanza delicata. Si è complicata la vita, colpita un po’ dai nervi quando tutto sembrava concluso: guidava 6-1 5-2 e servizio, ha perso male un primo break e nel game successivo non ha chiuso in risposta malgrado il 15-40 e una terza chance. Calata la spinta e Wickmayer, che rientrerà in top-100 lunedì dopo sette anni, ha giocato piuttosto bene prendendo il tempo in risposta e arrivando al 5-5, lì dove l’arbitro ha decretato la sospensione per oscurità. Il maltempo di venerdì aveva rovinato i piani: sabato le giocatrici si erano dovute sorbire un doppio turno e Laura Siegemund, che aveva sconfitto un’ottima Lucrezia Stefanini in una battaglia di oltre tre ore (7-6 5-7 6-3) si è prolungata in un’altra battaglia di quasi tre ore nella semifinale vinta contro Tatjana Maria 5-7 6-4 6-3, portando la sfida tra Swiatek e Wickmayer molto vicina alla sospensione.
Probabilmente la pausa ha aiutato un po’ Iga, perché in quel momento era dura evitare un terzo set, ma oggi non aveva brillato granché. Il dritto non era letale, e sul 5-6 è stata in più occasioni a due punti dal perdere il set, trovando enorme aiuto dalla prima palla di servizio. Due ace al centro (i primi della sua partita) e poi qualche ottimo colpo al corpo per arrivare al tie-break. La tensione nel braccio continuava, però, e sul 2-0 perdeva il minibreak con un doppio fallo dove ha colpito la palla col telaio ed è finita quasi nel corridoio opposto al quadrato del servizio. Un doppio fallo della belga le dava il 3-1 ed era fortunata col rovescio profondo a pizzicare mezza riga. Malgrado il 5-1, però, c’era ancora da lavorare perché Yanina ha di nuovo preso il comando del punto e si è rifatta sotto fino al 4-5 con due servizi che hanno beccato due dritti scentrati dell’avversaria. Iga saliva 6-4 ma sbagliava il quarto e il quinto match point complessivo: brutto soprattutto il dritto nell’undicesimo punto, scomposto e in rete, mentre in quello successivo ha forzato troppo col rovescio lungolinea finendo appena larga. Sul 6-6, però, anche Wickmayer aveva il braccio pesante e commetteva un nuovo doppio fallo e, al sesto match point, Swiatek finalmente trovava due ottimi dritti in spinta chiudendo poi col rovescio incrociato vincente.
È venuto da raccontare più il concitato finale della sua semifinale perché di fatto nel match decisivo non c’è stata storia. Tra l’atteggiamento come sempre impeccabile della numero 1 in una finale (ora è a 15 titoli su 19 finali disputate) e la grande stanchezza di Siegemund, una partita che vedeva una chiara favorita è divenuta presto un assolo. 6-0 in 30 minuti, con Laura che sbloccava il punteggio solo sul 3-0 per la rivale e partita chiusa in un’ora con un servizio vincente, ancora al corpo.
È il primo ‘250’ della carriera di Swiatek, che non ha inizialmente esultato più di tanto ma che, dopo l’abbraccio lungo e caloroso col padre si è lasciata andare cominciando a correre per il campo festeggiando. È un ‘250’, ma è a casa sua, sui campi in cui ha giocato per diverso tempo e in mezzo a tanti amici e conoscenti. Malgrado tutto, sono momenti comunque speciali.
Cammino di Iga Swiatek
R1: b. Nigina Abduraimova 6-4 6-3
R2: b. Claire Liu 6-2 6-2
QF: b. [8] Linda Noskova 6-1 6-4
SF: b. Yanina Wickmayer 6-1 7-6(6)
F: b. Laura Siegemund 6-0 6-1
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