Nessuno mette in dubbio che Stefanos Tsitsipas sia un ottimo, ottimo giocatore. Come ha detto in un pezzo il nostro direttore, Daniele Azzolini, se non riuscirà a vincere in uno slam da qui a due anni, sarà solo e soltanto colpa sua. Il ragazzo ha certamente le stigmate di quello che cerca la Atp per il futuro, per il dopo “golden generation”. Detto questo…
Detto questo, come facilmente avrebbe potuto capire chi avesse avuto un minimo di coscienza e di conoscenza, la vittoria che il greco ha ottenuto contro Roger Federer non aveva nulla nè della partita che Roger fece contro Sampras del 2001, nè aveva nemmeno i sintomi del “passaggio di consegne”. La vittoria, certamente di prestigio, ottenuta dal ventenne allenato da “The coach” Mouratoglou, era dovuta a molti fattori ma nessuna dal fatto che il suo gioco avesse sovrastato quello dello svizzero.
Il quasi 38enne (ricordiamocelo, questo) ha sprecato dodici palle break nel secondo set, della quale almeno i tre quarti buttate nel water in autonomia (dopo aver vinto il primo), nonostante da almeno un annetto abbondante giochi fondamentalmente senza risposta. Non solo: sono arrivati da parte elvetica CINQUANTA errori di dritto. Che storicamente è il suo colpo migliore. Nonostante tutto questo, Tsitsipas ha vinto in quattro set, tutti tirati, con due tie break. Dunque, un presunto fenomeno ventenne ha battuto una delle peggiori versioni della storia di Federer, quasi 38enne.
Eppure, quasi nessuno si è preso la briga di sottolineare questi fattori. Che magari, sì, erano menzionati, di sfuggita e quasi con il sorriso (con l’ex numero uno del mondo preso fondamentalmente come un vecchietto rincoglionito) ma vuoi mettere il passaggio di consegne, l’erede, l’allievo, il paragone con Sampras-Federer 2001? Sono usciti persino articoli dove tra i 10 motivi per i quali Tsitsipas doveva essere paragonato all’americano e allo svizzero c’era un leggendario “tutti e tre sono nati ad agosto”. Gli altri nove ve li risparmio.
Forse i paragoni in realtà servono a sintetizzare e ad evitare ad esprimere concetti, ma ogni tanto, soprattutto se di mestiere scrivi, questi concetti andrebbero espressi. Per fortuna, o per sfortuna a seconda dei casi, ci sono voluti pochi giorni per far vedere la differenza tra un vero fenomeno, e in forma, come Rafael Nadal, uno che all’età di Tsitsipas i “vecchi” se li mangiava a colazione (così come facevano Federer e Djokovic), e uno che di fenomenale, per ora, ha solo il look, le foto sui social e lo “Tsitsi pensiero”, che divide in due i fans (chi lo ama, chi lo odia).
Il ragazzo si farà, e non ha nemmeno le spalle strette. Ma gli Dei, almeno per il momento, lasciamoli stare. Anche perchè le varie lezioni Dimitrov, Kyrgios e chissà, forse anche Zverev, non sono servite a quanto pare.
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