Mats Wilander ha detto che questa tua partita è stata forse la miglior prestazione della tua carriera in una finale Slam. Tu come la classifichi?
Esattamente al punto più alto. Se pensiamo alle circostanze, contro Nadal, in una sfida così importante, è fantastico. Ho giocato due partite di grandissimo valore, con forse 15 non forzati tra semifinale e finale. È stato sorprendente anche per me stesso, anche se ho sempre creduto di poter giocare così. Però a questo livello, e con queste circostanze, è stato perfetto.
Stasera con la vittoria hai sorpassato Sampras. È qualcosa di speciale per te?
L’ho già detto, lui è stato qualcuno a cui mi sono ispirato per lungo tempo. Quando ho cominciato a giocare, una delle prime immagini di tennis era proprio Sampras che vinceva Wimbledon nel 1992. Ero un piccolo ragazzo a Kopaonik, una montagna nel sud della Serbia, nessuno aveva toccato una racchetta da tennis prima di me e non avevo alcuna tradizione tennistica. Credo sia stato un segno del destino cercare di cominciare la mia carriera per eguagliare Pete. Averlo addirittura sorpassato mi rende senza parole. Non ho ancora avuto abbastanza tempo per realizzare tutto quanto.
Sei stato sorpreso che Nadal non sia riuscito a fare un punto nei tuoi primi 4 turni di servizio?
È stata la chiave, cioè partire bene nel match. Entrare in campo con la giusta intensità e cercare di essere aggressivo e fargli sentire pressione era il mio piano. Nel secondo game lo avevo già brekkato e quello è stato fondamentale perché lui mette sempre tanta intensità.
Se qualcuno ti avesse detto un anno fa che ora saresti stato qui col tuo terzo Slam di fila avresti pensato qualcosa di impossibile?
No, non impossibile, ma abbastanza improbabile. Non voglio sembrare arrogante, ma credo sempre in me stesso. Forse questo è il più grande segreto del mio successo, come tanti altri atleti di alto livello che nei momenti delicati scavano dentro se stessi per trovare la forza di affrontare certe situazioni. Devi visualizzarti come vincitore, ed è una cosa che io ho fatto spesso e 12 mesi fa stavo facendo tanta fatica perché venivo dall’operazione e non stavo giocando bene e stavo mettendo in dubbio tutto. È stata una grande curva per me quella, l’intero percorso fu speciale e ora posso dire che sono grato di averlo affrontato.
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