Dopo la sbornia di Monte Carlo, col primo italiano a vincere un “1000” – e lasciamo perdere la querelle sul valore reale, tanto quello resta – la settimana che si è conclusa oggi ha regalato un’altra soddisfazione ai tifosi italiani. È stato stavolta Matteo Berrettini che è riuscito a portare a casa un torneo che per noi italiani ha un significato particolare, visto che da Budapest l’anno scorso partì la grande rincorsa di Marco Cecchinato alla semifinale Slam parigina e alla Top15. L’augurio è che la storia si ripeta, anche se naturalmente stiamo parlando di un giocatore ben diverso. Berrettini intanto è più giovane e con una storia meno travagliata di quella del palermitano alle spalle. Se da Cecchinato non ci aspettavamo nulla con Berrettini siamo invece più esigenti, visto che ci auguriamo riesca a mettere insieme una carriera almeno alla Seppi, se non proprio alla Fognini. Ma con i chiari di luna che ci sono in questo periodo Berrettini potrebbe persino aspirare a qualcosa di più, anche se al romano manca ancora l’acuto. Però Matteo ha dimostrato che le partite che deve vincere le vince, anche con una certa tigna. Il tabellone di Budapest non era semplicissimo, e Berrettini ha fatto fuori due teste di serie, Kukhuskin (7) all’esordio e Djere in semifinale. A loro vanno aggiunti Cuevas, che aveva fatto la cortesia di eliminare un Cilic in preoccupante calo, e Krajinovic oggi, che aveva eliminato Borna Coric e che alle spalle ha pur sempre una finale in un “1000”. Insomma Berrettini ha già raggiunto un livello medio di tutto rispetto, e lo mantiene con una certa costanza. Dovrà provare a fare un salto di qualità, perché di top20 finora ha battuto soltanto un Khachanov in crisi a Sofia, un Sock sulla strada della sparizione a Wimbledon e Bautista Agut a Gstaad. Consola ricordare che due di queste occasioni erano le finali che il romano ha vinto, mostrando che al momento della verità la mano non trema. Se son rose…
Ma per il tennis internazionale le notizie più interessanti arrivano indubbiamente da Barcellona, non tanto perchè ha vinto Thiem, che può starci, ma per “come” l’austriaco ha fatto suo il torneo. Nonostante Thiem avesse battuto Nadal già tre volte sulla terra rossa, questa è la prima volta che ha lasciato la sensazione di essere in totale controllo del match e che non stesse giocando al massimo, come successe per esempio a Roma, quando pagò subito dopo lo sforzo dell’impresa. Stavolta Thiem ha bissato il successo travolgendo un giocatore “caldo” come Medvedev, con cui partiva favorito ma nessuno si aspettava un divario così ampio. Fra l’altro Thiem arriva da un periodo di crescita costante e pare abbia anche migliorato la capacità di scegliere i tornei in cui esprimersi al meglio. Continua a giocare tanto, ma dopo la vittoria di Indian Wells si è praticamente riposato a Miami e a Monte Carlo forse aveva scelto una partenza lenta pensando di poter disporre di Lajovic senza troppi problemi. Naturalmente Madrid e Roma daranno delle ulteriori indicazioni, anche perché dobbiamo pur sempre verificare come stanno Djokovic e soprattutto Federer, che terrà anche un basso profilo ma si sarà accorto anche lui che le possibilità di fare il colpaccio non sono poi così poche. Il consiglio è di guardare non tanto i risultati ma il modo con cui vengono raggiunti. Il ricambio di cui tanto si parla in fondo è già tra noi, e la classifica – che ha ancora in top10 gente come Anderson, Isner e del Potro – lo certificherà abbastanza presto, visto che Medvedev potrebbe arrivarci già a Madrid e Khachanov, Coric, Tiafoe e Shapovalov non dovrebbero faticare poi troppo.
Ma intanto apprestiamoci a seguire un’altra settimana di passione, perché Fognini potrebbe ritoccare il suo best ranking, visto che solo 5 punti lo separano dal numero 11, Marian Cilic. Dovrà fare attenzione a Khachanov, ma la top10 sembra a portata di mano anche per lui. Incredibile.
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