Quando Maria Sakkari si presentò per la prima volta nel circuito maggiore, tra 2015 e 2016, scherzando mise subito in chiaro una cosa: malgrado sia nata ad Atene, nelle sue vene scorre il sangue di Sparta, vista l’origine del padre.
Per semplificare il concetto e non scadere nella retorica, si potrebbe tranquillamente fare riferimento all’episodio famoso dei 300 spartani e la loro resistenza alle Termopili contro i persiani, riprodotto poi negli anni 2000 in un film divenuto poi iconico per alcune scene madri.
Sakkari, che ha sempre messo in campo una grinta e una voglia di lottare (in senso buono) enorme, non poteva non esaltarsi in un evento tennistico che si gioca all’interno del campus universitario di San José, lì dove si allenano le squadre che prendono il nome di “spartani”. I San José Spartans sono presenti nel basket, nel tennis, nell’atletica, nella boxe. La greca, dopo la finale raggiunta lo scorso anno grazie a importanti vittorie contro Venus Williams e Danielle Collins, quest ultima battuta dopo essere rientrata da 6-3 4-1 e doppio break di svantaggio, si è ripetuta quest anno col successo ormai impossibile da prevedere contro Elina Svitolina.
Una nuova, pesantissima batosta al morale dell’ucraina, che aveva la vittoria in pugno, soprattutto sul 6-1 4-1 e quando sul 5-3 è andata a servire per chiudere. Doveva solo raccogliere i frutti di quanto seminato fin lì, con tanto buon lavoro da fondo campo e capacità di gestire il palleggio e la profondità, sfruttando una Sakkari fin lì poco reattiva. Eppure, come altre volte le è successo fin qui nel 2019, quando è stato il momento chiave è andata in difficoltà. Il primo elemento che l’ha abbandonata è stato il servizio, incagliatasi in un turno di battuta, il nono, dove la seconda si è rivelata ancora una volta troppo debole perché frutto della tensione e dove Sakkari ha cominciato a prendere vantaggio dei tanti problemi. Un match point annullato, un altro, un terzo, e alla quinta chance di break rientrava in partita. Un nuovo match point, il quarto, cancellato col proprio servizio ed eravamo 5-5. A quel punto era cambiato tutto.
Sakkari si è presa di forza il tie-break, volando immediatamente sul 4-1 nel set decisivo. Svitolina, completamente cambiata nell’atteggiamento da propositiva a passiva, non è stata in grado di ripetere quanto fatto dalla sua avversaria e il punteggio finale di 1-6 7-6(3) 6-3 ricalca tanto da vicino quanto visto già solo nel 2019 in un paio di occasioni tra la sconfitta di Roma contro Victoria Azarenka a quella di Doha contro Simona Halep, ma che scorrendo gli anni indietro si può riproporre in tante altre circostanze.
La greca, adesso, avrà Saisai Zheng. La cinese ha battuto la numero 4 del seeding Amanda Anisimova 5-7 7-5 6-4 in quasi tre ore di gioco estremamente faticose, portata al limite dello sforzo fisico in un misto di lunghi scambi, grandi difese (della cinese) e occasioni mancate (dall’americana). Alla fine, nel set decisivo, Anisimova è stata anche costretta a chiedere un medical time out perché non si sentiva bene, sofferente in generale fin dall’inizio del match e chiamata anche a farsi misurare la pressione. Eppure le chance le ha avute, con un 40-15 buttato al vento sul 4-4. I meriti della cinese sono stati soprattutto di non aver mai calato il proprio livello, continuando a variare e a mandare nel pallone la diciassettenne statunitense fin dai primi punti, prevalendo poi nel durissimo testa a testa finale in una partita difficile da raccontare nella sua completezza, visti i 17 break complessivi.
Anisimova che ora dovrà cercare di recuperare in vista del torneo di Toronto dove è stata sorteggiata però contro un’avversaria che nel 2019 ha sempre battuto: Aryna Sabalenka. La bielorussa però è ancora dentro il torneo californiano. La prima semifinale da maggio è arrivata per la numero 10 del mondo (destinata a diventare numero 9) con un 3-6 6-2 6-4 ai danni di Carla Suarez Navarro in quella che è la quinta rimonta della sua stagione da un set di ritardo. Eppure lei stessa ha detto di avere pochissimo da raccogliere, di buono, da questa giornata soprattutto perché ha lottato duramente con il proprio servizio fin dal primo set. Bassissima la percentuale di prime palle (45% complessiva) e sulla seconda spesso la spagnola le prendeva il tempo, rendendola inefficace o, come avvenuto alla fine del primo set, estremamente fallosa.
L’unica cosa che le ha fatto piacere, come raccontava nell’intervista a fine partita, è che non ha mai mollato la presa. Banale, all’apparenza, ma in una stagione con poche soddisfazioni e 15 sconfitte in due set deve essere vista come una nota positiva. L’ha aiutata, inoltre, la maggiore profondità di palla trovata fin da inizio del secondo set, risultando più dominante da fondo campo imponendosi molto più spesso negli scambi e uscendo dalla lunga tela che Suarez Navarro cercava di costruire per mandarla fuori giri. In semifinale avrà Donna Vekic, che ripresasi da un inizio non perfetto ha poi messo insieme 10 game di fila per battere Khristie Ahn 7-5 6-0.
Risultati
[7] M. Sakkari b. [1] E. Svitolina 1-6 7-6(3) 6-3
S. Zheng b. [4] A. Anisimova 5-7 7-5 6-4
[5] D. Vekic b. [Q] K. Ahn 7-5 6-0
[2] A. Sabalenka b. [6] C. Suarez Navarro 3-6 6-2 6-4
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