V. Azarenka b. [16] E. Mertens 6-1 6-0
Sono passati sette anni esatti da quando Victoria Azarenka non si qualificava per una semifinale Siam. Era il settembre 2013, anno della sua seconda finale consecutiva allo US Open. Come nel 2012, soltanto Serena Williams fu in grado di fermarla con due partite entrambe concluse al terzo set. E sarà sempre lei a ritrovarla di fronte nella nottata italiana tra giovedì e venerdì, con inizio non appena finirà la sfida tra Jennifer Brady e Naomi Osaka (non prima dell’una). Una sfida che è un piccolo classico del tennis femminile dell’ultimo decennio, e sebbene la statunitense sia avanti 18-4 sono state diverse le partite dove Azarenka ha avuto chance importanti non capitalizzate, come il 5-3 di vantaggio nel terzo set della finale dello US Open 2012.
L’Azarenka che approccia questa partita è forse nella miglior condizione possibile. Questo ben sapendo che in questo periodo stava facendo molto bene, tra la vittoria nel Western & Southern Open e la bella corsa fin qui a Flushing Meadows dove aveva battuto tra le altre due teste di serie piuttosto importanti come Aryna Sabalenka e Karolina Muchova. Oggi, però, si è probabilmente superata nella dimostrazione di forza avuta contro Elise Mertens. Impietoso il punteggio: 6-1 6-0, con la belga che non è riuscita mai a tenere la battuta, frutto anche dell’enorme lavoro in risposta e della grande pressione che “Vika” riusciva a portare tutte le volte. Viene anche il dubbio che la tattica iniziale di Mertens, super aggressiva, non fosse quella giusta.
La miglior Mertens di questi mesi è arrivata proprio in queste ultime settimane. Durante il Western & Southern Open aveva disputato ottime partite, tenendo anche sotto pressione costante Naomi Osaka in semifinale, mentre allo US Open si era districata molto bene in un tabellone non impossibile fino al quarto turno dove invece ha giocato una stupenda partita contro Sofia Kenin e aveva in qualche modo generato aspettative diverse per questa sera. Lì era letale ogni volta che decideva di attaccare ma non disdegnava la fase di copertura da fondo e rimaneva solida, attenta. Non aveva avuto momenti di crisi al servizio, risultando efficace sotto ogni aspetto. Oggi è sembrata voler applicare una pressione eccessiva soprattutto in risposta, con Azarenka che si è comodamente adagiata su quel livello trasformando i primi sei game in un gioco a chi aggrediva di più il servizio altrui. Mertens, purtroppo per lei, non arrivava al 40% di prime palle in campo per cui era sempre quella in difficoltà malgrado poi si facesse notare anche lei in risposta. Però non è nelle sue corde voler chiudere il punto in tre o quattro colpi senza darsi margine oltre quel livello. Colpiva risposte vincenti, cercava di strafare da fondo soprattutto col rovescio, ma Azarenka gestiva molto bene e ribaltava la situazione, portandola all’errore o arrivando lei stessa a portare a casa il punto.
Nel secondo parziale Mertens ha cercato di essere più “se stessa” ma stasera c’era ben poco da fare. Anche scambiando di più e cercando di dar problemi alla bielorussa, la numero 27 del mondo trovava spesso il guizzo vincente. Il rovescio, soprattutto, stasera faceva faville. Difficile prenderne uno in particolare se non quello che le ha dato il game del 4-1 nel primo set e poi del 5-0 nel secondo, con Mertens che spingeva e lei che al momento giusto ha ridirezionato il colpo uscendo dalla diagonale e mettendolo in lungolinea passando dalla fase difensiva a quella offensiva con enorme facilità. Troppo superiore, stasera, e soprattutto ben poche energie spese in una programmazione che poteva forse crearle qualche grattacapo se l’incontro fosse durato più a lungo, proprio perché lei avrà sì e no 24 ore di tempo per ripresentarsi in campo nel miglior modo possibile mentre la sua avversaria, Serena, è comodamente nel suo appartamento dalle 3 del pomeriggio newyorchese.
Si prospetta una gran semifinale, forse una finale anticipata. E questa Azarenka può sognare il colpaccio.
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