Un mese fa il governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo, ha annunciato la creazione di una lista denominata “travel advisory” e dove venivano indicati gli stati USA per cui c’era l’obbligo di quarantena per chiunque decidesse di spostarsi verso il suo stato, il New Jersey e il Connecticut.
Nella prima lista, il 25 giugno, si registravano “appena” 11 stati in cui la percentuale di positivi era uguale o maggiore al 10% dei test effettuati o il numero di casi accertati superava i 10 per 10.000 residenti.
Un mese dopo, l’ultimo aggiornamento vede 36 tra stati e dipendenze USA per cui c’è l’obbligo di quarantena. In una realtà con 50 stati più il District Columbia e territori come Porto Rico, questo vuol dire che a oggi si contano soltanto 13 stati ancora fuori da questa lista che continua ad aggiornarsi ed ampliarsi a una velocità enorme e preoccupante. Questi i territori inseriti: Alabama, Alaska, Arizona, Arkansas, California, Delaware, District Columbia, Florida, Georgia, Idaho, Illinois, Indiana, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Maryland, Minnesota, Mississippi, Missouri, Montana, Nebraska, Nevada, New Mexico, North Carolina, North Dakota, Ohio, Oklahoma, Porto Rico, South Carolina, Tennessee, Texas, Utah, Virginia, Washington, Wisconsin.
Tra questi, come viene evidenziato, c’è pure il Kentucky. Giusto ieri riportavamo le parole del Dottor Anthony Fauci che si diceva preoccupato dello sviluppo della pandemia di covid-19 nel Kentucky a causa dell’alta percentuale tra positivi rilevati e tamponi effettuati giorno per giorno. Parlava di primi importanti segnali di una possibile nuova esplosione come avvenuto negli stati del sud del paese, sebbene sarà abbastanza impossibile arrivati ai numeri giganteschi della Florida che ormai da una decina di giorni è spesso oltre i 10.000 casi al giorno (il Kentucky ha appena 4 milioni di abitanti) e con picchi anche di 15.000. A Lexington, a partire dal 10 agosto, è previsto un torneo WTA International che ha una lista di partecipanti di altissimo livello, ma che ora potrebbe portare a qualche ragionamento in più. Garbine Muguruza si è già tirata fuori, facendo entrare Venus Williams inizialmente annunciata come wild-card.
Se è vero che la USTA, alla conferenza stampa di presentazione dello US Open a metà giugno, garantiva che chiunque tra i tennisti si dirigesse a New York venisse esentato da quarantena e il concetto fosse poi ribadito all’inizio della travel advisory list, la situazione è in continua evoluzione ed è difficile pensare che la bolla che vogliono creare per Flushing Meadows basti, ora, a garantire la sicurezza degli atleti. Anche perché adesso il problema principale potrebbe essere quello di andare in Kentucky prima di “chiudersi” nella bolla della Grande Mela. E continuano le domande su come poter garantire la massima sicurezza in queste circostanze per un paese che è flagellato dalla pandemia e conta quattro milioni e mezzo di contagi dall’inizio e ha superato i 150.000 morti. Giusto ieri, tra l’altro, si è avuto un picco di quasi 1600 decessi in 24 ore, numero che non compariva da fine maggio ed è il primo risultato dell’esponenziale crescita giornaliera che gli USA stanno vivendo ormai da un paio di settimane.
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