Settimana di sorprese sia in campo maschile che femminile.
Nei quattro tornei disuputati disputati (2 ATP e 2 WTA), abbiamo assistito ad una strage di teste di serie che ha pochi precedenti: solo 7 delle 32 teste di serie distribuite equamente tra i quattro tornei disputati, sono giunte nei quarti, due in semifinale, e solo la giovanissima americana Anisimova (classe 2001), n.76 del mondo e numero 6 del seeding, è riuscita ad approdare in finale al torneo di Bogotà riuscendo a vincere il suo primo torneo in carriera.
Nell’altro torneo WTA, svoltosi a Lugano, si è imposta la slovena Hercog, numero 89 del mondo, che torna ad alzare un trofeo (il terzo in carriera) dopo quasi 7 anni (l’ultimo successo risaliva infatti a Bastad 2012 dove si era imposta anche l’anno precedente). La tennista slovena in finale ha avuto la meglio su un’altra teenager, la polacca Swiatek, anch’ella classe 2001, che con questo risultato irrompe tra le top 100 al numero 88 aggiungendosi ad altre quattro tenniste nate nel terzo millennio.
In sintesi in campo femminile la striscia delle vincitrici di torneo si allunga ulteriormente (18 in altrettanti fin qui disputati in stagione), a conferma di un equilibrio “anomalo” cui sta contribuendo certamente anche il ricambio generazionale che diventa sempre più sostanzioso. Tra le top 100 ad oggi ci sono infatti ben 19 tenniste nate dal 1997 in poi, tra cui sei teenagers (under 20). Sette tra loro sono tra le vincitrici dei 18 tornei fin qui disputati in stagione:
In campo maschile si sono giocati 2 tornei (Marrakech e Houston) e l’unica testa di serie approdata in semifinale è stato l’americano Querrey (n.8) che a Houston è stato eliminato a sorpresa dal cileno Christian Garin che vincerà il torneo, diventando il primo cileno a riuscire nell’impresa dal 2009 quando Gonzales, detto “ mano di pietra” per le velocità elevatissime che era in grado di generare col dritto, conquistò a Vina De Mar l’ultimo degli 11 successi raggiunti in carriera. Garin in finale ha superato Casper Ruud, classe 98, primo norvegese a disputare una finale nel circuito maggiore ATP dal 1995 quando vi riuscì a Bastad il padre Christian che è stato il tennista norvegese più blasonato dell’Era Open (39 il suo best ranking).
Il torneo americano ha vissuto anche la favola del ventiduenne colombiano Daniel Galan (n.241 del mondo) che, entrato come wild card nelle qualificazioni, si è spinto fino alle semifinali dove ha perso da Ruud ma dopo aver superato a sorpresa la testa di serie numero 1, l’americano Johnson (n.39 del ranking) e la numero 7, l’australiano Thompson (n.67).
A Marrakech abbiamo assistito al ritorno di Benoit Paire che conquista la seconda vittoria in carriera nel circuito maggiore a distanza di quattro anni dalla prima ottenuta a Bastad nel 2015.
C’è una buona notizia anche per gli azzurri: grazie alla bella performance di Lorenzo Sonego che a Marrakech ha raggiunto i quarti di finale battendo due avversari di rispetto (il serbo Djere, numero 32 del mondo e l’esperto olandese Haase), difendendosi onorevolmente anche contro Tsonga nei quarti. Con questo risultato il tennista piemontese rientra nei top 100, al numero 96, dove adesso ci sono sei azzurri: questo è avvenuto per sei volte negli ultimi 6 anni ma per non più di due settimane consecutive.
Il record italiano è di sette presenze nei top 100 registratosi due volte, l’ultima delle quali il 23 aprile 2012, per due settimane consecutive:
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