Finale a Budapest, quarti di finale a Indian Wells e Miami, nuova finale a Istanbul, quarti di finale a Roma e nuova finale al Roland Garros. I primi 6 mesi di stagione per Marketa Vondrousova sono stati esaltanti malgrado l’esito dello Slam parigino dovuto più che altro a una difficoltà sua nel liberarsi della tensione che l’ha attanagliata.
Rispetto ad Ashleigh Barty, quel giorno, ha pagato lo scotto della prima volta su un campo così grande. Mai aveva messo piede su un terreno di gioco così, e farlo nel giorno della prima finale Slam ha portato a un cortocircuito che però non può macchiare un percorso che doveva vederla a questo punto della stagione in top-10, o in prossimità. Eppure, è ferma ai box da ormai 4 mesi e oggi ha rivelato che si è appena sottoposta a un intervento chirurgico al polso.
Ha raccolto scalpi pesanti, tra cui Simona Halep, battuta due volte, e ha avuto una regolarità molto importante nelle fasi finali di 6 dei primi 7 tornei affrontati nel 2019. Soltanto a Melbourne, a inizio stagione, venne fermata nei primi turni (al secondo, contro Petra Martic, una sorta di bestia nera non fosse per il successo importantissimo nei quarti di finale del Roland Garros, il primo in carriera contro la croata dopo 5 sconfitte).
Non è mai stata una giocatrice fortunata sotto l’aspetto fisico. Forse c’è una situazione simile a Karolina Muchova, connazionale, che per tanto tempo non ha trovato modo di emergere perché non aveva molte disponibilità economiche per permettersi sia una programmazione adatta sia la possibilità di avere un fisioterapista con sé. Vondrousova, a metà 2018, si è fermata per uno stiramento arrivato nel momento peggiore. Aveva mancato la difesa del titolo vinto nel 2017 a Biel, ma a Stoccarda stava giocando molto bene e dopo essersi qualificata facilmente ha travolto Julia Goerges 6-2 6-2 e ha inflitto un nuovo 6-2 a Elina Svitolina prima di strapparsi il polpaccio. Malgrado sia tornata solo un mese e mezzo dopo, per vederla di nuovo in grado di ripetere un buon risultato abbiamo atteso metà luglio, con la semifinale a Losanna, quando era uscita fuori dalle 100.
In off season ha cambiato preparatore atletico e avendo fatto per la prima volta un vero lavoro per rinforzarsi e prepararsi ha poi finalmente espresso tutto il talento che gli addetti ai lavori le accreditavano fin dai tempi in cui era una grandissima promessa del circuito juniores. Eppure, un carattere un po’ timido e lo sguardo un po’ imbronciato in campo probabilmente non hanno mai veramente fatto presa sul pubblico. Soltanto tra Roma e Parigi è sembrata prendersi una fetta abbastanza importante, prima esaltando il pubblico del Pietrangeli contro Simona Halep e Daria Kasatkina, poi vincendo le battaglie tiratissime all’ombra della Torre Eiffel. contro Petra Martic e Johanna Konta.
Soprattutto poi la contemporanea esplosione di Bianca Andreescu deve aver giocato un ruolo fondamentale, compensata anche da tutto un diverso atteggiamento dei media tra una ragazza del nord-america molto più esposta alle luci della ribalta già solo in termini di marketing e interessi rispetto a una della Repubblica Ceca. E gli esempi si sprecano. Come Simona Halep che da numero 1 del mondo rimane senza sponsor, o Svetlana Kuznetsova che si sentì rispondere “perché voi non avete mercato” dal manager quando una decina di anni fa chiedeva perché le 4 russe nelle prime 12 del mondo non attirassero sponsor al contrario di quasi tutte le altre big. Andreescu, soprattutto parlando di interesse e marketing generato, ovviamente non ha alcuna colpa e sarebbe stato estremamente interessante vederle contro a Indian Wells in quella semifinale che è sfumata per un nulla (la ceca perse in lotta al terzo contro Elina Svitolina) o in Fed Cup, dove però fu la canadese a dare forfait. Poteva però esserci ancor più carne al fuoco, nella WTA, per una nuova generazione che sta già facendo veramente tanto bene.
Marketa, dopo quel Roland Garros comunque molto importante, ha giocato appena tre partite. Raccontava, nelle prime conferenze stampa post-Slam, che il suo pensiero andava soprattutto al cambio di superficie vista la scarsa attitudine sull’erba per le pochissime partite giocate. Pianificava una seconda parte di stagione di alto livello per provare poi a finire almeno tra le prime 15, ma per quello che faceva vedere non poteva non essere una seria candidata a un posto alle Finals, dove proprio Andreescu arriverà a breve. Invece, la fortuna le ha voltato le spalle. A Birmingham è stata sconfitta al terzo turno e ha avvertito dei fastidi al polso. Sono cominciati i massaggi, i trattamenti, ma il problema non si è risolto. A Wimbledon ha perso subito contro Madison Brengle e fin dai primissimi giorni successivi era apparso evidente che non si poteva andare avanti. Tutore nella zona del braccio sinistro, quello che impugna la racchetta, e al di là di qualche rara apparizione pubblica c’è sempre stato un grande mistero sulle sue condizioni. La lunga attesa prima dell’intervento è che si è cercato in tutti i modi di evitarlo proprio perché non si aveva bene idea di quale fosse il problema. Vondrousova ha passato un paio di mesi facendo infiltrazioni e visitando alcuni esperti per capire se c’era modo di guarire senza arrivare all’intervento. Oggi, come la sua foto su Instagram mostra fin troppo bene, tutto ciò non è stato possibile. “Ci vediamo nel 2020” ha detto, con la speranza che il recupero possa riportarla in campo a posto e senza forzare i tempi visti i tantissimi punti che avrà in uscita quando si ripresenterà in campo.
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