Siamo ormai a una settimana dall’inizio della tragica invasione dei russi in Ucraina, un’escalation di morte, sangue e distruzione che sta tenendo in grande allerta l’Europa e tutto il mondo.
Tra le tante grida di aiuto che lanciano gli ucraini, ci sono anche le voci sempre più crescenti di chi dall’altro lato del confine vorrebbe che questa terribile vicenda si possa concludere al più presto.
Da parte dei russi, tantissimi, il conflitto armato è una tragedia. Le forme di protesta verso il Presidente Vladimir Putin sono crescenti e con loro crescono le repressioni governative. In patria sembra sia vietato parlare di “guerra” e “invasione”, i media russi dicono soltanto di “missione umanitaria” nelle repubbliche indipendentiste di Donetsk e Luhansk. Andrey Rublev a Dubai ha scritto “no war please” sulla telecamera al termine della semifinale e il gesto per quanto semplice ha fatto il giro del mondo. Chi lo ha esaltato, chi invece ha reagito laconicamente: “Spero tu possa essere al sicuro”. Il giorno dopo, vinta la finale contro Jiri Vesely, Rublev ha firmato molto velocemente la lente sopra la telecamera e ha cercato meno possibile con lo sguardo la telecamera.
Non era un passo indietro, ma dopo aver lanciato il messaggio di pace non c’era più molto altro da dire. Anche perché chi si espone contro la guerra, chi ritorna dal fronte, può essere considerato in Russia come traditore. È una delle imposizioni degli ultimi giorni.
Malgrado ciò, Anastasia Pavlyuchenkova ha voluto esprimersi molto chiaramente: “Le ambizioni personali o motivi politici non possono giustificare (questa) violenza”.
Il messaggio via social è diretto, profondo: la tennista precisa anche come (oltre al dramma di chi ora sta vivendo sotto i bombardamenti) ci sia anche il dramma dei tanti che si trovano a dover convivere ora e in futuro con questa terribile sensazione di essere in qualche modo responsabili di una tragedia umanitaria.
“Gioco a tennis da quando sono una bambina. Ho rappresentato la Russia per tutta la mia vita. Questa è la mia casa e il mio paese. Ma ora sono molto impaurita, come la mia famiglia e i miei amici. Ma non temo di espormi chiaramente: sono contro la guerra e la violenza.
Le ambizioni personali o motivi politici non possono giustificare (questa) violenza. Questo porterà via il futuro non solo a noi ma anche ai nostri figli. Sono confusa e non so come aiutare in questa situazione. Sono solo un’atleta che gioca a tennis. Non sono un politico, non una figura pubblica, non ho esperienza in questo. Possono solo pubblicamente discostarmi da queste decisioni prese e parlarne apertamente.
Fermate la violenza, fermate la guerra”.
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