Dal nostro inviato a Melbourne
Al primo viaggio in Australia ha subito ottenuto un primo importante passo con la qualificazione all’Australian Open. Un segno di continuità, quello di Karolina Muchova, se ripensiamo a quello US Open dove passò ancora dal tabellone cadetto e si spinse fino al terzo turno eliminando da numero 202 del mondo Garbine Muguruza al secondo.
Oggi, dopo il suo successo per 6-4 6-1 contro Jamie Loeb, siamo riusciti a fare due chiacchiere con una delle giocatrici ceche forse più nell’ombra, ma dotata ugualmente di tanta qualità. Adesso, l’asticella si fa subito molto alta dato che al primo turno dovrà affrontare Karolina Pliskova.
Tra l’altro la notizia è arrivata pochi secondi prima del nostro turno, nella sala conferenze stampa di Melbourne Park. Il dialogo è cominciato sull’onda del tragicomico:
“Ti hanno sorteggiato contro Pliskova”
“Eh?”
“Affronterai Pliskova”
“… Non sono Pliskova”
“Lo so, però ci dovrai giocare contro al primo turno”
“… oh no, ora avrei preferito avessi sbagliato persona” (tra le risate)
Da lì è partita una chiacchierata che ha svariato un po’ tra i cambiamenti che quella partita contro Muguruza le ha portato e questo suo modo di giocare così piacevole da vedere.
“Sai, ovviamente non ti dico che quella volta contro Garbine sono scesa in campo così, per provare” ha detto, ripensando a quella nottata, “Volevo vincere, ma sapevo che avevo di fronte una delle migliori al mondo. L’inizio era stato orribile, andai sotto 0-5, poi presi più sicurezza. Non ero abituata a quel pubblico, fu tutto molto particolare”. Grazie a quel terzo turno si era conquistata la certezza di essere in Australia per la prima volta in carriera. “L’ultima off season l’ho affrontata molto diversamente rispetto al passato. Per la prima volta avevo in programma un viaggio in Australia e per provare ad ambientarmi al diverso clima sono stata in Florida, all’accademia di Chris Evert. Ho avuto anche occasione di parlare con lei, per me è qualcosa di molto speciale”. Difficile darle torto, sebbene ammetta che preferisce guardare maggiormente tennis maschile: “C’è Federer, mi piace troppo. Ma insomma, a chi non piace?”.
Tra i tanti slice e le grandi abilità nel cambiare ritmo e velocità allo scambio, tra le tante voleè che mette a segno, Karolina ha spesso dovuto affrontare dei problemi fisici che ne hanno rallentato la progressione in classifica, uno dei motivi principali per cui oggi deve ancora entrare in top-100. Anche questa volta c’è stato un piccolo problema fisico una settimana fa, “ma ora è tutto superato. È la prima volta che sono qui, ma mi trovo veramente bene. È stato difficile passare le qualificazioni perché dovevo sempre controllare un po’ di tensione che ancora mi viene naturale. Contro Loeb non penso sia stata una bella partita, per esempio”. Detto da una che non ha perso più di 4 game a set, non è un brutto biglietto da visita.
Da dove nasce questa grande qualità nel proprio gioco? “È qualcosa che ho sempre avuto. Mi piace pensare tanto, proporre qualcosa di nuovo, mi piace costruire, prendermi rischi ma con la consapevolezza di volere quel colpo. C’è stata poi la fortuna di trovare un allenatore che non ha voluto cambiare nulla, ma aiutarmi a migliorare in questa direzione”.
La scorsa settimana a Brisbane si è messa in mostra per un colpo che è frutto del puro istinto, ma che bisogna volerlo fare e saperlo giocare. Ci vuole una mano fuori dal normale, come la sua: in un punto giocato contro Anastasia Potapova, nel terzo turno di qualificazioni, ha alzato un lob con la racchetta dietro alla schiena e ha poi parato la successiva schiacciata della russa addomesticando la palla per rimetterla nel campo opposto. Tutto un insieme di termini si traduce in questo video:
Molto sorridente, alla domanda se abbia mai avuto l’opportunità di rivedere qualche suo punto così ha risposto: “A dir la verità ho speso gran parte della carriera in tornei di basso livello che non erano mai coperti, però adesso mi diverto. Quando mi hanno fatto vedere quel video ho riso tantissimo”. Il colpo più bello? Zero dubbi: “Una volta sono riuscita a fare un tweener vincente, nel campionato a squadre nazionale in Repubblica Ceca”. Proprio lì ci fu il primo vero contatto. Un game iniziale contro Barbora Strycova, nel campionato a squadre ceco, la vide fare 3 serve and volley con estrema nonchalance. “È vero, tutto vero, ma eri lì?” ha chiesto, molto colpita. Quando ha saputo che si trattava di uno streaming online è rimasta forse ancor più sorpresa. Lo scorso anno fu protagonista allo US Open, contro Ashleigh Barty, di uno dei punti più belli del torneo quando su un lob dell’australiana ha eseguito una perfetta veronica. Sarebbe stato punto contro tante, ma Barty è un’altra che a qualità di tocco non può essere discussa, ed eccola infatti uscire dalla situazione complicata inventandosi uno slice di rovescio attorno al paletto.
Visto che come quella volta allo US Open dovrà affrontare un’avversaria molto quotata, è probabile che verrà inserita nell’ordine di gioco di qualche campo di alto livello. Lei, sotto sotto, sembra sperarci: “Beh, Kaja (Karolina Pliskova, nda) ha appena vinto Brisbane, dovrebbe esserci una buona probabilità”. In quale campo andrebbe la preferenza? “Non lo so, non ho mai giocato in nessun campo qui. Spero sia buono, e che ci sia tanta gente a vederci”. Sarà sulla Melbourne Arena, Lei ci sarà, con quel grande bagaglio tecnico che ad appena 22 anni la rende un po’ un unicum rispetto alla gran parte delle giocatrici attuali. Proveniente da una famiglia di sportivi, il padre è stato giocatore e poi allenatore del Sigma Olomuc, squadra di calcio che a inizio anni 2000 giocò talvolta anche nelle coppe europee e forse qualcuno in Italia ricorderà il nome di Josef Mucha come il giocatore che segnò all’Udinese nella finale di ritorno della Coppa Intertoto 2000. Altri tempi, adesso è lei che prova a farsi notare.
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