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Statistiche della settimana: Berrettini chiude alla grande il luglio azzurro

Un luglio che resterà nella storia del nostro tennis. Era dal 1977 che l’Italia del tennis maschile non inanellava tre vittorie in due settimane consecutive. Allora vi riuscì il mitico terzetto composto da Panatta (Houston), Barazzutti (Charlotte) e Bertolucci (Firenze) e a distanza di 41 anni l’impresa si è ripetuta per opera di Fognini e Cecchinato, vittoriosi la settimana scorsa a Bastad e Umago, a cui si è aggiunto inaspettatamente il 22enne Matteo Berrettini che con alle spalle appena 7 match vinti nel circuito maggiore, si è imposto da dominatore a Gstaad raccogliendo tra gli altri, contro pronostico, gli scalpi di Rublev, Feliciano Lopez e in finale di Bautista Agut, numero 17 del mondo. Una settimana strepitosa in cui il tennista romano ha compiuto un percorso netto che ha pochi precedenti, senza perdere set (10-0) e senza subire neanche un break in tutto il torneo.

Tuttavia non mi va di definire quella appena trascorsa la settimana della vita per Matteo che sta dimostrando di possedere qualità tecniche, atletiche e soprattutto caratteriali che combinate insieme lo rendono speciale e che sono foriere di prospettive durature ad alto livello, anche perché la sapiente regia con cui il suo entourage (a cominciare dai genitori e dal coach Santopadre) sta gestendo questa crescita è garanzia di lunga conservazione.

A 22 anni e 3 mesi Berrettini è il tennista italiano più giovane ad imporsi nel circuito maggiore dal 1993 quando Stefano Pescosolido all’età di 20 anni e 8 mesi conquistò il primo dei due successi ottenuti in carriera alzando il trofeo in quel di Scottsdale. Complessivamente nell’Era Open solo 5 tennisti azzurri sono stati più precoci del tennista romano:

Oggi Berrettini è impegnato a Kitzbuhel dove affronterà all’esordio il francese Gilles Simon che nonostante l’età è ancora un avversario estremamente ostico. È un test molto impegnativo ma molto interessante che potrebbe consentire l’ingresso dell’italiano nei top 50. Speriamo solo che il nostro tennista, che tra parentesi a Gstaad ha vinto anche il doppio in coppia con Bracciali, abbia sufficiente riserva di energie nervose da spendere in campo.

Negli altri due tornei della settimana si è registrata la prima vittoria in carriera di Basilashvili, primo tennista georgiano ad imporsi in un torneo maggiore. Il 26enne tennista di Tbilisi dopo aver superato le qualificazioni, si è imposto nell’ATP 500 di Amburgo soffiando in finale all’argentino Mayer la soddisfazione di completare uno storico tris nel torneo tedesco dopo i successi (gli unici in carriera) del 2014 e del 2017.

Ad Atlanta viceversa, l’atto finale ha visto la replica della finale a stelle e strisce dello scorso anno tra l’irriducibile Isner e il connazionale Harrison. Ha rivinto Isner che a 33 anni conquista per la quinta volta il trofeo nel torneo che lo ha visto finalista consecutivamente nelle ultime 6 edizioni.

Con la vittoria di Isner salgono a 18 i tornei vinti fin qui in stagione da tennisti over 30.

Le note di freschezza, come sempre più spesso avviene, giungono dal circuito femminile dove siamo ufficialmente entrati nel futuro. Abbiamo assistito infatti alla prima finale tra tenniste nate nel terzo millennio. A Mosca infatti ha vinto il titolo la serba Olga Danilovic, figlia d’arte del mitico Sasha leggenda del basket: nata il 23 gennaio 2001 e ripescata come lucky loser, in finale ha sconfitto la beniamina di casa Anastasia Potapova di due mesi più giovane. Per entrambe è prosssimo l’ingresso tra le top 100.

 

Giancarlo Di Leva

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