R. Federer b. D.Thiem 6-2 6-3
Necessaria, provvidenziale, liberatrice. Chiamatela come volete, la vittoria, la prima a Nitto, acciuffata da Roger Federer ai danni di Dominic Thiem, in quella che alla vigilia sembrava essere una partita delicatissima, tra i due che avevano perso i rispettivi match d’esordio.
Delicata, eppure così pesante, forse effettivamente lo era alla fine, tanto che l’austriaco a livello psicologico ne ha risentito e non poco. L’elvetico, dal canto suo, è sembrato essere un homo novus rispetto alla pessima prestazione contro Kei Nishikori, dal punto di vista della testa, più che altro, e pronti via ha piazzato il break nel terzo gioco, è scappato via, lasciando pochissimo timing al suo avversario e costringendolo ad uscire dai suoi schemi, a provare soluzioni estemporaneee per provare ad inguaiarlo. Ma niente, oggi no…a sbagliare è solo Thiem (18 errori a fine primo parziale): Roger ha bissato il break e, in 32 minuti, centrato il set.
Anche gli scambi iniziali della ripresa ricalcano la trama già vista in precedenza. Dominic, sempre sotto pressione, tra doppi falli e gratuiti, anche abbastanza vistosi, in spinta soprattutto, perde di nuovo la battuta ed incanala definitivamente il non-match. Ci pensa il pluricampione Slam a dare almeno un motivo agli spettatori paganti di stare seduti fino a quella che è stata una rapida conclusione, estraendo un paio di conigli dal cilindro e disseminandoli qua e là. Tirando le somme, sconcertante è forse il fatto che Thiem non solo non ha mai avuto occasioni, ma proprio non ha creato grattacapi allo svizzero, bravo a far sfilare lisci come l’olio i suoi turni e fare il minimo sindacale per brekkare…il 25enne di Wiener Neustadt ha molto da migliorare, per cercare di essere competitivo fuori dalla terra rossa, l’unica superficie in grado di dargli conforto. Federer, invece, ritrova qualche certezza, vincere fa sempre bene al morale e, in questo caso, alla classifica, che ora lo vede stazionare ad un punto, assieme a Nishikori, sotto quello che sarà il suo prossimo avversario e che già ha infilzato il suo scalpo quest’anno, a Wimbledon. Stiamo parlando di Kevin Anderson, dei solchi che lascia per terra e di un’altra pagina da scrivere, sul libro delle Finals e, se vuole le fasi finali, su quello dello stesso Federer.
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