Sono giorni di tempesta nel mondo del tennis. Il modo in cui Serena Williams ha trattato un ufficiale di gara esperto come Carlos Ramos, con 24 anni di golden badge alle spalle e ritenuto da più parti uno tra i migliori in assoluti, non ha trovato solo consensi. Anzi, più passa il tempo, più l’impeto del momento si affievolisce e più escono i pareri di chi si espone contro l’ex numero 1 del mondo. E, nonostante tutto, non sono pochi.
Le voci più autorevoli, forse perché vengono dagli USA dove il caso è esploso e dove tutta la stampa, così come WTA e USTA (subito schieratesi a favore della tennista), sono quelle di Martina Navratilova e Mary Carrillo. La prima la conoscono tutti: leggenda vivente del tennis, straordinaria interprete in campo e ora autorevole voci fuori come opinionista. La seconda, forse, è un nome che dice poco nei nostri confini ma sempre in Nord America è uno dei volti più famosi in televisione, commentatrice di partite da almeno 20 anni.
Navratilova ha scritto un articolo pubblicato sul New York Times e analizzando la questione con estrema lucidità ha messo in chiaro il concetto: se un uomo tratta un arbitro in malo modo, offendendolo e minacciandolo con termini peggiori di quelli che ha usato Serena nella finale di sabato, non è detto che la statunitense debba comportarsi nello stesso modo. L’articolo, che si intitola “In che cosa Serena Williams sbaglia”, comincia così: “Solo perché gli uomini possono uscire indenni [dagli insulti agli officiali di gara, nda] non è detto che sia qualcosa di accettabile”. La grande campionessa accetta il punto di vista di Serena quando dice che è vero, nel tennis c’è un problema di sessismo, ma dopo aver ripreso con molta lucidità quanto avvenuto nel secondo set della finale e aver spiegato che Ramos non è un arbitro che usa standard diversi né può pensare di scadere in situazioni di sessismo: “Non penso sia giusto applicare lo standard del “se gli uomini lo fanno, lo posso fare anche io”. Di più, penso che la questione vera possa essere: “Che cosa sarebbe stato giusto fare per onorare lo sport e l’avversaria?”. Martina, dopo aver ripreso anche i casi in cui Williams perse la testa a New York (il match contro Jennifer Capriati nel 2004, contro Kim Clijsters nel 2009 e contro Samantha Stosur nel 2011 dove, in ognuno di questi casi, aggrediva verbalmente un giudice di gara femmina) entra ancor di più nel dettaglio: “Non ricordo una finale Slam così tesa, con il pubblico a fischiare sonoramente la premiazione della vincitrice. È difficile discutere della possibilità di Serena di poter uscire senza problemi dalla contesta con l’arbitro se fosse stata un uomo. Ma concentrarsi su quello ci fa perdere il vero punto focale della vicenda […] Noi non possiamo misurarci per quello che dovremmo pensare sia lecito fare per uscirne indenni. Nessuno dovrebbe comportarsi così in campo. Molte volte io ho pensato di spaccare la racchetta in campo, ma ho subito pensato ai tanti bambini che potevano guardare e sono riuscita a trattenere la racchetta”.
Mary Carrillo invece è più diretta. Intervistata in un talk show televisivo: “Serena è completamente nel torto. Carlos Ramos non è un sessista, non è scorretto, non è razzista, non è misogino. Ho commentato forse più di 2 milioni di partite nella mia carriera e l’ho visto in azione tante volte, anche con Serena in campo. Lui è molto rigido con le regole, tu non la passi liscia con lui se sgarri. L’ho visto dare un warning per coaching a Nadal, per time violation. Lo stesso ha fatto con Novak Djokovic, Andy Murray. Serena ha perso il controllo delle proprie azioni, ha perso il controllo della partita, ha perso la partita e ha guastato l’atmosfera per questa grandissima giocatrice che è Naomi Osaka”. Carrillo ha proseguito: “Serena avrebbe dovuto saperlo. Io ho un’enorme ammirazione per lei, per il suo essere campionessa, per il fatto che è una personalità molto importante, ma in quell’occasione lei si è comportata come un bullo […] dopo di che Serena è stata multata, ci sono stati fischi continui verso Ramos e Naomi Osaka che non ha fatto nulla di male ma ha giocato una partita straordinaria. Lo US Open per lei è sempre una situazione molto particolare. Quarto e ultimo Major della stagione, ci arriva spesso con una pressione oltre il normale, in questa occasione tutti parlavano del ventiquattresimo Slam che doveva vincere. Questo era qualcosa di molto grande, la tensione e i nervi sono esplosi. Mi dispiace sottolinearlo ma le persone che puntano il dito, qui contro Carlos Ramos, sono nel torto […] stavo commentando la partita per Tennis Channel con Lindsay Davenport, ex numero 1 del mondo e campionessa qui allo US Open e lei ha subito detto, dopo che Serena ha spaccato la racchetta: “Alla prossima prende un game di penalità”. Chiunque, chiunque conosca le regole del tennis sa cosa può succedere quando si fanno queste cose. Serena ha continuato, il pubblico è impazzito e per Osaka io provo un grandissimo dispiacere”. Infine, alla domanda se le fosse piaciuto vedere Williams chiedere al pubblico di smettere di fischiare e di cominciare ad applaudire Osaka, Carrillo ha risposto: “È stata lei a provocare quell’ambiente. Osaka è una grandissima atleta, coraggiosa, e guardate qui: il suo grande sogno è diventato un incubo e non riesco ancora a credere alla grazia con cui abbia affrontato il momento. Tutte le persone che hanno puntato il dito contro l’arbitro, per me, sono completamente in torto”.
Le polemiche contro l’atteggiamento di Serena non si fermano qui. Barbora Strycova non ha usato giri di parole per commentare la vicenda e il fatto che la statunitense si sia posta in quella posizione per difendere i diritti delle donne. Intervistata dal sito ceco “sport.cz” ha detto: “L’arbitro ha agito nel rispetto delle regole, non ha fatto nulla di male. Sono stata spesso arbitrata da lui e non ho mai avuto problemi, lo considero uno dei migliori. Perché ha davanti Serena deve chiudere un occhio? No, deve continuare a comportarsi professionalmente. Serena pensa di difendere i diritti delle donne comportandosi così? Questa è una grande stupidata. All’arbitro non importa nulla che tu sia maschio o femmina. Io sono tra quegli atleti che riceve più warning e posso parlare per la mia esperienza”. In più, Strycova ha aggiunto: “Il comunicato WTA mi ha terribilmente sorpreso. Davvero, non lo capisco. Quando Serena giocherà ci saranno altre regole per lei? Perché tutto dovrebbe cambiare quando un arbitro rispetta le regole? […] Serena è una grandissima campionessa, ma io non ho lo stesso stile quando perdo e penso che rovinare il momento di quella giovanissima ragazza è stato triste. A 20 anni sei ancora una bambina, e dopo aver ottenuto un risultato incredibile dovrebbe festeggiare, invece era a testa bassa, col volto coperto, e quelle non mi sembravano lacrime di gioia”.
Infine, il The Times ha pubblicato in esclusiva una notizia che riguarda una minaccia di boicottaggio da parte della classe arbitrale per le prossime partite di Serena Williams. Sembra quasi impossibile che si possa concretamente realizzare, ma è un segnale molto importante per far capire come l’episodio sia stato visto dai colleghi dell’arbitro, tutti a giudicare come sbagliato e pesante l’attacco di Serena. Il sito portoghese ‘tribunaexpresso.pt‘ invece riporta alcune informazioni del day after di Ramos, che avrebbe deciso di non uscire dal posto in cui alloggiava per evitare possibili ripercussioni e ha letto solo qualcosa riguardo ai giudizi e a quello che si diceva sul suo conto, perlopiù in articoli che gli venivano inviati da amici e parenti. La cosa più importante, su cui mette l’accento il portale web, è la quantità di messaggi di vicinanza che l’arbitro ha ricevuto non solo dai propri colleghi ma anche dagli atleti di oggi e di ieri. “Sto bene” dice il virgolettato apparso sul sito, “è una situazione spinosa ma un arbitro ‘à la carte’ non esiste. Non preoccupatevi per me! l’unica cosa è che ero abbastanza preoccupato e un po’ in shock dopo tutto quello che è successo e tutto quello che ne è poi seguito”.
La sensazione è che siamo ancora molto lontani dalla conclusione.
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