Stiamo vedendo Serena Williams davvero molto impegnata in questa off-season con faccende fuori dal campo. Dall’attività di designer ai servizi fotografici, dagli oneri da mamma alle interviste varie. D’altronde, arrivata alla soglia del 23esimo anno di professionismo (anche se il primo match ufficiale nel circuito WTA risale al 1995), è fisiologico e legittimo gettare le fondamenta per il post ritiro. Già, ma quando arriverà il fatidico momento di appendere la racchetta al chiodo? Almeno per il 2019, ci sarà ancora il tennis giocato nella sua vita?
Dopo 23 titoli del Grande Slam e innumerevoli settimane al numero 1 (una più una meno, per le fa poca differenza), a 37 anni con un marito e una figlia da seguire, cosa potrebbe ancora spingere la Williams a ritornare, continuare a lottare e soffrire sui campi da tennis? Sì ok, l’amore per lo sport, come abbiamo letto recentemente. Ma c’è di più. Perché siamo pronti a scommettere che se non pensasse di essere ancora competitiva ad alti livelli, la Williams non continuerebbe a misurarsi con colleghe ben più giovani (e agguerrite) di lei. Difficile immaginare Serena trascinarsi di torneo in torneo, collezionando primi o secondi turni, solo per il piacere di colpire ancora la pallina gialla.
La vita di Serena è sempre stata una lotta. Fin da piccola, si è sempre messa nella posizione di dover superare prove di crescente asperità, dentro e fuori dal campo, affrontando le situazioni con caparbietà, cocciutaggine, abnegazione, perfezionismo e quella grinta propria di chi vuole ostinatamente qualcosa, a qualunque costo. Il tutto contornato da un approccio a volte (eccessivamente) melodrammatico.
Se c’è dunque una cosa che Serena ama più di ogni altra cosa sono le sfide: con se stessa e col mondo. E anche se sembra stia per affrontare l’impresa del secolo, in preda alla disperazione, in realtà ci sguazza proprio in quelle situazioni, in cui si sente in dovere di farsi carico, anche giustamente vista la posizione in cui è, della responsabilità di paladina di questa o quella causa (che sia la lotta al razzismo, al sessismo, o le diuturne difficoltà delle mamme-lavoratrici). Non ultima la “conquista” rappresentata dal cambiamento delle regole WTA sui rientri dopo lunghi stop (vedi maternità) e sul dress-code delle giocatrici (su cui ci ha magistralmente illuminato il nostro Diego Barbiani nel suo articolo). “Il successo di una donna dovrebbe essere un’ispirazione per la prossima” ha affermato Serena in una recente intervista a Teen Vogue.
Spesso, riferita a grandi campioni, leggiamo accostata l’espressione “non ha più niente da dimostrare”. Sbagliato. Con la Williams questi luoghi comuni non valgono. Perché Serena è testarda e quando si mette in testa qualcosa niente e nessuno la può fermare: vuole provare al mondo che può ancora farcela, che può ancora riuscire nell’impresa di conquistare un major, da mamma, a quell’età, dopo tutto quello che ha passato. Per infrangere un altro record. E stiamo certi che ci proverà in tutti i modi. Certo, il ko a New York non le avrà fatto dormire sonni tranquilli per un po’, soprattutto per lo strascico di polemiche dopo la finale. Ma il fatto di essere arrivata ad un match dal vincere nuovamente un major, sia a Wimbledon sia agli US Open (ben lontana dalla forma fisica migliore e dalla fiducia dei tempi d’oro) non fa altro che alimentare le sue convinzioni. Non che abbia bisogno di ulteriori iniezioni di autostima: anche in tempi bui, ha sempre sostenuto di essere lei a perdere i match a causa di una sua prestazione non all’altezza, e non l’avversaria a vincere.
Vederla in campo ci darà già qualche risposta ai quesiti che ci siamo posti ad inizio articolo. Da subito, la vedremo esordire a Perth accanto a Frances Tiafoe per la Hopman Cup, evento che non frequentava dal 2016. Risulta poi regolarmente iscritta anche agli Australian Open, dove non è più andata dall’ultima vittoria del 2017, quando trionfò nonostante fosse già in attesa da poche settimane della figlia Alexis Olympia. AO le iniziali, proprio come il major australiano che l’ha vista trionfare già 7 volte e con il quale il legame si è rinsaldato ulteriormente in occasione delle gravidanza. Insomma, almeno per ora la parola “ritiro” sembra ancora lontana, le intenzioni per andare avanti e provarci ancora ci sono tutte. Per ruggire una volta di più e poi salutare la compagnia, magari proprio a Melbourne dopo il sigillo numero 24.
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