Ci sono due detti che girano, per divertimento o per abitudine, tra i maggiori frequentatori di tennis femminile. Il primo è: puoi sempre contare su Petra Kvitova. Il secondo è: la forma è passeggera, ‘Sveta’ (Svetlana Kuznetsova, nda) è eterna.
La giornata di Doha, nel suo microcosmo, le ha racchiuse entrambe. Kvitova ha fatto una partita da leader, da big, da grandissima.
Non è affatto da sottovalutare il già durissimo 7-6(2) 7-6(4) maturato contro Ons Jabeur perché la tunisina è nel miglior momento della carriera, che vuol dire essere sempre in prima linea per riscrivere la storia del tennis arabo. Non è probabilmente l’opzione più “complicata”, ma quanto sta facendo la tunisina in questo 2020 merita un “giù il cappello” e tanti applausi, perché al pur tennis molto divertente da vedere, tutto all’attacco e buona varietà, ci ha unito grande concretezza che la sta spingendo verso grandi traguardi.
Oggi lo scenario era perfetto per riproporre l’expolit di ieri contro una Karolina Pliskova colpevole, se vogliamo, di aver mollato di testa nel momento cruciale. Non era facile, tutt’altro, anche perché a un’avversaria molto ispirata si sono uniti migliaia di tunisini sugli spalti che creavano un clima a volte oltre il limite, esultando a una prima palla che non entrava, fischiando e facendo di tutto per mandare in tilt la numero 3 del mondo. Oggi, dalle tribune, si sono sollevati fischi all’indirizzo di Kvitova al momento del suo ingresso in campo. La stessa Jabeur ha subito la grande esuberanza del proprio pubblico quando qualcuno, nelle fasi finali del set d’apertura, le ha urlato qualcosa al momento in cui lei lanciava la palla per servire.
Era tutt’altro che facile, resistere al doppio pressing, e Kvitova ha messo in campo il suo grande carisma per fronteggiare la situazione trovando una super partenza e, malgrado il break perso sul 4-3 e poi sul 6-5, ha resecato benissimo tutto con un gran tie-break vinto per 7-2 e numerose urla di incitamento anche a “spegnere” il grande gas sulle tribune. Lo ha fatto spesso in passato, non è una casualità, e lo diceva anche a fine partita: “Mi dispiace per voi, davvero. A dir la verità mi sentivo più all’interno di una partita di calcio, e le tante partite in Fed Cup, dove alle volte il clima è anche peggio, possono avermi aiutato. Comunque siete stati incredibili, e siate felici di avere una come Ons che è una persona stupenda ed è un onore dividere il campo con lei”. Onesta, chiara, ma senza alzare i toni. Si fa volere bene tra le colleghe anche per questo, e nel frattempo è di nuovo in semifinale in Qatar grazie a un secondo set altrettanto combattuto dove però è stata Jabeur ad avere le situazioni migliori: 3-1 e 0-30 in risposta, 6-5 e 40-15 al servizio. Kvitova è sempre rientrata nel punteggio, aggredendo e non sbagliando decisioni, facendo vincenti e aumentando la pressione alla sua avversaria che nel nuovo tie-break capitolava con un non troppo netto 7-4, dove però la numero 11 del mondo era salita 6-2 e aveva mancato i primi due match point.
Domani avrà di fronte, ancora una volta, Ashleigh Barty. La numero 1 del mondo è già alla terza semifinale del suo 2020 dopo il 6-1 6-7(4) 6-2 ai danni di Garbine Muguruza. Una partita resa molto difficile, come in tanti momenti della giornata, a causa del forte vento che modificava spesso gli scambi delle due giocatrici. L’australiana, tra l’altro, si è portata in un terzo set evitabile perché dopo aver recuperato un break di ritardo e agganciato la spagnola sul 4-4 nel secondo parziale aveva la situazione in pungo. Giunta al tie-break, però, ha perso il primo punto dopo un lungo scambio e, in maniera anche abbastanza insolita, si è arrabbiata in maniera plateale con se stessa tanto che anche l’avversaria si è girata per vedere che cosa stesse succedendo. L’effetto collaterale è stato che Barty, quel tie-break, non l’ha praticamente giocato scivolando sotto 0-5 e fermandosi solo sul 3-5 nel suo tentativo di rimonta prima di completare il pasticcio per il 7-4 della sua avversaria. Nel terzo set, dopo un inizio comunque dove non riusciva a concentrarsi, al secondo break consecutivo (il terzo totale in una serie che dal 2-1 l’ha vista salire 4-2) è riuscita ad allungare tirando fuori tanti errori gratuiti da Muguruza, spesso piantata a terra e ferma coi piedi quando invece serviva fare molto di più in condizioni così complicate.
Nella parte bassa del tabellone, invece, Svetlana Kuznetsova e Aryna Sabalenka. La russa, 35 anni il 27 giugno prossimo, lo scorso 5 agosto era scivolata addirittura al 195 del ranking mondiale e la sua situazione sembrava quantomai problematica anche in ottica futura dopo due anni praticamente persi intrappolata in una lunghissima scia di infortuni e operazioni al polso. Invece, prima la finale a Cincinnati per rientrare vicina alle prime 50 del mondo e ora una nuova settimana “alla Kuznetsova” in Qatar: 6-2 6-2 a Cagla Buyukackay all’esordio, 6-2 6-2 a Iga Swiatek al secondo turno, forfait di Amanda Anisimova al terzo e oggi il doppio 6-4 nei confronti di Belinda Bencic, una partita presa di forza e qualità dopo un primo set molto duro e il calo di energie della numero 9 del mondo, scivolata indietro 4-1 e doppio break nel secondo set e capace di rientrare solo di un break. Contro di lei, domani, Sabalenka. Ottima settimana per la bielorussa, cominciata con un durissimo 7-5 2-6 7-5 ai danni di Anett Kontaveit e che oggi ha avuto un altro match di grande fatica per le sue difficoltà, soprattutto, nel gestire condizioni molto ventose. Non è una a cui piacciono queste condizioni, contando poi che di fronte aveva Saisai Zheng: una che non ti “ammazza” di potenza, ma gioca tantissimo con le palle lavorate, usando molto topspin e disegnando traiettorie inusuali, fatte apposta per mettere a dura prova una giocatrice che può sentirsi infastidita già dai fattori atmosferici. Alla fine, la numero 13 del mondo ha retto e nelle fasi decisive del secondo set si è mostrata superiore prima di rientrare da 1-3 nel set decisivo e imporsi 3-6 7-6(2) 6-3.
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