Quando è finita, sull’ultimo colpo lungo di Nadal, in tribuna stampa ci siamo guardati. La prima battuta: “Che partita è stata?!”
Increduli, perché la qualità del match -secondo set a parte con Federer non pervenuto- è stata veramente altissima, al di là di ogni match visto in queste due settimane a Wimbledon, in cui nessuno si è risparmiato, in cui entrambi hanno sempre cercato il vincente, reagito a situazioni difficili e servito bene quando era necessario.
La quarantesima di Federer e Nadal ha regalato allo svizzero la sedicesima vittoria contro il maiorchino, la dodicesima finale a Wimbledon e la trentunesima finale nei tornei dello Slam.
Un inizio di studio tra i due, entrambi molto concentrati a tenere il servizio facilmente; il tie-break è stato indeciso fino al settimo punto, nel quale Federer ha trovato velocità di gioco e cinismo per chiuderlo prima possibile. La reazione di Rafa era prevedibile, un po’ meno quella di Federer che dopo avere avuto due palle break nel secondo gioco, ha subito 20 punti di fila (su 24 totali), lasciando andare un set non supportato dall’alta percentuale di prime che invece aveva caratterizzato il primo set.
L’ora successiva ha promosso l’aggressività di Federer e la capacità di rispondere bene e mettere in difficoltà un avversario che non ha mai rinunciato alla ricerca del vincente, a costo di fare qualche errore in più -spesso arrivati in momenti cruciali- .
“Ha giocato un po’ meglio di me -dice Nadal- e quando poi prende fiducia è veramente difficile fermarlo. Avevo giocato meglio nei turni precedenti ma oggi per batterlo avrei dovuto superarmi e non l’ho fatto. Bisogna accettarlo, lo ha meritato”.
Dopo quattro match point annullati e qualche chance di Nadal di riaprire la partita, Federer alla fine piega un Rafa autore di un grande torneo dopo il “solito” Roland Garros.
La forma dello svizzero è salita gradualmente e adesso dovrà affrontare un ostacolo forse ancora più duro: Novak Djokovic che qui lo ha battuto nel 2014 e nel 2015.
Ma ora Federer non ci pensa; ora si gode questo dolce momento, quella dolce vendetta 11 anni dopo, a 38 anni. Ancora in una finale dello Slam, per la trentunesima volta. Ancora lui, protagonista.
Credere sia umano, talvolta, è davvero difficile.
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