N. Kyrgios b. [3] D. Medvedev 7-6(6) 7-6(4)
Bisognerà mettersi d’accordo: tenersi Kyrgios divertente e che non vince (quasi mai) oppure scambiarlo con questo tennista capace sì di divertire di tanto in tanto ma sostanzialmente solido, con un servizio inscalfibile? Se fate questa domanda ad un qualsiasi appassionato di tennis non potrà che rispondervi che dovremmo poter entrambi e chissà se ha ragione o meno. Quel che rimane di questo sesto successo in carriera di Nick Kyrgios, che torna a vincere dopo Acapulco, è l’impressione di un giocatore che certo può mettere d’accordo tutti ma che se vincesse più spesso sarebbe un peccato. Potrà sembrare un paradosso ma se mai si cercherà un giocatore che ha incarnato nello sport una banalotta metafora della vita – a volte esaltante, molto più spesso noiosa – non si può scartare a priori Nicholas Hilmy Kyrgios, ventiquattrenne di Camberra, giocatore di tennis perché, parole sue, non sa fare troppo altro.
La finale di oggi è stata come come ce ne sono state mille e ce ne saranno duemila, con due giocatori di livello simile che si sono aggrappati al servizio rimandando il giudizio finale a quella mezza roulette che è il tiebreak, chiedete a Federer se non ci credete. Anche in questo caso sono state le caratteristiche di Kyrgios a fare il risultato, perché l’australiano in battuta è inavvicinabile anche da un buon ribattitore come Medvedev e in compenso in alcune giornate risponde abbastanza male, soprattutto contro giocatori intelligenti come il russo. Che è stato bravo durante tutto il match a non farsi destabilizzare dai giochini di Nick, che un paio di volte ha giocato dei colpi assurdi sotto le gambe – nello stesso game un lob perfetto e una palla corta – ma che ha ceduto un po’ per merito dell’australiano e un altro po’ per demerito suo, visto che i due errori decisivi del secondo tiebreak sono stati abbastanza gratuiti. Medvedev ha recuperato subito il primo ma sul secondo, arrivato sul 3-4, ha potuto opporre solo un buon servizio, ma quando è toccato a Kyrgios servire non ha neanche toccato la palla.
Kyrgios completa una settimana praticamente impeccabile, cominciata con la sconfitta in doppio insieme a Tsitsipas ma poi proseguita con una convincente serie di vittorie, contro avversari abbordabili fino alla semifinale e poi alzando il livello quando si è trovato di fronte due top10. Inutile cercare di capire se è vera gloria, anche perché lo sapremo preso, visto che a Montréal è capitato in uno spicchio di tabellone piuttosto impegnativo, con la rivincita contro Medvedev alle porte, se dovesse superare Edmund. Ma per quanto si possa essere sforzato di sembrare il più normale possibile sempre di Kyrgios si parla: potrebbe perdere con Edmund oppure mettere in riga uno dietro l’altro Medvedev, Isner, Thiem, Zverev e chiunque arrivi in finale. Dovesse riuscirsi a New York tutto potrebbe diventare divertente. Meglio che perda con Edmund.
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