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Atp Queen’s: Cilic ribalta Djokovic annullando un match point e centra il secondo trionfo sull’erba inglese

[1] M. Cilic b. N. Djokovic 5-7 7-6(4) 6-3

Novak Djokovic, la wild card da 12 Slam, torna a giocare una finale, la numero 99 in carriera, dopo Eastbourne dello scorso anno, quando si impose su Gael Monfils in due set; Marin Cilic ritrova la domenica londinese dopo la sconfitta contro Feliciano Lopez. I precedenti dicono 14 a 1 per il serbo, l’ultimo era stato, però, vinto dal croato al Master 1000 di Parigi del 2016. H2H da prendere ancora di più con le pinze per via della mostruosa crescita psicologica che è maturata nel giocatore di Medjugorje, a partire dal suo trionfo nello US Open di quattro anni fa, che gli conferì maggiore sicurezza nei propri mezzi e affermò la sua pericolosità nel circuito. Le condizioni per una partita da favola ci sono tutte e l’inizio rispecchia in toto le premesse. Il livello di tennis è superlativo, gli scambi sono tanti e giocati intelligentemente, nessuno disdegna il braccio di ferro ma cercano se possibile anche la palla corta. Non appena l’uno accorcia, seppur solo di un centimetro, l’altro martella, apre il campo e chiude il punto; abbiamo il tempo di vedere qualche allungo che ricorda il Djokovic molleggiato vecchio stampo, tanta corsa e sacrificio, oltre alle ormai classiche bordate di Cilic, che è il primo ad avere palla break (non sfruttandola), e ad alzare l’asticella nel labirintico ottavo gioco, salendo 0-40 con tre punti uno più bello dell’altro (l’ultimo un passante da urlo), ma Nole non ci sta a farlo scappar via, risale la corrente, annulla, ai vantaggi, altri due break point e mette la testa avanti. Continua la battaglia e il primo ad accusare un momento di flessione è il croato, che, sotto 5-6, sprofonda 0-30, grazie anche ad un Djokovic che padroneggia in risposta, e deve quindi fare appello alla battuta e alle sbracciate di dritto per salvare due set point. Ma nel momento più bello è proprio il servizio a tradirlo: sul 40-40 commette un tremendo doppio fallo e, sul terzo set point serbo, la prima non entra…la seconda sì, ma il rovescio è affossato in rete ed il parziale è in pugno dell’ex numero uno del mondo.

Il secondo set di Djokovic è un atto di potenza, soprattutto al servizio, dove perde un punto solo dopo averne vinti diciotto di fila. I suoi turni scivolano via lisci in un minuto scarso e la patata bollente passa subito nelle mani del povero Marin, che sente la pressione, cosa inedita nel torneo e nel match, e sin da subito commette errori figli di poca fiducia (smash in rete a campo aperto, scelte rivedibili, stecca) che potrebbero costargli caro, dato che nel secondo gioco Novak risponde su tutto con profondità e precisione invidiabili e si procura due palle break. Ha bisogno di tutta la concentrazione di questo mondo Cilic per riuscire a restare in scia. Ci riesce faticando, correndo da una parte all’altra, ma l’impressione è che l’inerzia non sia nelle sue mani. Finisce infatti nei guai nel decimo game, in cui Nole sciorinando un passante incredibile e continuando a ribattere tutti i colpi, si guadagna un match point, ma dopo tre prime solidissime è di nuovo equilibrio. Stavolta non vacilla il numero uno del seeding, ad un passo del tiebreak, e ci ripone tutte le speranze. Tie in cui Djokovic fa e disfa: prima è estremamente reattivo nello strappare il minibreak, nel terzo punto, poi però ha un attimo di blackout che culmina col doppio fallo e viene punito dalle cannonate del croato, che infila cinque punti di fila. Dopo più di due ore, sarà il terzo set a sancire il campione.

Si invertono i ruoli ed è Cilic a viaggiare sulle ali dell’entusiasmo. Torna ad alte percentuali con la battuta e a picchiare indistintamente con dritto e rovescio, ma non solo, si rifà sotto anche in risposta in maniera insistente e non succedeva dal primo parziale. Nole deve quindi sbrogliare ai vantaggi il quarto gioco e recuperare da 15-30 il sesto, facendo trasparire un po’ di stanchezza fisica e mentale e tanto, tanto nervosismo. La cosa più preoccupante è che non riesce più a vincere scambi mediamente lunghi, perché Cilic regge bene il palleggio e azzanna quando può, quindi o trova soluzioni estemporanee o va in affanno. Era quasi riuscito a recuperare anche l’ottavo gioco, Djokovic, ma nulla ha potuto su un passante irreale di Marin, che gli ha garantito una palla break, poi convertita grazie ad un gratuito dello stesso Novak. Serve dunque per il match Cilic e lo fa alla grande. La mano non trema e dopo tre ore trova il successo numero due qui al Queen’s, dopo la vittoria su David Nalbandian. I complimenti ad entrambi per lo spettacolo che hanno regalato a tutti gli appassionati e l’augurio a Nole di continuare la ripresa verso quella vetta che gli è appartenuta e che uno come lui, sicuramente, vuole riconquistare.

 

 

 

Giovanni Putaro

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Giovanni Putaro

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