[5] O. Jabeur b. [17] C. Garcia 6-1 6-3
Dopo Wimbledon, lo US Open. Ons Jabeur realizza una piccola impresa con una seconda finale consecutiva a livello Slam, raggiunta in un torneo dove ha faticato tanto all’inizio e ancora ai quarti di finale non era apparsa particolarmente brillante, ma ha trovato oggi una prova solidissima soprattutto a livello mentale per battere, travolgere, quella che sembrava essere la possibile grande favorita per il titolo. E la sensazione è che la stessa Caroline Garcia sentisse di avere una chance forse irripetibile, anche per una questione anagrafica, in un momento di forma che non aveva mai vissuto prima in carriera.
Oggi invece la francese era a tratti irriconoscibile. Cominciava la partita avendo perso tutti i precedenti con la tunisina, ma la rapidità con cui è uscita dal campo a fine partita lasciava intravedere quanto grande fosse per lei la delusione di una partita cominciata male e dove non ha mai saputo cambiare registro, intestardendosi anzi a voler provare a sfondare con la potenza una giocatrice che senza affanni gestiva il ritmo e ribaltava l’inerzia, o raccoglieva i vari errori gratuiti arrivati nei primissimi colpi dopo il servizio.
Un 6-1 6-3 quasi impronosticabile alla vigilia, ma che ha messo in luce forse due dei punti negativi a livello tennistico di Garcia. Non può permettersi di togliere il piede dall’acceleratore, per prima cosa. In questi mesi ha messo in scena un tennis molto spettacolare e fruttuoso, trovando un bilanciamento mai avuto prima tra aggressività e concretezza, mentre oggi venuta meno la precisione e con un braccio che correva in maniera meno fluida delle altre volte si è subito sentita con l’acqua alla gola e ha vissuto malissimo l’ora e poco più di gioco, perdendo il primo servizio della partita da 30-0 e andando già in apnea.
Jabeur, di contro, aveva da subito mostrato enorme qualità al servizio e ottima impostazione del punto. Lucida, fredda, concentrata. Un rendimento col colpo di inizio gioco che le ha dato otto ace a fine partita, sei di questi nel primo parziale, addirittura tre consecutivi. La traiettoria era la stessa di sempre: al centro. Non è questione della serata speciale, ma se c’è un tratto caratteristico che esprime la bontà del suo rendimento è proprio quel servizio centrale che malgrado a un certo punto possa diventare prevedibile è sempre di enorme difficoltà nella lettura. Prende la palla in fase ascendente, il movimento è rapidissimo e la precisione è sempre impeccabile. Garcia si è sgretolata, trovandosi a un certo punto in un campo che le sembrava così difficile da governare. Era di fretta, sbagliava e voleva strafare. La prova splendida vista contro Gauff era lontanissima, anche perché oggi era solo potenza. Con questa Jabeur non raccoglieva nulla.
L’ultimo errore gratuito di dritto, dei 14 commessi nel primo set, regalava il netto 6-1 alla tunisina che partiva avanti anche nel secondo parziale e sul 2-1 trovava il terzo break della sua partita prima grazie a due dritti sul 30-30 e poi con la risposta di rovescio incrociata sulla palla break. Nemmeno un tentativo di reazione della francese è fruttato qualcosa perché al termine di un lungo turno di battuta la numero 5 del seeding saliva 4-1 ipotecando la partita. Sarà perfetta da lì alla fine, evitando che Garcia potesse avere chance di alcun genere e prendendosi così una vittoria meritatissima quanto inattesa, almeno in questi termini. Dopo la delusione di Londra, sabato avrà una seconda chance per provare ad agguantare il sogno di una carriera.
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