[26] A. Sabalenka b. [5] P. Kvitova 7-5 6-1
E se dovessimo veramente cominciare a interrogarci? Dove può, realmente, arrivare Aryna Sabalenka in questo US Open? Al momento del sorteggio, con il possibile terzo turno contro Petra Kvitova e la lunga settimana a New Haven si pensava che questo fosse la prova del 9. Un po’ l’esperienza della ceca, un po’ la tipologia di avversaria dove al fuoco si rispondeva col fuoco, e questo scoglio avrebbe dovuto rappresentare il più complesso.
Risultato? 7-5 6-1, con un primo set dominato ben più di quanto dica lo score. Palle break avute in ogni turno di risposta tranne in una circostanza, ma occasioni continue generate dalla solita pressione, dal ritmo elevatissimo e dalla grande precisione. Fosse solo un colpire a tutta, lo diciamo ormai da un po’, prima o poi il giochino si romperebbe. Invece qui siamo alla quarta settimana consecutiva a livelli molto elevati, con dei miglioramenti rispetto a qualche mese fa che al momento si notano soprattutto nel come si muove per andare alla ricerca della palla, oltre al tentativo di usare variazioni e cambi di ritmo che stasera si sono visti abbastanza poco. Un nuovo dato: prima di Eastbourne, nell’ultima settimana di giugno, aveva 3 sconfitte su altrettante partite contro una top-10; da Eastbourne a oggi ha collezionato 6 vittorie su 8 partite e in 3 di queste ha annullato in tutto 6 match point.
Questa doveva essere la prova decisiva, probabilmente, del suo torneo. Da qui in avanti non si porrà più limiti, perché tutto quello che arriverà potrà essere considerato un “di più”, e se riuscirà a installare questo fattore mentale fin dalla prossima (interessantissima) sfida contro Naomi Osaka allora potrà giocare ancora più sciolta di così.
Kvitova si è trovata quasi senza armi. I suoi colpi non incidevano, la sua pesantezza di palla veniva disintegrata dall’avversaria che la faceva correre da un lato all’altro del campo o si esibiva in soluzioni balistiche spettacolari, rasoiate tese poco sopra al nastro che quasi non venivano percepite e finivano negli ultimi centimetri di campo. Col proprio rovescio Sabalenka ha da subito disinnescato la traiettoria mancina del suo servizio, costringendola a inventarsi qualcosa ogni volta. Col dritto cercava sistematicamente un colpo carico vero il rovescio dell’avversaria per mandarla fuori dal campo e approfittare della scarsa tendenza della ceca a cambiare in lungolinea e sapendo, quindi, che quasi sicuramente le avrebbe rigiocato verso il suo dritto con una porzione di campo di fronte a sé sempre più libera. La ceca ha avuto una reazione, è sembrata quasi aver riportato il match sui binari di un flebile equilibrio verso la fine del primo set, quando sfruttava al meglio l’unico vero momento di difficoltà della bielorussa che aveva perso un po’ timing al servizio, ma dopo aver ottenuto il controbreak del 5-5 non è riuscita a mettere la testa avanti. Colpita più volte, è subito scivolata sotto 15-40, perdendo la battuta per la terza volta nel set e non riuscendo a impensierire la sua avversaria nel game successivo dove Sabalenka metteva a segno 4 vincenti.
Il secondo set non si è quasi giocato, con la numero 26 del seeding che è volata subito via e ha completato la partita con un sorriso enorme. Lo scorso anno, da queste parti, perdeva al primo turno di qualificazioni contro la nostra Camilla Rosatello. 12 mesi dopo ha ottenuto la sua prima vittoria Slam e ora è già tra le migliori 16. Sicuro non vorrà accontentarsi, ma tra due giorni dall’altra parte della rete ci sarà Naomi Osaka che fin qui è stata una vera schiacciasassi e oggi ha liquidato l’altra bielorussa, Aliaksandra Sasnovich, 6-0 6-0 in 50 minuti. Entrambe ancora ventenni (Osaka ha un anno in più, ma ne farà 21 a metà ottobre), per entrambe sarà il primo quarto di finale Slam da giocare contro la diciannovenne Marketa Vondrousova o Lesia Tsurenko, che al terzo ottavo di finale Slam in carriera (mai andata oltre) si ritrova nel ruolo della veterana. È pur sempre classe 1989, otto anni più anziana, almeno, di questo gruppetto di ragazze terribili.
[22] M. Sharapova b. [10] J. Ostapenko 6-3 6-2
Al di là della giornata a Parigi, pochi mesi fa, è difficile trovare una partita così negativa giocata da Jelena Ostapenko negli ultimi mesi. Quel giorno, al Roland Garros, c’era una forte componente emotiva che la stessa lettone aveva analizzato con grande lucidità e molta amarezza in conferenza stampa. Oggi, invece, si può dire sia stata soltanto una giornata storta in cui le è riuscito quasi nulla del suo gioco. Maria Sharapova, apparsa comunque con le idee chiare e poca voglia di interessarsi a quello che avveniva dall’altra parte della rete, è agli ottavi di finale dello US Open dove affronterà Carla Suarez Navarro.
Ripensando alle oltre tre ore di gioco del loro confronto a Roma, a inizio maggio, viene logico chiedersi che cosa sia cambiato per avere uno scenario così diverso. Il servizio della numero 10 del seeding oggi è stato un vero peso nelle sue caviglie, impedendole di prendere il via con il suo gioco, spesso costretta a mettere in campo una seconda, con una palla troppo docile e piena di paura su cui una come Sharapova si sente legittimata a “far male”. Temendo gli attacchi continui, già nel primo game Ostapenko si è intrappolata in uno sforzo importante dovendo impiegare 24 punti per chiudere in proprio favore il turno di battuta. Da lì in poi a tratti non riuscirà a tenere la palla in campo per frangenti piuttosto lunghi.
Sharapova aveva idee molto chiare: Ostapenko potrà anche farle molto se ne evidenzierà la pesantezza degli spostamenti laterali, ma impedendole di esprimere quelle sue qualità di colpitrice le darebbe modo di avere un buon controllo della situazione. Così, la risposta era un’aggressione sistematica al centro, per non darle angolo e tempo. La palla viaggiava tanto, Jelena non riusciva a imporre la sua forza e la palla decollava il più delle volte oltre la linea di fondo. In un amen, la russa era 5-1 15-40 dove ha un attimo tolto il piede dall’acceleratore e Ostapenko si è ripresa, infilando qualche vincente e accorciando leggermente. Dal 5-3, però, la lettone non ha più vinto un game al servizio. Immediato il controbreak per il 6-3, mentre nel secondo Sharapova non la lasciava mai allungare nonostante ci fosse, nella numero 10 del seeding, il tentativo di reagire. Tenuto il game al servizio per salire 3-2, Maria ha completato l’opera vincendo i rimanenti tre game con discreta facilità.
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