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Federer, il confuso

Eravamo tutti pronti, dopo la performance di altissimo livello contro Novak Djokovic a Parigi, a vedere Roger Federer in netta ripresa padroneggiare i campi della O2 Arena di Londra senza alcun problema; c’è stato addirittura chi, guardando al sorteggio dei gironi, ha decretato quello di Federer come il più semplice: “Giocatori che non gli danno fastidio”.

Quella che si è visto in campo ieri sera contro Kei Nishikori è senza alcun dubbio una delle peggiori prestazioni dello svizzero, per diversi motivi: incapacità di trovare la giusta distanza tra sé e la palla, di colpire forte, di essere in tempo per giocare il back, di trovare soluzioni a una risposta che non funziona in nessun modo, di dare continuità al servizio (da Basilea sono almeno 20 doppi falli, che di solito Federer commette in un’intera stagione) e soprattutto l’assoluto rifiuto di frenare il proprio nervosismo, che quasi mai ha raggiunto vette come quelle di domenica sera: dopo il warning per ball abuse che lo stesso Roger ha educatamente contestato, si è insultato da solo per diversi minuti; addirittura ha sbuffato e imprecato mentre attendeva l’avversario che preparava il servizio (e negli anni, avversari che lo hanno fatto attendere oltre non sono mancati). Roger, semplicemente, è parso non volere essere lì.

Difficile da decifrare, visto che negli ultimi tempi il livello di Federer era salito: la vittoria a Basilea, pur non giocando un torneo esaltante, ha sempre su di lui un effetto particolare, speciale; un torneo di Bercy giocato bene, come ha detto lui stesso – e forse in questo c’è una chiave di lettura- “senza pressione, perché non era previsto”. 

È stato chiaro a tutti che i campi londinesi non avessero la velocità di quello di Shanghai, Basilea e -quest’anno- Parigi, tuttavia questo non può essere il vero (e unico) motivo: Roger si è sempre adattato bene e così anche gli altri; e allora cosa è successo? Perché questa improvvisa trasformazione e soprattutto perché questa insofferenza?

Federer ha 37 anni e, nonostante si stia parlando di un fenomeno probabilmente senza pari, non può avere la stessa capacità di tenere alta l’intensità mentale e fisica per più tornei consecutivamente, anche se questo aspetto viene spesso sottovalutato: piuttosto si dà risalto al fatto che appaia pigro e senza motivazioni; posto che le motivazioni non possano essere sempre uguali per tutti i tornei, per il Master lo svizzero ha sempre avuto un particolare riguardo e anche a Parigi ha sottolineato il fatto che quello che gli interessava era essere al top per le ATP Finals.

Se osserviamo il rendimento delle ultime partite, è facile notare che ogni volta che si è andati lì “dove il pan si coce” – citando il compianto amatissimo Terzius- Federer ha tremato, si è spento o non ha mai azzardato, finendo per ritrovarsi indeciso e quindi fallace nei momenti importanti, che fossero tie-break o quando era avanti nel punteggio, al momento di chiudere. È forse plausibile che si stia mettendo troppa pressione perché non contento del proprio livello di gioco?

Recentemente, l’elvetico ha parlato di un problema al polso che prima di Wimbledon è apparso e, sebbene non ne abbia limitato troppo la presenza in campo, lo ha sicuramente condizionato nella sicurezza durante il gioco. Ora, che pare questo problema sia risolto, forse quello che Roger si aspetta da se stesso è un’immediata accelerata che però è evidentemente non automatica.

O c’è dell’altro, che non sappiamo. Che ignoriamo e, come spesso accade con Federer, sapremo più in là; oppure, Federer, che è tanto Dio quanto uomo, semplicemente non riesce ad accettare che il suo livello cali spesso e volentieri, com’è naturale che sia. Se non lo accetti, giocare diventa ancora più difficile: oltre a quello dall’altra parte della rete, il vero avversario sei tu. Ed è parso proprio questo, ieri, mentre Nishikori non giocava certo la partita della vita ma si limitava a contenere i danni.

Danni che per Federer potrebbero voler dire disfatta, se domani contro Thiem non cambierà la musica Roger tornerà probabilmente in Svizzera; intanto, tiferà Nishikori, nel caso -ottimistico- in cui lui riuscisse a vincere le due partite rimaste: a quel punto potrebbe approdare in semifinale. Ma nell’ off-season dovrà probabilmente chiarire a se stesso diverse cose.

Rossana Capobianco

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