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Australian Open: Barty da impazzire, Sharapova fischiata. Bene Kvitova, fuori Stephens

[15] A. Barty b. [30] M. Sharapova 4-6 6-1 6-4

Ashleigh Barty fa sognare gli australiani. La numero 15 del seeding diventa la prima rappresentante dello Slam di casa a raggiungere questo livello del tabellone dopo Jelena Dokic nel 2009 e lo fa eliminando Maria Sharapova, che pure si era portata avanti di un parziale.

Una partita intensa, con vari capovolgimenti di fronte. Culminata in un’atmosfera elettrica, talvolta oltre il consentito, in un terzo set che già solo viverla dagli spalti dava scariche di adrenaline continue. Guardarla da neutrali voleva dire appassionarsi ai tanti australiani che dimostravano il loro affetto verso la beniamina di casa, i vari “If you love Ashleigh Barty clap your hands”, il tentativo di cantare “Hey Barty! I wanna know if you will be my girl”. Poi però c’erano gli eccessi, come il boato assordante di fischi rivolto a Maria Sharapova dopo una pausa per andare al bagno a fine secondo set.

La Sharapova odierna, oltretutto, era lontana parente di quella tenace e aggressiva vista contro Caroline Wozniacki. Il suo picco di rendimento è arrivato sul finire di primo set, quando ha salvato due chance di break servendo molto intelligentemente sul dritto di Barty per spingerla a colpire verso il suo rovescio, una soluzione che la numero 15 del seeding oggi non sentiva sempre bene. Dal primo punto del 4-4 si notava subito un netto cambio di marcia di Sharapova: più rapida coi piedi, più aggressiva nel colpire la palla, ha preso con forza il primo ’15’ per poi completare l’opera con un break alla terza chance e poi chiudendo il set con un bel turno di battuta.

Dal secondo parziale però gli equilibri sono completamente saltati. La russa game dopo game si dimostrava sempre più vulnerabile. Perdeva potenza al servizio, i colpi da fondo campo non avevano più spinta, aumentavano i doppi falli e gli errori. Un crollo verticale che ha rinforzato le speranze dell’australiana, involatasi comodamente fino al 6-1 che rimandava tutto al terzo. La russa, dopo essere rientrata da una pausa per andare al bagno durata circa 7 minuti, è stata pesantemente fischiata dal pubblico della Rod Laver Arena, convinto ci fosse qualcosa di malizioso dietro a quel gesto. Eppure della Sharapova del primo set rimaneva ben poco. Subito un break di ritardo, poi sullo 0-2 delle prime di servizio che a malapena superavano i 130 chilometri orari.

Barty era salita 4-0, con chance anche del 5-0. Ma di nuovo il dritto è stato il primo colpo che ha cominciato a mancare. Per tutta la partita aveva dosato molto bene i vari tipici slice, da quello con traiettoria alta e rimbalzo più lento a quello più teso e con rimbalzo a far schizzar via la palla, arrivando spesso a mettere tanta confusione alla russa che non forzava mai il colpo, ma al massimo poteva solo piazzarlo. Sharapova, invece, subiva tanto l’incrociato di dritto, motivo per cui alle volte ha cercato di invogliare Barty ad andare verso il lungolinea, la soluzione più fragile. Il confronto però rimaneva molto apprezzabile, con un contrasto di stili evidente e divertente, culminato in un punto nel settimo game del terzo set dove la russa ha fatto i chilometri lungo il campo, spinta sempre più lontana da una Barty in grande assedio ma incapace a chiudere il punto, commettendo poi l’errore col lo slice. In quel momento della partita, cominciava anche a montare il nervosismo dell’australiana per una sfida quasi chiusa e che invece si stava piano piano riaprendo.

Dal 4-0 40-40 al 4-3 15-40, Sharapova aveva cercato di raccogliere quel poco che aveva ancora in corpo e andare all in, nel disperato tentativo di completare una rimonta che avrebbe probabilmente avuto del clamoroso. Sotto di due palle break, Barty ha ritrovato l’efficacia della prima di servizio e si è tirata fuori dalle sabbie mobili. Sul 5-4, al servizio per il match, la russa ha giocato male i primi punti, ma l’ottimo dritto sul primo match point fronteggiato e il falco a suo favore sul secondo, provocando un doppio fallo, la tenevano in partita. C’è voluto il quarto, a Barty, per mettere a segno l’ace decisivo, chiudendo un game  carico di tensione e facendo esplodere tutto lo stadio. Adesso una nuova grande sfida, contro Petra Kvitova, che ha messo fine al sogno di Amanda Anisimova, battuta 6-2 6-1.

A. Pavlyuchenkova b. [6] S. Stephens 6-7(4) 6-3 6-3

Grande sorpresa nell’ultimo match di giornata, con Sloane Stephens che è stata sconfitta contro Anastasia Pavlyuchenkova. Una botta pesante, perché apre completamente l’ultimo quarto del tabellone e leva una delle principale avversarie per il numero 1 del mondo WTA.

La campionessa dello US Open 2017 aveva la grande chance di diventare regina del ranking femminile se fosse arrivata in semifinale e Halep avesse perso domani contro Serena Williams. Invece è una delusione che brucia parecchio, perché la sfida si era impostata sui suoi binari con un primo set dove aveva preso un immediato vantaggio di 3-0. Pur concludendolo in suo favore al tie-break, per la Stephens dell’ultimo periodo in formato Slam avrebbe potuto essere un importante vantaggio, invece il body language è stato molto negativo quando ha perso il break iniziale nel secondo set.

Da 7-6 2-0, Stephens è stata travolta con un netto 6-1 da una russa che ha trovato maggiore continuità nei propri colpi da fondocampo, un numero più alto di vincenti e un gran servizio, facendo innervosire la statunitense che a inizio del parziale decisivo teneva la battuta salvando 8 palle break ma non si scuoteva. Pavlyuchenkova prendeva vantaggio immediato e dopo un primo scambio di break teneva la battuta allungando sul 4-2. Ancora tre break consecutivi e la russa, numero 44 del mondo ma che rientrerà in top-30, è ai quarti di finale dove avrà la grande chance contro Danielle Collins.

Diego Barbiani

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