Angelique Kerber si prende il big match di giornata a Eastbourne contro Simona Halep.
Una partita quasi senza storia, dove la tedesca ha messo in campo maggiore profondità di palla e soprattutto ha espresso un livello davvero molto alto lungo tutta l’ora e mezza di gioco.
6-4 6-3 il punteggio finale, che ha riportato la tedesca in semifinale a nella località balneare britannica là dove lo scorso anno venne fermata, mancando match point, contro Caroline Wozniacki. Partenze sprint per la campionessa di Wimbledon in entrambi i set: 4-1 e servizio nel primo parziale, 3-0 e servizio nel secondo. Halep faceva molta fatica a contrastare l’avversaria che soprattutto dal lato del rovescio sembrava veramente in giornata di grazia.
Una semifinale importante per la tedesca, perché colta alla vigilia dello Slam “verità” perché sarà chiamata a difendere non solo la top-10, ma anche la top-20 visti i rendimenti non troppo brillanti degli ultimi mesi, dove comunque figura una finale pesante come quella di Indian Wells ma nel complesso ha avuto prima un calo nel rendimento e poi due mesi vissuti tra problemi fisici e dunque scarso rendimento in campo. Le serviva giocare, per ritrovare brillantezza, e la prova di oggi sembra un buon viatico per lo Slam su erba.
Nel frattempo però c’è una semifinale da giocare, dove potrebbe anche balenarle nella testa l’idea di non affaticarsi troppo, ma che in questo momento potrebbe dare ancor più carica perché di fronte a lei c’è una giocatrice dal braccio e dal talento superlativo, come Ons Jabeur, sempre stata molto discontinua con picchi di rendimento isolati, ma che quando riesce a trovare la giusta settimana diventa uno spettacolo. Lo scorso anno a Mosca ha sfiorato il titolo, perdendo contro Daria Kasatkina da 6-2 4-1 in finale, e ora è di nuovo in semifinale in un Premier dopo il successo 1-6 7-5 6-3 contro Alizé Cornet. Da verificare, semmai, le condizioni della sua caviglia dopo una brutta storta e successivo medical time out sul finire del set decisivo. Dalle prime informazioni non sembra nulla di veramente grave, per cui è lecito pensare che domani possa essere arruolabile in campo.
La seconda semifinale vedrà di fronte due maestre della continuità: Kiki Bertens e Karolina Pliskova. Oggi hanno impressionato entrambe, seppur impegnate in sfide completamente diverse. Travolgente la ceca, che ha rifilato un 6-2 6-0 a Ekaterina Alexandrova colpendo 22 vincenti e commettendo appena 3 errori gratuiti. Vittoria di carattere dell’olandese, che si è imposta 6-4 3-6 6-4 su un’ottima Aryna Sabalenka. Probabilmente la bielorussa sperava in una maggior fortuna, dopo il grande successo di ieri contro Caroline Wozniacki, ma oggi ha tenuto altissimo il livello fino alla fine, dimostrando progressi importanti nella tenuta e nella costanza, mancando soltanto per bravura della sua avversaria nel momento chiave, quando Kiki è riuscita a riaprire il turno in risposta sul 5-4 in suo favore e 30-0 Sabalenka al terzo.
Aryna, che era uscita con le ossa rotte dal loro ultimo (e unico) confronto diretto a San Pietroburgo, ha perso il primo set per un break subito sull’1-1 e malgrado le diverse chance in risposta. La partita era molto, molto equilibrata ed entrambe crescevano nel livello generale. Sabalenka attaccava, ma provava a fare anche molto di più tra slice e discese a rete. Forse non sempre impeccabili, ma è rimasta ben concentrata anche quando Bertens l’ha ripresa sul 3-3 dopo un iniziale allungo nel secondo parziale. Altra serie di 3 game e secondo set che finiva nelle mani dell’allora numero 10 del mondo. La sconfitta, purtroppo per lei, le costerà l’uscita a favore di Serena Williams. Un peccato, perché il recupero da 1-4 a 4-4 nel set decisivo è stato ancora significativo, ma proprio sul finire Bertens ha avuto il guizzo decisivo.
Sfida importante, domani, tra Bertens e Pliskova: numero 3 (Karolina) e 4 (Kiki) del mondo, la vincente accorcerà di 120 punti almeno il distacco da Ashleigh Barty in testa al ranking. Entrambe, seppure un po’ a distanza, avranno chance di essere numero 1 del mondo dopo Wimbledon.
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