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US Open: 11 persone a contatto diretto con Paire ma nessuno sarà escluso dal torneo

Il caso di Benoit Paire, scoperto ieri positivo al covid-19 nella bolla creata dalla USTA, era garantito dovesse portare a nuovi sviluppi. Il francese è stato messo in quarantena nella propria camera per 10 giorni e oltre alla telecamere di sicurezza sono previsti anche membri dello staff fuori dalla porta.

Ieri erano stati messi in isolamento in cinque, tutti francesi, fino a nuovo ordine, verosimilmente il risultato di un nuovo test. Nel frattempo a Paire veniva chiesto i contatti avuti nei 12 giorni in cui si era trovato nella bolla. Questo era il suo quarto test effettuato, i primi tre sono stati tutti negativi.

Dalle indagini per agevolare il contact tracing della federazione statunitense è venuto fuori che sono state 30 le persone tra giocatori e membri dello staff a contatto con Paire e, dopo aver rivisto le immagini, è stato certificato che 11 di loro hanno avuto contatto diretto col tennista. Per considerare “contatto diretto” serve trovarsi, secondo protocollo di sicurezza, per più di 15 secondi a meno di sei piedi (circa 1,80 metri). A differenza di quanto avvenuto però col caso di Guido Pella e Hugo Dellien, estromessi dalle qualificazioni dell’ATP di Cincinnati perché trovati a stretto contatto con il loro fisioterapista risultato positivo (poi negativizzatosi al test successivo, effettuato però quattro giorni dopo), la USTA non ha escluso alcuno dalla bolla.

Tra questi 11 ci sono giocatori, giocatrici e membri dello staff come allenatori. Ieri riportavamo i nomi forniti da L’Equipe di Richard Gasquet, Gregoire Barrere, Eduard Roger Vasselin, Adriana Mannarino e Nicolas Copin (allenatore). Nella tarda serata di ieri il sito Open Court in un articolo a firma di Stephanie Myles riportava che da informatori all’interno della bolla erano stati notati anche Kristina Mladenovic e il fratello Luka, così come il finalista del 2019 Daniil Medvedev, allenatosi assieme a Paire negli ultimi giorni.

La notizia della non-esclusione è arrivata dal podcast Behind The Racquet di Noah Rubin, tennista ATP statunitense che ha fatto il paragone con la vicenda di ormai una decina di giorni fa che riguardava Pella e Dellien, a cui avevano fatto seguito diverse polemiche da parte dei colleghi sull’ingiustizia di escludere giocatori perché potenziali positivi ma con i test che risultavano negativi. L’argentino e il boliviano hanno fatto in totale quattro tamponi a testa dopo la notizia della positività del loro fisioterapista e sono sempre risultati negativi ma, come dovrebbe aver insegnato (nel tennis) la vicenda di Goran Ivanisevic, il periodo di incubazione del covid-19 può anche durare ben più di qualche giorno. Il croato, parte del focolaio dell’Adria Tour, risultò positivo una settimana dopo il primo tampone a seguito della positività di Grigor Dimitrov.

Per queste 11 persone, adesso, la USTA ha imposto limitazioni ancor più importanti. Verrà vietato loro l’accesso ad alcune aree comuni del Billie Jean King National Tennis Centre di Flushing Meadows e verrà proibito loro di viaggiare dall’hotel all’impianto nella stessa trasportation (pullman o auto) degli altri tennisti. Rubin, sempre nel suo podcast, lancia una riflessione che è anche una frecciata: “Forse 11 persone erano troppe per poterle escludere…”. Però Pella e Dellien hanno pagato, pur rimanendo sempre negativi.

Redazione

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