La prima settimana del Roland Garros autunnale non è stata senza emozioni, soprattutto per chi si esalta a seconda dei colori che sventano su uno straccio sopra un’asta. E siccome dalle nostre parti purtroppo sono in tanti, sicuramente troppi, i cinque ragazzoni nati tra le Alpi e la Zisa sono stati una manna dal cielo da chi si è scelto come mestiere – mica crederete sia un hobby? – il megafono dell’onnipotente capo e della sua corte. Così non è tanto la prestazione di Sinner o di Sonego a contare, quanto il fatto che queste dimostrino quanto bene stia lavorando la Federazione, che va lasciata in pace per altri cent’anni, miscredenti.
Lasciate queste beghe da cortile di cui vorrete scusarci ma che purtroppo oscurano quello che più dovrebbe interessarci, la partita di tennis, rimane che il risultato degli italiani è sicuramente buono ma agevolato da una serie di circostanze che non è detto si ripetano. Le prove di Sinner per esempio, così sicuro e devastante, sono arrivate contro Goffin, che ha vinto l’ultima partita sulla terra contro un top20, 30 mesi fa; Benjamin Bonzi, un bravo figliolo alla sua quinta partita a livello ATP dal 2017; e Federico Coria, numero 99 del mondo. Bravo Sinner, perché in altri tempi questo stesso tabellone sarebbe stato insormontabile per un italiano ma diciamo che poteva andare peggio come tabellone. Oggi però ci sono meno scuse: Zverev è stato finalista allo US Open e sulla terra ha già fatto quarti di finale a Parigi, oltre ad aver vinto cinque tornei. Anche una sconfitta onorevole finirebbe col convincere quelli che, come noi, hanno ancora qualche perplessità.
Diverso il discorso che riguarda gli altri quattro arrivati al terzo turno. Berrettini è stato deludente ma da tempo si dice che si dovrebbe lasciare in pace il romano, che forse ha come colpa la splendida stagione dell’anno scorso. Con quel rovescio e quella mobilità bisogna ricordare che Berrettini sta facendo ben oltre le proprie possibilità e se ogni tanto il dritto e il servizio non sono sufficienti non bisogna esagerare con le critiche.
Detto che Cecchinato e Travaglia sono stati encomiabili, rimane quella che forse è la sorpresa più bella del mazzo, cioè la vittoria di Sonego contro Fritz. Il piemontese sta continuando il suo percorso di crescita, e i suoi avversari non erano banali come quelli dei suoi connazionali. Sonego ha penato sin troppo a primo turno, ma con Bublik e Fritz ha giocato due partite impeccabili. Se ci crede non è detto che coin Schwartzman la partita sia impossibile.
Ad ogni modo il Roland Garros di quest’anno sta offrendo grandi possibilità a giocatori di seconda fascia o di belle speranze. Negli ottavi infatti, oltre appunto a Sinner e Sonego, c’è gente come Altmaier, Korda, Gaston e tutto sommato Fucsovics, tutta gente mai vista a questi livelli.
Ma tutto naturalmente, è dominato dalla domanda tipica di ogni slam degli ultimi 15 anni: qualcuno riuscirà a impedire che Djokovic e Nadal domica prossima scendano in campo per giocarsi la finale? A guardare i risultati c’è da spaventarsi. Come ogni anno, più di ogni anno, i due hanno lasciato meno che briciole agli avversari: 15 game Djokovic, 19 Nadal. E difficilmente potranno essere impensieti da Khachanov o il giovane figlio di Petr, Sebastian Korda. Però dopo questi ottavi le cose potrebbero complicarsi, perché Djokovic potrebbe ritrovarsi di fronte Pablo Carreno Busta, dopo il fattaccio di New York e Nadal essere alle prese con Sascha Zverev. In buona sostanza per entrambi dai quarti di finale comincerà un mini torneo, con avversari che non saranno troppo morbidi, perché poi Djokovic avrebbe o Tsitsipas o Rublev e Nadal quasi sicuramente Thiem. Fra l’altro tutti quanti, a differenza degli anni precedenti, stanno marciano spediti, e hanno fin qui consumato poche energie, discorso che vale sicuramente per Thiem, e un po’ meno per Tsitsipas. Insomma sono i gradi favoriti e sarebbe sorprendente non trovarli domenica prossima sullo Chatrier. Ma chissà.
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