[1] N. Djokovic b. [15] D. Medvedev 6-4 6-7(5) 6-2 6-3
Dopo due anni di inusuale assenza, Novak Djokovic è di nuovo nei quarti del suo Slam preferito, quell’Australian Open vinto sei volte e lasciato anzitempo nelle ultime due edizioni, per mano di Istomin prima e Chung poi. Il numero 1 del mondo supera con qualche riserva un test importante, contro un giocatore dal grande futuro come Daniil Medvedev. Si parla tanto (e giustamente, per carità) di Zverev, Tsitsipas, Shapovalov, Coric ma molto poco del russo.
Magari le cose cambieranno dopo averlo visto sfiancare Nole per tre ore e un quarto sulla Rod Laver Arena, strappandogli un set e dimostrando di avere qualità, di essere imprevedibile e anche un po’ folle. “Djokovic non è più quello di un tempo, ho le mie chance”, aveva detto così dopo aver vinto il suo incontro di sedicesimi travolgendo David Goffin. In barba al politically correct e alle consuete carezze da rivolgere al fenomeno di turno, perché Daniil è uno vero, che dice ciò che pensa e questo è positivo a prescindere, nel bene e nel male.
Due anni fa si prese pure una squalifica per una frase velatamente razzista a un giudice di sedia, lo scorso anno ha quasi fatto a botte con Tsitsipas dopo essersi scambiati epiteti non proprio lusinghieri. Insomma con Medvedev non sai mai cosa può succedere e di un personaggio così, un “pazzo” di cui questo sport ha bisogno perché senza le personalità forti si rischia di scivolare in un piattume che l’ATP, con il ritiro non troppo lontano dei più grandi, deve assolutamente evitare.
E poi c’è il campo, perché il russo non è solo faccia tosta ma è un giocatore forte, un gran colpitore che con il rovescio trova traiettorie impossibili per tanti. Insomma uno che manda ai matti e che Djokovic ha domato con tanta fatica, sprecando un break di vantaggio nel primo e nel secondo set. Il serbo lascia degli interrogativi sulla sua effettiva condizione: tende a distrarsi, a concedere quando non dovrebbe, a innervosirsi. Da capire che Djokovic sarà adesso che si entra nelle fasi cruciali del torneo: questa versione potrebbe non bastare per alzare il trofeo per la settima volta.
Per vincere oggi invece è stata d’aiuto la tenuta atletica, per due ore e mezza c’è stata grande lotta, poi avanti 2-1 nel terzo set Medvedev ha avuto tre palle break consecutive, Djokovic ha reagito da numero uno e passato quel treno il russo non ne ha avuto più. Le gambe si sono fatte pesanti, gli spostamenti sempre più difficili, ha tirato fuori qualche soluzione di puro braccio ma di benzina erano rimaste solo poche gocce.
“Il mio prossimo avversario magari mi sta guardando, voglio dirgli che non mi sono mai sentito così bene”, ha scherzato Nole al microfono di Jim Courier nell’intervista post partita. In quel momento è probabile che Nishikori, che lo affronterà ai quarti, fosse tra le mani del fisioterapista occupato a rimetterlo in sesto dopo cinque ore di fatiche con Carreno Busta, a cui vanno aggiunte le scorie di altri due match lunghi terminati al quinto a inizio torneo. Sarà dura per il giapponese tentare l’impresa contro un tennista che ha battuto solo due volte su diciassette.
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