Perchè Feliciano Lopez mancherà al tennis

La bellezza dell’eleganza, l’eleganza della bellezza: una frase che potrebbe bastare per riassumere la carriera di Lopez

La bellezza dell’eleganza, l’eleganza della bellezza: una frase che potrebbe bastare per riassumere la carriera di Lopez.
Feliciano ieri ha giocato il suo ultimo match in carriera a Maiorca, perdendo contro Hanfmann.
Classe 1981, detiene il record di presenze slam consecutive (79) precedendo gente del calibro del suo coetaneo più eccellente Federer: ha vinto 7 titoli Atp, 4 Davis Cup e 2 slam (in doppio).
Negli anni 80/90 forse avrebbe vinto di più: però non saranno i numeri la cosa che più resterà nella mente e negli occhi dell’appassionato di questo sport, ma la sua eleganza, i suoi tocchi magici a rete e non solo, il suo essere bello sia in campo sia fuori (chiamato Deliciano da Judy Murray).
Uno degli ultimi pionieri del serve and volley, è stato lo spagnolo non terraiolo per eccellenza di questo periodo d’oro del tennis iberico: in un momento storico in cui il tennis da fondo, fatto di difesa, corsa e top spin esasperato, che ha visto nel tennis spagnolo il suo rappresentante per eccellenza, era impensabile trovare un giocatore a quelle latitudini con il suo stile di gioco, fatto di serve and volley e di continui attacchi a rete.
Non a caso ha ottenuto i suoi maggiori risultati sul veloce, principalmente su erba (dove ha vinto 4 titoli).
Ha ottenuto il best ranking all’età di 34 anni, nel 2015, alla posizione numero 12: è migliorato progressivamente nel corso degli anni visto che ha dato il meglio di sé di 28 anni in poi.
Nei primi anni di carriera era bello ma spesso appariscente e poco efficace: giocare il doppio e la Davis, trainato dal movimento spagnolo che è stato il migliore per anni ricevendo consigli dai grandi amici Marc Lopez e Rafa Nadal, lo hanno aiutato a diventare sempre di più un tennista completo e insidioso per tutti.
Il rovescio mancino ad una mano, specialmente quello slice, era poesia per gli amanti del “bel giuoco”.
“Sono stato un giocatore diverso ma senza volerlo, per la mia identità come giocatore, il mio stile e il mio servizio. Ma non mi sono allenato con l’obiettivo di sviluppare quel tipo di tennis. Sono cresciuto come la maggior parte degli spagnoli, mi sono allenato a Barcellona poi ho deciso che avrei giocato in maniera diversa dagli altri. Sono molto felice di questo traguardo, ma anche di aver lasciato una bella immagine di me agli altri giocatori e alle persone con cui ho trascorso del tempo”.
In un tennis sparapalle da fondo campo, dove i giocatori spesso vengono a rete solo per dare la mano agli avversari e giocano al volo (ogni riferimento a qualche suo ex collega è puramente casuale) in maniera disastrosa, la figura di “Deliciano” Lopez mancherà tanto a tutti gli appassionati (e mancherà tanto anche alle donne).

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