[1] A. Barty b. L. Tsurenko 5-7 6-1 6-1
Per dirla come è giusto fare: Ashleigh Barty aveva bisogno di vincere, al di là poi della prestazione. La considerazione più lapalissiana possibile, ma nello Slam di casa e dopo una settimana abbastanza lunga e dispendiosa ad Adelaide, i potenziali problemi di un primo turno con tutte le attenzioni addosso non erano un’opzione da scartare al volo.
Basta girare per Melbourne e vedere che cosa vuol dire, Ash, in questo momento per tutti gli australiani. Simbolo, icona, idolo, modello a cui ispirarsi. Lei è ovunque, tra cartelloni pubblicitari, sponsor, immagini e riproduzioni delle sue partite. C’è una voglia matta di vederla giocare e fare quanta più strada possibile. Barty è nella fase più bella della sua carriera e dopo la vittoria ad Adelaide l’esordio in casa non poteva non darle un misto enorme di emozioni diverse, riversatesi poi in campo in un primo set abbastanza complicato.
5-7 6-1 6-1 il punteggio finale della partita contro Lesia Tsurenko che ha retto fino al 5-5 nel primo set, prima di crollare fisicamente e nella tenuta mentale a causa degli 8 mesi di stop per infortunio al polso e gli zero match (o quasi) giocati fin qui dal rientro. Era un cantiere col cartello “lavori in corso”, ma aveva un’idea tattica che ha funzionato finché ha potuto: spingendo sulla diagonale del rovescio “Ash” o sbagliava o accorciava. Non le stava dietro, anche a causa della ruggine e della poca scorrevolezza. Tsurenko ha avuto un break di vantaggio per il 2-0, poi il 4-3 e servizio, infine sul 5-5 un nuovo game dove a Barty è mancata la prima è valso il terzo, e decisivo, game in risposta portato a casa.
Già sul 6-5 in suo favore si vedevano i primi importanti cedimenti: due brutti doppi falli hanno anticipato il leit motiv dei set successivi. Barty, lì abbastanza nervosa, ha sperperato le chance soprattutto con due dritti conclusivi piuttosto brutti che sono valsi il set all’avversaria. Dall’inizio del secondo, però, la musica è radicalmente è cambiata e non tutto è merito della numero 1 del mondo. Ha continuato ad avere alti e bassi, ma dall’altra parte della rete non aveva più la stessa giocatrice della prima ora di gioco. Un immediato break per il 3-0 ha poi facilitato ulteriormente le cose perché lei si è definitivamente messa a fare gara di testa e Lesia non le stava più dietro. Un nuovo break sul 4-1 e il parziale era in cassaforte.
Tsurenko aveva pochissime chance, e un break in apertura del terzo per l’australiana confermato e poi raddoppiato per il 3-0 hanno messo la parola “fine” ai patemi di Barty, che ha portato la partita a casa senza però impressionare. Serviranno altri giorni per vederla in una condizione migliore. Oggi, però, serviva solo la vittoria. Per lei e per i diecimila e più australiani presenti sulle tribune.
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