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Roland Garros: Trevisan, tra lei e la semifinale c’è un mondo di speranza (e gioia)

A poche ore dalla partita più bella e importante fin qui della carriera, Martina Trevisan ha già dichiarato che tutto quanto sta accadendo ora verrà conservato dentro di sé per sempre come qualcosa di magico e speciale.

Non ci deve essere più alcun timore e alcuna preoccupazione, ormai. Da 159 del mondo fino ai quarti di finale al Roland Garros è qualcosa che non capita di poter raccontare così di frequente e la bellezza del suo cammino fatto di successi contropronostico e avversarie sempre più complicate sono momenti che vanno ben oltre il piacere sportivo.

La toscana ha una storia personale molto particolare, al di là dell’essere sorella di Matteo Trevisan, ex numero 1 ATP a livello junior. Aveva smesso di giocare tempo fa per una grave forma di anoressia, la mamma cercava in tutti i modi di farle mangiare qualcosa. Era il 2010 quando diceva ‘basta’ col tennis perché a livello personale e familiare tante cose non stavano andando bene, col padre malato e lei che presto si è ritrovata a soffrire in prima persona.

È riuscita, grazie all’aiuto di una psicologa e di un ciclo di cure, a venirne fuori e a decidere di ricominciare col tennis come maestra al Circolo Tennis Pontedera, nei pressi di casa sua. E i tanti sorrisi delle prime lezioni erano un forte segnale di chi si stava riappropriando della sua vita. Poi, con un post su Facebook a inizio 2014, raccontava che voleva davvero riprovarci con il professionismo. Alta 1,60 ma molto esplosiva, col dritto mancino e qualità atletiche per nulla banali, in breve è subito entrata tra le prime 200 del mondo prima di cristallizzarsi un po’. Ora è in procinto di compiere 27 anni e al Roland Garros ha trovato il torneo della svolta.

È ancor più bello, probabilmente, che tutto sia successo a Parigi in un palcoscenico così. Le ragioni sono centinaia, ma vorremmo sceglierne una non di primo grado: è uno Slam, qui si gioca per il massimo che ci sia a livello di importanza, verso torneo come questo c’è l’attenzione generale di tantissimi che magari non seguono le vicende del tour con regolarità ma che per un torneo così non possono fare a meno di tenersi aggiornati. Ci sono soldi, punti, fama e notorietà. Un quarto di finale a Roma, per quanto ci sia la bellezza personale di un traguardo importante nel torneo italiano, non avrebbe avuto la stessa risonanza a livello internazionale. Chiunque, giornalista, sta parlando di lei. Chiunque, tra i fan, sta vedendo le sue vittorie contro ottime giocatrici quali Cori Gauff, Maria Sakkari e Kiki Bertens.

La sua carriera, da adesso, non sarà più come prima. Sembrava molto felice e rilassata durante le dichiarazioni post-vittoria contro Bertens e viene da chiedersi che reazione abbia avuto alla notizia che adesso di fronte a sé non avrà la grande favorita del torneo Simona Halep ma Iga Swiatek. Perché se fin qui era sempre in campo come netta sfavorita, ora la situazione è diversa. Avere di fronte Swiatek in questo torneo vuol dire avere di fronte una tennista da 106 vincenti in quattro partite, quasi la metà dei punti vinti i totale fin qui, che ha giocato a livelli strepitosi fin dal primo turno ma, come lei, è balzata prepotentemente alla cronaca solo nel giorno in cui ha fatto il botto. 6-1 6-2 contro Marketa Vondrousova all’esordio, 6-1 6-4 (da 1-4) contro Su Wei Hsieh al secondo, 6-3 6-2 conto Eugenie Bouchard al terzo. Questi i risultati precedenti all’exploit, clamoroso, contro la rumena. Adesso però arriva una partita strana, di quelle che vanno approcciate in un certo modo.

Per entrambe è il primo quarto di finale Slam in carriera, ma le strade e i percorsi non potrebbero essere più differenti perché la storia di Trevisan è molto anomala mentre Iga è una ragazzina di 19 anni dal talento enorme, esplosiva e d’attacco, che su terra battuta propone la sua migliore espressione. Per entrambe c’è davanti un traguardo che può far tremare le gambe: la polacca, se non altro a livello anagrafico, potrebbe avere molte più chance dell’azzurra, ma qui ci si gioca tanto e l’occasione è tanto ghiotta per entrambe. C’è una giocatrice che parte con alcuni favori del pronostico, perché Swiatek tra il ranking e la crescita importante avuta nel suo primo anno e mezzo da professionista può avere una posizione di vantaggio, ma in circostanze del genere è tutto abbastanza livellato. Il ranking, poi, c’entra veramente poco: una ha cominciato da 159 del mondo, l’altra da 54, ma ora Trevisan ha preso almeno 70 posizioni nella classifica live.

Swiatek è un prodotto veramente interessante. Simona Halep non l’aveva descritta bene con un “tira forte e piatto”, dopo il suo match di terzo turno, usando un modo di dire che sembra ormai giudizio standard per tante giocatrici capaci di essere aggressive. Iga ha tanta rotazione dal lato del dritto e un servizio che gioca in ogni varietà, con ottimo senso della rete e buona mano per smorzate e lob. Victoria Azarenka ne è rimasta molto piacevolmente colpita, Naomi Osaka l’ha presa simbolicamente sotto la sua ala protettiva perché si rivede in lei come persona. Si sono conosciute un anno quando a Birmingham vedevano l’una che fissava l’altra, ma nessuna delle due aveva il coraggio di fare il primo passo. A Toronto, dopo la loro partita, è nata un’amicizia molto sincera con la giapponese che rivede nella polacca una sua versione di 3/4 anni più giovane: chiusa, introversa, molto timida, ma assai perspicace e intelligente. Non per nulla dopo il successo contro Simona Halep condivise sul suo profilo Twitter un messaggio con la scritta “what a star”, lei che normalmente non è solita occupare il suo spazio social con eventi sul tennis di qualcosa che non le riguarda.

Sarà un’altra battaglia domani. La strada è in salita, ma come può simboleggiare tanto per Trevisan lo stesso varrà per Swiatek, solo che Martina, a questo punto, il suo torneo l’ha già vinto.

Diego Barbiani

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