Il tremendo pagellone Atp del 2018

Nole in sei mesi si riprende tutto senza nemmeno tornare Robo. Nadal non perde praticamente mai, ma non basta. Federer raggiunge il suo ultimo record: si batte da solo anche a 37 anni. Zverev assume Lendl e prenota il futuro. Muzza torna con noi. Storie di Slam e tie-break. Nasce la Shakira Cup.

Djokovic: 9

Prima pagella, prime difficoltà. Come si fa a giudicare la stagione di uno che ha giocato solo mezzo anno? O meglio, che ha “deciso” di giocare di fatto soltanto per una metà dell’anno. Eh sì, perché prima dei trionfi di Wimbledon e Us Open, seguiti da Cincinnati e Shangai, erano anche arrivate le scoppole conto Chung, Taro Daniel, Paire, Klizan e – udite udite – Cecchinato. Anzi, col senno di poi, credo si possa affermare che proprio la sconfitta di Parigi contro il nostro alfiere (?) abbia rappresentato un primo momento di svolta della stagione. Sembrava l’inizio della fine, è stata la miccia che l’ha fatto tornare (quasi) RoboNole. Della serie: “Io non posso essere questo!”. In un momento di sconforto aveva deciso di saltare la stagione sull’erba, ma poi c’ha ripensato ed è stato davvero l’inizio della fine: per gli altri. Nei successivi sei mesi ha perso la miseria di tre partite, tutte con quei giovanotti (Tsitsipas, Khachanov e Zverev) che potrebbero essere i migliori alleati dei vecchi leoni Federer e Nadal per la prossima stagione. L’impressione che possa avere nel mirino un altro Nole Slam, dopo quello a cavallo tra 2015 e 2016, è legittima. Dunque? Lasciate ogni speranza o voi che entrate? Chissà… A naso, se avrà una flessione arriverà dopo dopo Parigi, non prima.

Nadal: 8

Leggete qua: 4 sole sconfitte in tutto il 2018, due delle quali arrivate per ritiro in seguito a problemi fisici e una per 8-10 al quinto in quella straordinaria semifinale di Wimbledon contro il redivivo Djokovic. Per la cronaca, la quarta sconfitta dell’anno è arrivata per mano di un invasato Thiem in quel di Madrid, che ha tirato di tutto, dalla prima all’ultima palla, giocando in pratica un match irripetibile. E infatti un mese dopo a Parigi sappiamo tutti com’è finita. Numeri impressionanti, che hanno portato anche quest’anno nella bacheca di Nadal la bellezza di 5 titoli (uno Slam, tre M1000 e un 500). Il problema di Rafa è stato il solito: la fragilità del suo fisico. E infatti ha potuto giocare soltanto 49 match, addirittura meno di quelli disputati da nonno Federer (58). Risultato: anno senza dubbio più che positivo, ma non lo vediamo in campo da New York, quando si ritirò contro Del Potro in semifinale. Per la sesta volta in carriera ha dovuto quindi dare forfait al Master di fine anno e chissà se mai riuscirà a vincere l’unico titolo che ancora gli manca in carriera. Lui, avvelenato, protesta e lo vorrebbe disputare su terra battuta. Anch’io vorrei fidanzarmi con Gisele Bündchen, facciamocene una ragione Rafa.

Federer: 7+

Pronti, via e il 2018 sembra una fotocopia del 2017. Anzi, quasi meglio. Dopo il bis in Australia è arrivato il numero uno più vecchio di sempre a Rotterdam (a distanza di 5 anni e 106 giorni dall’ultima volta) e la migliore partenza di stagione in carriera con 17 vittorie di fila. Fino a quella (per lui) maledetta finale di Indian Wells contro Del Potro. Ha avuto 3 matchpoint con servizio a favore nel terzo set, ha finito ovviamente col perderla, distruggendo l’ultimo record: anche a 37 anni riesce a battersi da solo. Così, proprio in quel momento nella sua testolina qualcosa dev’essersi rotto (pardon, incrinato). Ha continuato ad essere competitivo, ma il suo livello è tornato a livelli umani.Livelli che per loro natura prevedono la sconfitta. Per notizie più aggiornate chiedere ai vari Coric, Anderson e… Millman. In più ci si è anche messo il ritorno di Djokovic e allora ciao. Il saggio Sampras ai suoi tempi era categorico: “Ho vinto uno Slam? Allora la stagione è positiva”. Roger ha fatto sua la massima dell’amico Pete e si dichiara soddisfatto del suo 2018. Giustamente, considerata anche la veneranda età. Ma vogliamo svelarvi un piccolo segreto. L’ultimo vero Federer non si è visto a Melbourne 2018, ma a Shangai 2017. Poi non dite che non vi avevamo avvertito…

Coffee break

Murray: 10

Solo per fargli sapere che ci manca. Torna presto Muzza, please!

Fine della pausa

 Zverev: 7 ½

Chi lo cazzia per non aver ancora combinato nulla di buono negli Slam, dimentica però di dare un’occhiata alla sua carta d’identità. Che recita quanto segue: Alexander Zverev, detto Sacha, nato ad Amburgo il 30 aprile 1997. Tradotto, l’attuale numero 4 del mondo ha 21 anni e mezzo. E se è vero che quei due fenomeni di Nadal e Djokovic alla sua età avevano già messo alcuni Slam nelle loro bacheche, un altro svizzerotto che tanto scarso nemmeno doveva essere alla stessa età aveva vinto assai meno di lui. Perché sarà anche vero che il nostro negli Slam ha fatto finora cilecca (a proposito: benvenuto zio Ivan), ma nel frattempo si è anche portato a casa 3 Masters 1000 e un Master di fine anno. E in una botta di “rinotommasite” vi dico che se non vincerà uno Slam nel prossimo anno, con vostro grande sollievo non scriverò più di tennis. PS sono cresciuto di altri 20 centimetri!

Del Potro: 7

Il più sfigato tennista da quando l’uomo inventò la racchetta! Ogni volta che sembra stia per decollare gli capita qualche cosa. Se non è il polso destro è quello sinistro, se non è il polso sinistro è il ginocchio, se non è il ginocchio è un flessore. Insomma, portatelo a Lourdes e non se ne parli mai più. Nel frattempo lui vince il suo primo, strameritatissimo Masters 1000 a Indian Wells battendo l’amico giuggiolone Roger, che gli regala tre matchpoint. Poi fa semi a Parigi, quarti a Wimbledon e finale a New York, sconfitto soltanto da Nadal e Djokovic. Prima di farsi nuovamente male. Elementare, Watson.

Anderson: 7+

Lo scorso anno fece finale all’Us Open e molti di noi (compreso chi scrive) lo considerarono alla stregua d’un intruso, una specie di incidente di percorso. Lui se la legò al dito e ogni volta che scendeva in campo aveva quella faccia come a dire “adesso vi faccio vedere io”. Solo che il miracolo tardava a ripetersi. Serviva quasi un aiuto divino. Chi meglio di San Roger allora? Sotto di due set e con un matchpoint contro da fronteggiare nel terzo, già sognava l’accappatoio appeso nello spogliatoio del campo numero uno di Wimbledon quando, risvegliatosi, veniva folgorato sulla via di Basilea e si ritrovava in semifinale dopo una remuntada leggendaria: 13-11 al quinto, Sud Africa in festa e resto del mondo in lutto. Dopo una faticata del genere si sarebbe atteso dalla provvidenza il meritato riposo. Macché! In semifinale con Isner altra maratona e 26-24 nel set decisivo che avrebbe poi fatto venire i sensi di colpa persino agli organizzatori di Wimbledon (voto: zero), tanto da fargli cambiare la regola del quinto set (di questo torneremo a parlare tra poco). Va da sé che in finale contro Djokovic si presentò la controfigura del sosia del cugino di quarto grado e che Nole quel giorno non ebbe nemmeno bisogno di essere Robo: si limitò ad essere Novak. Semplicemente.

Thiem: 6 ½

Altra stagione buona, forse più che buona, ma manca ancora la scintilla, il salto di qualità definitivo. Batte Nadal a Madrid, ma poi a Parigi viene ovviamente asfaltato. Sempre contro Rafa gioca un match mostruoso a New York, con tanto di 6-0 iniziale, ma poi sbagli lo smash decisivo sul matchpoint e deve tornarsene a casa. È forte, molto, ma forse meno di quanto ce lo avevano descritto. E poi per essere numero 8 del mondo perde ancora parecchi match. Quest’anno 20 su 74. Tanti, troppi.

Tea time

Nishikori: 10

Dichiarazione fresca di giornata: “Il prossimo anno voglio vincere Slam e Masters 1000”. Allertate le infermerie dei cinque continenti!

Fine della pausa

 Next Gen: 7 ½

Vogliamo metterli tutti assieme pe par condicio? Ma si dai! Tsitsipas di sicuro il più divertente (voto: 8); Coric ci è sembrato il più cazzut… ehm… pardon, solido (voto: 7 ½); Medvedev il più estroso e imprevedibile (voto: 7); Shapovalov il talento più meravigliosamente immaturo (voto 6 ½); Chung il Nishikori del futuro (voto 6 ½, auguri); Khachanov semplicemente il più impressionante, qualunque cosa possa significare (voto: 8).

Kyrgios e Dimitrov: 3

All’Australian Open avevano dato spettacolo, giocando forse il più bel match del torneo. Sembrava doveva essere l’hanno delle conferme e così in effetti è stato: si sono confermati due sòle.

Italiani: 7-

Tutto sommato un’annata più che positiva, con due nostri rappresentanti tra i primi venti. Siamo tornati in semifinale di Slam con Cecchinato (voto: 7+) a quarant’anni da Barazzutti. Fognini (7-) ha eguagliato il suo best ranking, non migliorandolo solo per un soffio. Seppi (6 ½) a 34 anni suonati finisce l’anno al numero 37. Infine Berrettini (7) sfata il mito che gli italiani non possano servire a più di 180 km/h, vincendo addirittura il suo primo titolo Atp a Gstaad e chiudento al numero 54.
Un solo rammarico: in Coppa Davis, contro questa Francia in casa, forse si poteva fare di più. Anzi, si doveva fare di più!

Shakira Cup: zero spaccato!

Nella sua ultima conferenza stampa da Capitano della Francia il leggendario Yannich Noah ha implorato: “Per favore, almeno non chiamatela più Coppa Davis”. Noi di OkTennis vorremmo allora proporre il nuovo nome della competizione al presidente Itf, David Haggerty: chiamatela Shakira Cup. Siamo certi che il comandante Piqué non creerà alcun problema…

Wimbledon 0, Australian Open 5, Us Open 10, Parigi s.v.

Ne accennavamo poche righe fa. Colti da sensi di colpa per le condizioni pietose in cui il povero Anderson ha dovuto affrontare la finale di Wimbledon contro Djokovic, gli organizzatori hanno avuto la pensata del secolo: tie-break nel quinto set non sul 6-6, ma sul 12-12. Con tanti saluti alla tradizione, ma soprattutto alla logica. A 17.000 chilometri di distanza, in quel di Melbourne, devono essersi resi conto della stupidata e sono corsi ai ripari. Anche in Australia si giocherà il tie-break nel set decisivo, ma senza oltraggiare fino in fondo (solo un po’) le regole del tennis. I giocatori si affronteranno in duello come sempre sul 6-6, ma per vincere bisognerà arrivare a 10 anziché a 7. E allora viva sempre l’Us Open che per primo aveva optato per il tie-break nel quinto set, senza regole folkloristiche o troppo fantasiose. Semplicemente rispettando lo spirito del gioco.

P.S. da Parigi nessuna notizia, non cambierà nulla: tanto i giocatori scoppiano prima!

Ranking Atp: 4

Classifica Atp dicembre 2008, dieci anni fa. Nella Top 10 non c’era uno straccio di over 30 e per trovare il primo in classifica bisognava arrivare al numero 27 (Stepanek, 30 anni appena compiuti). In tutta la Top 100 gli Over 30 soltanto 14. Una miseria.

Classifica Atp dicembre 2018, dieci anni dopo. Nella Top 10 quelli che non sono Over 30 sono soltanto tre: Zverev (21), Thiem (25) e Nishikori (28, ma sembrano 64). Quattro giocatori della Top Ten 2008 sono ancora presenti nella Top Ten attuale (Djokovic, Nadal, Federer e Del Potro). In tutta la Top 100 i giocatori Over 30 sono ben 34. Della serie: pare che Borg stia seriamente pensando di rientrare nel Tour.

Conclusioni: ci rifiutiamo di trarre conclusioni. Addio.

 

 

 

 

 

 

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