[12] F. Fognini b. J. Munar 7-6(5) 7-6(7) 3-1 rit. (di Gianluca Atlante)
Buona la prima e va bene così, perché tanto per allontanarsi più del dovuto dalle calde temperature australiane, era importante rompere il ghiaccio nel migliore dei modi e il nostro numero uno, Fabio Fognini, lo ha fatto quel tanto che basta per entrare subito nel clima Slam del rovente Australian Open. Lascia stare, poi, che lo spagnolo Munar sul 3-1 del terzo set, ha alzato bandiera bianca, ma sono i primi due set vinti entrambi al tiè vera, il secondo addirittura al sedicesimo punto, che ci dicono come il Fognini nazionale sia partito, forte della 12esima testa di serie, con intenzioni buone, con la voglia di ritagliarsi uno spazio importante a Melbourne Park, lì dove ha conosciuto più gioie che dolori e l’acuto Slam con l’amico Bolelli.
Nella profonda notte italiana, intanto, ha finito per cucinare a fuoco lento lento l’iberico Jaume Munar, numero 74 del ranking e cliente che, visto l’andamento dei primi due set, si era mostrato comunque osso duro da spolpare per l’azzurro. E alla fine il 7/6 7/6 3-1 e starò confezionato in due ore e ventiquattro minuti. A dimostrazione della voglia di Fognini di andare avanti e di demolire un avversario, si professionista soltanto dal 2014, si alla sua terza apparizione in un Major dopo il primo e secondo turno dello scorso anno rispettivamente proprio qui in Australia e al Roland Garros, ma desideroso di fare la sua sporca figura contro il nostro Fognini.
DICHIARAZIONI
Fabio, è vero che l’avversario si è ritirato ma sei stato in campo per circa due ore e mezza e fisicamente non sembravi scarico seppure le condizioni fossero abbastanza complicate. La tua sensazione qual era?
Le condizioni sono state molto complicate, difficile da descriverle. I campi sono i più veloci dell’anno, senza ombra di dubbio. Ho giocato bene, potevamo forse essere un set pari e magari il problema succedergli comunque, però son contento sì. È un torneo grande e qui bisogna iniziare sempre col piede giusto. Ogni partita è dura e le condizioni non molto favorevoli, ma ne riparliamo mercoledì.
Hai guadato il tabellone?
So che ho Mayer al secondo turno e negli ultimi due incontri ho giocato due partite molto brutte, l’ultima forse a Madrid. Tira tanto, pensa poco, e devo fargli fare il mio gioco: portarli a farli pensare. La risposta sarà molto importante. Però son tranquillo. L’anno è lungo e io sono già stanco, dunque va bene (ride, nda). Non guardo molto avanti perché già ad Auckland avevo fatto una partita e poi in quella dopo ero morto. È caldo e c’è tanta umidità, due si sono ritirati solo oggi, ora vorrei solo pensare a questo secondo turno che voglio vincere.
Quando parlavi di come ti sei sentito ad Auckland, era anche per una questione di off season pesante?
Non lo so, forse perché stanno cambiando gli obiettivi. Io sto bene e ho una buona classifica. L’obiettivo tennistico ce l’ho, vorrei giocare bene alcuni tornei grande. Poi la classifica ATP sinceramente non mi interessa più: quello che ho fatto ho fatto. Posso fare solo meglio: sono 13, posso fare 12, 11, 10. Va bene, ma se penso a un torneo grande mi prude il palato. È un obiettivo primario, poi posso raggiungerlo come no, ma di classifica non mi interessa più. Sono 13, se scendo a 20, 30, non mi cambia perché so che nella partita singola posso sempre dire la mia.
F.Krajinović b. M. Cecchinato 4-6 0-6 6-1 7-6 6-4
Un matchpoint fallito nel tie break del quarto set che grida vendetta. Potrebbe essere racchiuso in questo particolare il match del palermitano Marco Cecchinato, numero 18 del mondo e 18esimo favorito del seeding in questa edizione degli Australian Open. Sul campo numero 5 di Melbourne Park, con l’Italia già con gli occhi aperti ad un martedì di lavoro come tanti altri, si è conclusa anzitempo la marcia del numero due azzurro in questo primo Slam della stagione. E dire che il match era nato sotto una buona stella con il siciliano, alla sua seconda apparizione nella tana dei canguri, l’ottava complessiva in un major, con un vantaggio di due set (6/4 6/0) contro il serbo Krajinovic, numero 92 dell’ultima classifica mondiale, preludio ad una passeggiata di salute o quasi.
Ed invece il match per Cecchinato ha finito per “incartarsi”. Il tennista siculo si smarriva nel terzo set, nel quale racimolava soltanto un game, poi tornava a lottare palla sua palla nel quarto, riuscendo anche sul 5/4 ad andare a servire per il match prima di un controbreak dolorisissimo. A quel punto si arrivava al tie break, dove il serbo, in un amen, si issava sino al 6/3. Qui il palermitano riusciva a rimettere le cose a posto e, addirittura, ad arrivare a matchpoint sull’8/7. Ma il sogno di arrivare al secondo turno di questo Australian Open si fermava qui.
Perchè perso il tie break, Cecchinato partita subito male nel quinto con il break del suo avversario. Preludio ad un 6/4 finale logica conseguenza di quanto accaduto in avvio. Morale della favola, non certo a lieto fine per Cecchinato: 4/6 0/6 6/1 7/6 6/4 in due ore e quarantaquattro minuti per Krajinovic.
[27] C. Giorgi b. D. Jakupovic 6-3 6-0
Bell’esordio di Camila Giorgi all’Australian Open. La tennista azzurra non ha avuto difficoltà contro la slovena Dalila Jakupovic, con un punteggio che ha rispecchiato molto bene i valori delle due giocatrici.
6-3 6-0 il punteggio finale, con la numero 27 del seeding autrice di una bella partita soprattutto nel contenere gli errori a fronte del solito gioco molto offensivo. Belli, poi, i numeri che raccontano di un 74% di punti vinti con la seconda palla che unito al 72% con la prima mostrano ancora meglio come la giornata odierna di Camila sia stata contraddistinta dall’ottimo livello di gioco. In attesa, a questo punto, che arrivino prove più impegnative.
Al secondo turno Giorgi avrà o Ana Bogdan, contro cui perse una volta a Shenzhen due anni fa, oppure la giovanissima Iga Swiatek, gioiellino polacco classe 2001.
Pablo Carreno Busta b. Luca Vanni 6-7 2-6 6-3 7-5 6-4 (di Gianluca Atlante)
Si può essere numero 163 del mondo, prendere la valigia e volare dall’altra parte del mondo in cerca di gloria. Trovata a Melbourne Park, attraverso tre turni di qualificazione e quella voglia sfrenata, così com’era successo già nel 2017, di stare insieme ad altre 127 giocatori di questo Australian Open.
In tutto questo il 33enne di Castel del Piano, antica dimora di ritiro calcistico della Lazio antica, c’è riuscito, com’è riuscito nella notte italiana, prime luci dell’alba nostrana, a dare scacco matto per due set ad un cliente niente male come lo spagnolo Carreno Busta, numero 23 del mondo e del tabellone di questo Australian Open. Vanni è stato perfetto sino al 7/6 6/2, dimostrando di poter davvero confezionarsi a regola d’arte una vittoria che sarebbe stata storica per lui.
Poi ha accusato il peso delle partite in serie e quello di uno spagnolo, lo ricordiamo, ottavi di finale lo scorso anno proprio nella terra dei canguri e addirittura semifinalista nel 2017 all’Open degli Stati Uniti, dunque di un giocatore esperto e pronto a costruirsi la propria vittoria con certosina pazienza. Perché alla fine Vanni è stato costretto a cedere alla distanza: 6/7 2/6 6/3 7/5 6/4 con il break decisivo sul 2-2 del quinto set che, di fatto, ha spianato la strada all’iberico. A nulla sono valsi i 25 ace e i 67 vincenti dell’azzurro, uscito però a testa alta dal campo numero 10 di Melbourne Park dopo tre ore e quarantasette minuti
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