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ATP San Pietroburgo: show di Klizan finale contro Thiem

Quando si sente parlare del supposto talento di qualche maleducato delle nostre parti viene voglia di dire “ma avete visto Klizan?”. Lo slovacco appartiene a quel tipo di giocatori che hanno la racchetta come prolungamento naturale del braccio ma sarà l’anima slava, sarà una meno romantica pigrizia nel voler fare di un divertimento un mestiere, fatto sta che Martin Klizan, meno che trentenne di Bratislava, quando ha voglia di giocare a tennis è una meraviglia per gli occhi e una maledizione per chi si trova di fronte. Chiunque esso sia, anche se si stratta di uno che ha vinto slam e che si trova impossibilitato a comprendere cosa diavolo succederà ogni volta che la palla uscirà dalla racchetta dell’avversario. Stan Wawrinka sarà anche sottotono rispetto al “the man” dei tempi belli ma oggi ha giocato una signora partita al cospetto di un avversario che, semplicemente, era più forte. Klizan ha alternato dei dritti paurosi come potenza e velocità a dei ricami di struggente bellezza, con la pallina che o moriva morbida dall’altra parte della rete oppure veniva riaddomesticata da lob di controbalzo che credevamo fossero roba solo di Federer. E questo per una, due, tre volte, con Wawrinka ammirevole nel restare attaccato alla partita ogni volta che la sregolatezza di Klizan predeva il sopravvento. Solo che nella parte finale dei due set vinti dallo slovacco, Martin ha messo in mostra persino un acume tattico quasi sorprendente, quando ha pazientemente atteso l’errore di Stan con dei moon ball che, credeteci, erano molto eleganti, oppure nell’occasione del break decisivo, quando ha disegnato il campo con una serie di dritti e rovesci e presa la rete ha chiuso con una volée bassa tanto bella da sembrare semplice semplice. Insomma, dopo esserci tanto lamentati dello stato del tennis forse abbiamo scoperto che il seme della bellezza, in questo strano periodo, va cercato lontano dagli slam, in posti ammantati di un’aura esotica e dove, nei cambi di campo, puoi ascoltare la bossa nova e il jazz dal vivo. Che bello.

La seconda semifinale non poteva certo essere all’altezza di cotanto spettacolo, anche se Thiem sembra aver trovato una specie di maturità, giocando questi “250” così come ci si aspetta da un giocatore del suo valore, cioè senza impegnarsi troppo e sfruttando il margine di talento su quasi tutti gli avversari che si trova di fronte. Contro Bautista un back cortissimo è stato sufficiente a trasformare il secondo set point, dopo che la partita era stata in equilibrio fino al 3 pari. In chiusura di set a Thiem è bastato fare un po’ più attenzione sul servizio dello spagnolo e il gioco è stato fatto. Nel secondo set storia non diversissima, anche se Thiem ha fatto il break un po’ prima, nel sesto game, dopo che aveva rischiato qualcosa nel quinto. La partita è finita su un bellissimo passante di Bautista Agut, al termine di uno scambio molto bello sul 15-30 con l’austriaco al servizio nel settimo game, purtroppo per lui finito fuori di niente. Thiem ha controllato e chiuso sul 6-3, al secondo match point su un rovescio largo di Bautista, guadagnandosi la quinta finale dell’anno. L’ultima al Roland Garros, non esattamente la stessa cosa.

Semifinali

[1] D. Thiem b. R. Bautista Agut 6-4 6-3
M. Klizan b. S. Wawrinka 4-6 6-3 7-5

Roberto Salerno

Nato a Palermo, ho scritto un paio di racconti, vari saggi, circa 700 articoli di tennis, ma vado fiero solo di qualche flash, di una in particolare. Sono stato inviato non è tutto questo granché. "è favorevole ad un discorso democratico, in cui tutti parlano e poi lui spiega i motivi per cui gli altri hanno torto"

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Roberto Salerno

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