Undici uomini, dieci donne. Questo è il bottino di guerra che già alla seconda giornata Wimbledon presenta tra le teste di serie; non una buona notizia per gli organizzatori che si sa, prediligono che i nomi conosciuti vadano avanti, senza che ci siano troppi intoppi, almeno nei primi giorni.
Invece in tanti si sono dovuti piegare alla Madre Erba: una superficie che negli anni è stata rallentata e che anche i materiali (palline, racchette) hanno reso più standard e omologata alle altre ma che comunque continua ad essere un tabù e un pericolo vero per il tennis mainstream che oggi è l’unico che vende grazie ai volti famosi, alle TV che li vogliono, al personaggio anche prima del tennista.
Si gioca così poco su erba che nonostante si siano omologate le condizioni, comunque gli appoggi per chi è abituato a scivolare su qualunque superficie sono difficili da trovare, così come la coordinazione, fare affidamento ai rimbalzi è quasi impossibile e il servizio e la risposta rimangono le discriminanti maggiori.
Non accadeva dal 2004 che 21 teste di serie (allora 14 uomini e 7 donne) non venissero eliminate così presto; quattordici anni fa accadde infatti agli Australian Open.
Un terzo importante: tra gli altri Goffin, Gasquet, Sock, Kvitova, Dimitrov, Thiem.
Un torneo così però sarà sempre amato dagli appassionati, che apprezzano sempre l’imprevedibilità. Che è quello che uno sport dovrebbe sempre garantire.
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