In questi giorni il tennis mondiale è diviso più che mai, e lo Us Open c’entra poco. Raramente si è visto tanto interesse verso un singolo episodio quanto quello sulla squalifica inflitta a Novak Djokovic dopo la “pallata” involontaria al giudice di linea, e non solo in senso positivo.
Ovviamente anche il tennis ha le sue fazioni, e quella in difesa del serbo si è schierata in difesa del suo beniamino, tanto che lo stesso numero uno del mondo è stato costretto a stoppare i suoi fans e a chiedergli di smetterla in quanto le offese alla stessa giudice di linea stavano oltrepassando il limite, fino a diventare minacce e altro.
Atteggiamento condivisibile? Quello di offendere e minacciare una persona che è stata comunque colpita in gola da una pallina da tennis tirata da un giocatore professionista, non è nemmeno lontanamente un comportamento corretto, mentre il difendere comunque il proprio beniamino, anche di fronte a regolamenti e alla logica, è certamente qualcosa di comprensibile.
Il paragone con Federer a molti è venuto naturale. I detrattori dello svizzero dicono che al posto di Nole, lo svizzero non sarebbe mai stato squalificato e parlano apertamente di complotto, mentre i tifosi di Roger rispondono che il 20 volte vincitore di slam mai avrebbe fatto una cosa del genere.
In difesa di Djokovic si sono schierati non solo i suoi fans. Ad esempio Nikola Pilic, che di Nole è amico e ex allenatore, ha chiaramente parlato di “squalifica ingiusta. Sarebbe bastato un game point. Se ci fosse stato Federer sarebbe stato squalificato? Nessuna possibilità“.
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