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Wimbledon, Kyrgios stringe i denti e vola ai quarti dopo 8 anni: ora Garin

Una maledizione, forse, Stefanos Tsitsipas deve avergliela mandata.Dopo quanto accaduto sabato tra i due, una volta vicini ma adesso evidentemente no, non si può non pensarlo.

Non se le sono mandate a dire in conferenza stampa, soprattutto Tsitsipas che ha chiamato Nick “un bullo” e ha poi postato su Instagram immagini del match con la citazione “Dai a un uomo una maschera e diventerà se stesso”, che è poi la frase che Kyrgios ha tatuato sul polpaccio, a conferma dei rapporti compromessi tra i due.

La maledizione ha colpito la spalla di Nick, che ha iniziato a far male verso il finire del primo set contro Brandon Nakashima: servizio a velocità ridotta e tante smorfie di dolore per l’australiano. In difficoltà anche con il rovescio, è lo statunitense ad aggiudicarsi il primo parziale tra gli occhi increduli del Centre Court.

Ma a Wimbledon Nick trova sempre motivazioni e determinazione per fare bene, per reagire, nonostante l’antidolorifico che prende dal fisioterapista abbia poco effetto a giudicare da come continua, nel secondo set che poi vincerà, a fare stretching a una spalla troppo sovraccaricata rispetto a quanto di solito avviene: Kyrgios ha giocato tanto in questo mese e per uno non abituato a farlo e ad allenarsi a questi ritmi, questi acciacchi sono abbastanza normali. Non è infatti solo la tenuta mentale il “problema” tennistico di Nick ma anche e soprattutto quella fisica, per sua (legittima) scelta.

Il veterano, a questo punto, sembra lui: è lui che stringe i denti e trova il modo di vincere d’esperienza, di astuzia, in cinque set tra alti e bassi approfittando dell’ingenuità dell’avversario appena ventenne nei momenti importanti, soprattutto durante il tie-break del terzo set.

Nakashima è in evidente ascesa, ha raggiunto il terzo turno a Parigi e gli ottavi qui a Wimbledon, è un giocatore ordinato dai fondamentali equilibrato e si muove benissimo ma anche contro un Kyrgios non al massimo ha certamente pagato la non abitudine a certe partite e certi palcoscenici.È curioso vedere queste repentine trasformazioni di Nick, a volte nel corso della partita, a volte, come in questo caso, nel corso di due giorni: da un’irrequietezza incontenibile, da una protesta infinita contro il pubblico, i supervisor, gli avversari e il mondo intero alla docilità di una partita da “impiegato del catasto”, aggrappandosi a quello che può per raggiungere il risultato.Non è nostro compito, probabilmente, tentare di capire Nick Kyrgios: è quello che è, con le sue forze e le sue debolezze, auguriamoci solo di vederlo con tanta voglia di tennis come fino a qui a Church Road e, soprattutto, in salute.

Rossana Capobianco

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