Nel primo torneo Slam dal rientro in campo, Timea Bacsinszky ha raccontato in esclusiva tutto il lungo calvario fisico che l’ha colpita negli ultimi 2 anni. È passata da un problema al polso sinistro a uno molto più grave alla mano destra, che le ha quasi messo a rischio l’utilizzo dell’arto.
La svizzera è al secondo turno dell’Australian Open e domani affronterà Natalia Vikhlyantseva per un piazzamento che vorrebbe anche dire avvicinarsi ancor di più al rientro in top-100.
Inoltre, abbiamo anche voluto inserire un momento che rende merito alla personalità di Timea. A un certo punto l’intervista è stata interrotta dalla moderatrice che voleva che la svizzera andasse a parlare con le televisioni, ma la giocatrice prima ha detto che non fosse colpa mia se si stesse ancora andando avanti e poi ha ribadito un concetto: “Prima c’è lui, poi le tv. Loro possono aspettare”. Grazie Timea.
L’ultima volta che ho parlato con te era a Indian Wells 2017. Avevi il morale a terra, gli occhi lucidi e un tutore al polso. Ieri vedevo la grande esultanza dopo l’ultimo punto e non ho potuto non pensare a quanto siano cambiate le cose. Che periodo è stato?
È vero, mi ricordo. Ero tornata a casa dopo Indian Wells perché avevo un’infiammazione al legamento del polso. Feci un’infiltrazione e poi è sparito, poi ho giocato molto bene a Parigi, feci la semifinale, eppure già sentivo tanto dolore alla mano dove poi mi sono dovuta operare a fine 2017. Non ne parlavo quasi con nessuno, ma soffrivo tantissimo già da 8 mesi, da fine del 2016. Poi a Wimbledon ero arrivata alla fine: ero costretta a prendere troppi anti-infiammatori, mi stavo rovinando lo stomaco, aveva effetti anche più dannosi sul corpo, e dunque alla fine decisi per l’operazione in Italia, a Milano, dall’equipe del professor Lanzetta e hanno fatto un lavoro incredibile. Ho rischiato di perdere l’uso della mano. Il 2018 è stato un anno veramente difficile perché non riuscivo a rientrare dopo l’intervento. Era difficile avere la racchetta in mano, non avevo sensibilità, era come se non sentissi nulla anche se l’operazione era stata perfetta e la riabilitazione era proseguita senza problemi. Devo un saluto a Graziella e a tutto lo staff medico di Monza che mi hanno aiutato in quel momento e senza di loro avrei potuto tranquillamente non giocare più a tennis. Era molto difficile perché avevo sempre altri problemi e non riuscivo a essere competitiva, ho passato 14 mesi senza vincere una partita. Il corpo non era pronto, è stata durissima ricominciare. Tante volte mi sono chiesta perché, perché stessi facendo questo, perché volessi continuare. Avevo un dolore continuo, dolore ovunque. Stavo cercando di lottare per rientrare competitiva ma era difficilissimo, non vincevo una partita. Poi verso settembre dello scorso anno qualcosa è cominciato a cambiare, sentivo che stavo ritrovando le emozioni che mi facevano vivere e gioire su un campo da tennis, sono arrivate le prime vittorie, sono tornati i momenti in cui riuscivo a trovare le risposte nella mia testa per girare le partite a mio favore. Mi sono detta che finché avrò questi momenti, finché avvertirò queste emozioni io voglio andare avanti. Sono fortunata ad avere questa passione per il tennis, di aver giocato a tennis per tutta la mia vita e di poter ancora essere in campo e ora poter vincere una nuova partita in un primo turno Slam.
Il problema alla mano, che hai detto stava quasi per farti chiudere la carriera. Ho letto fosse causato da una ciste, è vero?
Si, era una ciste sottocutanea di quasi un centimetro che si è infiammata. La ciste si trovava esattamente contro l’articolazione del dito medio della mano destra. Era una ciste dura dentro, non potevamo semplicemente togliere il liquido e questa ciste ha rotto il legamento del dito medio, due tendini e il muscolo della mano. Alla fine non potevo neanche prendere un limone e fare il succo…
Modeatrice: Scusa, le tv stanno aspettando.
Bacsinszky: Sono io, non è colpa sua.
Moderatrice: Ok, ma di là ci sono le tv che potrebbero…
Bacsinszky: Prima c’è lui, le tv possono aspettare.
… e ti dicevo: era tutto rotto lì, non riuscivo neanche a usare la mano per le minime cose senza avvertire tanto dolore. Per 8 mesi ho giocato così…
E hai fatto semifinale a Parigi così?
Esatto, così. Avevo lo stomaco sottosopra a causa di questi antidolorifici, avevo sempre la diarrea. A Parigi tutte le notti ero costretta ad alzarmi alle 4 del mattino per andare al bagno e vomitare. Quando giocavo la partita ero troppo concentrata per pensare al male, l’adrenalina, le endorfine nel mio corpo alleviavano un po’ tutto. Dopo Parigi è venuto tutto fuori, sono stata malissimo per almeno i primi 5 giorni dopo il torneo. C’è stato anche il mio compleanno in mezzo, e io ero nel letto con febbre alta perché prendevo 3 volte le dosi di antinfiammatori che normalmente dovrei, nel tentativo di star meglio.
Tu hai detto di quanto sia stato difficile rientrare, rientrare competitiva, e che ti sei chiesta per lungo tempo perché lo stavi facendo. Questa potrebbe essere considerata la terza, forse quarta carriera. Dove hai trovato la forza nel momento in cui eri fuori dal campo di pensare che tutto ciò avrebbe potuto risolversi positivamente?
Perché sentivo, dentro di me, che avrei ancora potuto dare qualcosa come giocatrice di tennis. Sono già contenta e molto soddisfatta di quanto ho ottenuto fin qui, però mi sa che c’è qualcosa ancora da fare, ancora delle emozioni da vivere. Voglio farlo, ancora, non è arrivata la mia fine.
Ora che sei abbastanza vicina al rientro in top-100…
No, non penso, dovrei essere ancora lontana.
Non troppo. Circa 125 ora, con questi punti.
Sì?
Sì.
Tu lo sai meglio di me.
Nessun problema.
No questa è una bella notizia. Non ero comunque preoccupata per quello, so che se lavoro bene, se gioco bene e se sudo abbastanza in allenamento e do veramente il mio cuore e tutto quello che ho so che quando giocherò saprò trovare il mio miglior livello e chissà. Vorrei provare ancora a migliorare qualcosa, anche a 29 anni. Per esempio mi sento di essere migliorata rispetto a un paio d’anni fa, almeno per come sono di testa. Adesso sarebbe perfetto per me essere nelle 100 prima di Parigi, quello Slam per me è speciale. Sono rientrata lì nel 2013, ho fatto due semifinali. Sarebbe emozionante.
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