K. Muchova b. [2] A. Sabalenka 7-6(5) 6-7(5) 7-5
Pam Shriver, leggenda del tennis femminile, poco dopo lo scoccare delle tre ore di gioco commentava: “Se le ragazze mantengono questo livello fino alla fine, siamo di fronte a una delle più belle semifinali Slam mai giocate”. Non facciamo voli pindarici per dire che sia stata la migliore, ma Karolina Muchova e Aryna Sabalenka hanno messo in campo oggi nella semfinale del Roland Garros una prova spettacolare per quasi tre ore e un quarto, segnata da tre set tiratissimi vissuti tra colpi che strappavano applausi e momenti dove i nervi la facevano da padrone.
Alla fine, abbastanza a sorpresa ma con pieno merito, è Muchova a imporsi. Rientrando da 2-5 e 0-30, salvando match point col proprio servizio in quell’ottavo game e infilando cinque giochi consecutivi quando tutto sembrava ormai saldamente nelle mani della numero 2 del mondo, che si è trovata di fronte a una sconfitta cocente da dover ora digerire. I piani di conquista sono svaniti nel momento in cui ha davvero sentito il momento, a un passo dalla prima finale parigina e ancor più vicina a quello che sarebbe stato il coronamento della rincorsa a Iga Swiatek. Dovesse la polacca arrivare in finale, terrebbe il numero 1 del mondo ancora per qualche settimana.
Però, calcoli a parte, c’è una partita da raccontare e che rimarrà salda nella memoria collettiva. Una bielorussa al solito arrembante contro una ceca che sa giocare a tennis come forse nessuna ragazza riesce a fare ad alti livelli, con grande coraggio e sempre alla ricerca della rete, delicata con la mano e in possesso di tante armi nel proprio arsenale. Quello che sembrava un cammino a senso unico della numero 2 del mondo, fin qui, si è capovolto oggi e deciso su pochissimi dettagli. Il principale è probabilmente quello relativo alle palle break: per Muchova c’è un perfetto 5/5 di occasioni concretizzate, per Sabalenka un pessimo 4/13.
Eppure, davvero, oggi come non mai sarebbe da fare un lungo applauso a entrambe perché il livello mantenuto, come accennava Shriver, è stato altissimo per quasi tutto il tempo. Nel primo parziale tutto sembrava risolversi quando Muchova risaliva da 0-30 al servizio sul 3-4 e faceva poi il break azzeccando un paio di ottime risposte, ma alla battuta si vedeva un set point sfumare e Aryna che risaliva la corrente a forza di palle nei pressi della riga e scambi chiusi col dritto.
Nel primo tie-break la ceca andava sul 3-0 ma cedeva il mini-break sul 4-2. Un primo passaggio rilevante è stato con Sabalenka al servizio nei punti successivi: sempre costretta alle seconde (e le prime segnalavano una discreta dose di tensione) ma Karolina non è mai riuscita a giocare bene la risposta. Sotto 4-5, Muchova è risalita fino al 6-5 e sull’undicesimo punto si denotava anche un po’ di tensione per la sua avversaria che scentrava un dritto in avanzamento non impossibile per quanto fatto vedere in larghi tratti. Sul set point, però, uno dei tanti gioielli di Muchova che spostata Sabalenka fuori dal campo per colpire col rovescio lungolinea vincente.
Oltre un’ora di applausi e il set che finiva alla numero 42 del mondo, che in carriera non ha mai perso una sfida contro una top-3 del ranking WTA. Nel secondo set è salita 2-0, gettnadosi a rete appena ne aveva l’occasione, ma Sabalenka ha recuperato subito e son tornate punto a punto. Anche Aryna ha avuto l’occasione di scappare, col break per il 4-3, ma un game in risposta pazzesco dell’avversaria ha rimesso tutto in bilico fino al tie-break dove i servizi erano meno regolari, Sabalenka mostrava qualche pecca soprattutto nel doppio fallo sul primo set point, ma sul 6-5 ha approfittato di una delle varie seconde dell’avversaria per avanzare e mettere grande pressione fino allo smash risolutivo.
Sul punteggio di un set pari, l’inerzia sembrava molto favorevole alla tennista di Minsk che ha dalla sua una fisicità che offriva più garanzie rispetto a un’avversaria che ha probabilmente nella preparazione il suo lato “peggiore”, avendo convissuto per anni con vari problemi anche gravi. Uno dei motivi veri per cui pur con quel bagaglio immenso di talento non sia mai stata oltre il numero 19 del mondo (che verrà migliorato dopo questo torneo).
Karolina salvava in bello stile tre chance offerte sullo 0-1 ma non concretizzava lo 0-30 sul 2-2 e perdeva la battuta nel game successivo. Sembrava tutto avviato alla conclusione più logica, invece la partita ha sorpreso ulteriormente. Sotto 2-5, ha rischiato la prima sul match point servendo forte a uscire, ricavando però la palla comoda da colpire col dritto anomalo vincente per il 40-40. Da lì, la partita ha avuto l’ennesimo cambiamento. Muchova trovava le classiche energie nascoste, Sabalenka cominciava a tentennare un po’ e perdeva malamente il servizio quando doveva chiudere la partita. Sul 4-5, la ceca ha trovato comodamente l’aggancio sul 5-5 e lì la numero 2 del mondo ha sprecato di tutto. Dal 40-15 ha commesso due doppi falli di pura tensione, per sbagliare poi un comodo rovescio da metà campo su palla (però) senza peso. Con una nuova palla break da difendere, è stata probabilmente sorpresa dall’ottima risposta col rovescio lungolinea dell’avversaria negli ultimi centimetri di campo e non ha potuto altro che consegnarsi.
Muchova, mai veramente incisiva durante tutto il torneo quando doveva chiudere col proprio servizio a disposizione, si è inventata il game perfetto. Dominante con il servizio, in controllo da fondo, fino a costringere Aryna all’ultimo allungo non rigiocato. In tre ore e 14 minuti completava la vittoria più bella della sua carriera, e sabato giocherà per il titolo del Roland Garros.
di SALVATORE SODANO Queste grandi competizioni internazionali a squadre al femminile, la prima fondata nel…
Carlos Alcaraz batte il russo Andrei Rublev per 6-3, 7-6 (10-8) in un'ora e 38…
Sinner vince anche il secondo match di queste ATP finals contro Fritz per 6-4 6-4.Non…
[4] D. Medvedev b. [7] A. de Minaur 6-2 6-4 Quel diavolo di Medvedev oggi…
[4] D. Medvedev b. [7] A. de Minaur 6-2 6-4 Quel diavolo di Medvedev oggi…
[6] C. Ruud b, [3] C. Alcaraz 6-1 7-5 Pessima prestazione di Carlos Alcaraz, che…