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Cosa non vogliamo dal 2019

Accanto a tante cose da aspettarsi per il prossimo anno sicuramente ne troviamo alcune che quasi vorremmo non vedere più, sperando in un tennis in qualche modo diverso.

1-    Basta duopoli, domini, fabulous three, four ecc. ecc.

Non se può veramente più. Specialmente se quei suddetti dominatori sono ormai ben lontani dai mostri che occupavano le prime posizioni fino a un paio di anni fa. Niente contro i Nadal, i Nole, i Federer; fenomeni che alle loro età continuano a emozionare e giocare come nessuno forse prima di loro. D’altra parte se riescono a stravincere praticamente in ogni dove (specie negli slam) prima di tutto la cosa resta un loro merito. E intendiamoci, il loro livello è ben lungi dall’essere mediocre, anzi. Solo che se gli altri della truppa hanno solo questo da dare, siamo messi proprio male. Spesso sono bastati dei Rafa, Nole e Roger a velocità di crociera per avere la meglio su tutti gli pseudo-neofenomeni. Non va.

2-    La volee di rovescio di Zverev.

Bimbo mio, fatti insegnare da tuo fratello un minimo di gioco di rete. Non si può vedere un futuro numero uno con quella volee. Il ragazzo ha un gioco per far male a tutti e se imparasse appena appena ad avvicinarsi a rete per chiudere i punti non ce ne sarebbe più per nessuno. Lendl sta lavorando (e nella seconda parte di stagione si è visto) sulla solidità (soprattutto mentale) e gli spostamenti. Speriamo che si arrivi anche alle basi del gioco di rete per evitare di dover mandare a letto i bambini ogni volta che Sascha entra dentro il campo.

3-    Gli isterismi di Serena.

A’ Sere’, te lo diciamo con affetto. Hai rotto gli zebedei.

Ormai ogni volta che arriva in finale slam si parte già dal presupposto che si assisterà a un suo monologo: o tennistico o…vocale. O stravince o si mette a urlare contro tutto e tutti. Una volta è la strega giudice di linea, un’altra il colore della pelle, un’altra la giudice di sedia insensibile, un’altra ancora il sesso. La prossima saranno le cavallette e una grande inondazione? Il  risultato poi è che quel che resta del match sono le sue lamentele, che finiscono inevitabilmente per oscurare la vera vincitrice del torneo. Diciamo magari che a 37 anni queste cadute di stile una che è ritenuta tra le più forti di sempre se le potrebbe risparmiare.

4-    Basta superfici tutte uguali.

Lo diciamo ogni anno, quindi perché no: da poveri frustrati urliamo ancora: “Aridatece la varietà”. Ha cominciato a lamentarsene apertamente anche Federer. Tutto dire. Lui, svizzero, che gli svizzeri manco dei buchi nel formaggio si lamentano. Almeno a Wimbledon hanno provato a tagliare l’erba come ai vecchi tempi. Peccato che lasciando la mescola degli ultimi anni hanno avuto il risultato che dopo due giorni sembrava un campo di bocce. Grazie almeno per la volontà.

5-    Lo spreco di talento di Kyrgios.

Trovategli uno bravo. In fretta.

6-    Le lamentele dei (giovani) tennisti sul calendario.

Cioè, ma ci fanno sul serio? A parte che da varie stagioni si continua a ridurlo e comprimerlo il calendario, che una volta arrivava a dicembre inoltrato, nessuno obbliga i tennisti a giocare 36 tornei all’anno. Ormai lo sanno anche i muri che obbligatori sono gli slam e 8 dei 9 Master1000.  Ora, non è che questi tornei durino 1 mese l’uno. Diranno i nostri fedeli lettori: ma non tutti possono sperare di far punti solo in quei tornei lì… Verissimo, ma basterebbe distribuire meglio le proprie partecipazioni ai 250 e 500 e non puntare come degli sfigati (con tutto il rispetto) solo su questi tornei per fare classifica. In fondo se vuoi diventare un campione, lamentarti perché arrivi stanco a fine stagione perché devi fare punti nei 250 è di una pochezza disarmante. Passi poi che si lamenti Nadal, che lo fa da quando era in fasce e ci siamo abituati. Ma che si lamenti Shapovalov francamente fa un po’ sorridere.

E vediamo se fra un anno sarà cambiato qualcosa…

Davide Bencini

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Davide Bencini

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