È una finale abbastanza inattesa quella che oggi, a Madrid, incoronerà la regina del Mutua Madrid Open 2018. La sorpresa nasce non tanto dalla presenza di Kiki Bertens, comunque alla prima finale di questo livello lei che è nata nel dicembre del 1991, né tantomeno da quella di Petra Kvitova, bi-campionessa dell’evento tra 2011 e 2014. La vera assente è Simona Halep, che non perdeva qui dal 2015 e ha visto la sua striscia fermarsi a 15 successi consecutivi nei quarti di finale contro una scatenata Karolina Pliskova, sconfitta soltanto nel derby ceco in semifinale.
Kvitova contro Bertens, dunque, ovvero due delle migliori giocatrici su terra del 2018 come rendimento fino a ora. E di nuovo, se c’è una sorpresa in questo dato è solo dal lato della ceca. Kiki, per quanto possa sembrare all’apparenza una sorpresa, è in realtà una grande conferma: 24 vittorie su 32 ottenute nel 2017 arrivavano dalla terra battuta. In generale, dall’ITF di NCNC nell’agosto del 2015 a oggi l’olandese conta 66 vittorie su 79 partite giocate su questa superficie. Il rapporto è sempre stato speciale e in questi 3 anni ci sono stati sempre ottimi piazzamenti a dimostrare questa teoria: la semifinale al Roland Garros 2016, i quarti di finale a Madrid e la semifinale a Roma nel 2017, la doppietta al torneo di Norimberga e le due finali giocate a Gstaad tra 2016 e 2017, la vittoria a Charleston nel 2018. Ovunque senta la terra battuta, diventa una da prime 5 del mondo in un regno, il tennis, che dopo il livellamento delle superfici ha rovinato la carriera di questi esemplari favorendo le altre giocatrici.
7 finali in carriera per Bertens, tutte, ovviamente, sulla terra battuta. Inutile dire come un eventuale successo a Madrid sarebbe il titolo che coronerebbe la sua carriera fino a ora. Quello che forse è da sottolineare, per dare la giusta idea di quanto bene stia facendo da quando è scesa in campo a Charleston per il primo turno, è che probabilmente non era mai riuscita a rendere così tanto a lungo (e così bene) da battere fior fiore di avversarie con punteggi molto netti: 6-2 6-1 a Julia Goerges in South Carolina, 6-2 6-2 a Caroline Garcia, 6-2 6-3 nel secondo e terzo set a Maria Sharapova, 6-4 6-1 ad Anastasija Sevastova. E queste sono solo le giocatrici che forse interpretano meglio, nella lunga serie di avversarie battute, il gioco sulla terra rossa. Poi il 6-2 6-2 a Caroline Wozniacki, il successo per 7-6 al terzo contro Madison Keys a Charleston. Proprio questa è forse la partita in cui è stata più vicina a perdere, ma su terra verde i valori sono comunque “falsati” da un terreno abbastanza unico da una Keys che al di là del suo odio contro la terra stava quasi per compiere l’impresa. L’unica sconfitta per lei è arrivata al primo turno di Stoccarda e quel giorno, dopo il 6-2 6-2 preso contro Pliskova, c’era abbastanza stupore. Poi, la ceca, infilando 9 vittorie di fila e battendo Halep nei quarti a Madrid ha dato dimostrazione del perché quel giorno avesse giocato così bene.
Kvitova è semplicemente incredibile. 11 mesi fa sperava di ricevere l’ok definitivo dal medico che le ha ricostruito la mano nella speranza di tornare a giocare, adesso è pronta alla sua quinta finale, la quarta nel 2018. Il bilancio è molto favorevole perché su 30 giocate ne ha vinte ben 23 e potrebbe diventare la leader a Madrid con 3 titoli scavalcando Halep e Sharapova appaiate con lei a 2. Dopo il titolo Premier di Birmingham e San Pietroburgo, il Premier 5 di Doha, l’International di Praga, il Premier Mandatory spagnolo rappresenterebbe il trofeo più importante da Madrid 2014 e la lancerebbe verso il numero 8 del mondo con una seria ipoteca sulla testa di serie numero 8 per il Roland Garros, ma soprattutto spezzerebbe il duo-polio della Race mettendosi tra Halep e Wozniacki a soli 38 punti dalla danese. Con solo 2 tornei ancora da giocare sulla terra, metterebbe da parte un capitale molto importante da gestire per la seconda parte di stagione: non dimentichiamo che Pliskova lo scorso anno divenne numero 1 del mondo non tanto perché fece il secondo turno a Wimbledon, o perché Halep non raggiunse le semifinali, ma perché ottenne 780 punti con la semifinale al Roland Garros a cui poi si aggiunsero i 470 del titolo a Eastbourne. Il ranking è così: basato su 52 settimane e non sul singolo evento o su un breve lasso di tempo, non tiene necessariamente in considerazione come si ottengano i punti.
Petra è apparsa abbastanza stanca, lo ha detto anche lei dopo la partita di ottavi contro Anett Kontaveit che l’hanno costretta a rimontare un set di ritardo e per quanto la partita non avesse grandi scambi devono averle lasciato dei segni vista la fasciatura sulla coscia destra sempre più evidente tra quarti e semifinale. Però, ed è forse l’aspetto che sorprende di più rispetto agli anni precedenti, Kvitova a livello fisico sta tenendo piuttosto bene. La si è vista nelle ultime partite boccheggiare con molta più frequenza, essere forse un po’ più opaca (come nei primi 6-7 game della semifinale contro Pliskova o in quasi tutto il match contro Monica Puig al secondo turno), però resistere con grande tenacia e mostrando tennis di alta qualità nei momenti più importanti. Aveva messo un forte accento a inizio anno sulla preparazione svolta in inverno, ma immaginiamo ora che tra Charleston e Stoccarda abbia continuato a lavorare duramente per essere al meglio possibile su un terreno dove ha scelto una serie di tornei abbastanza anomala: 6 eventi da disputare sulla superficie per lei peggiore. Il primo, si è visto, è stato più che altro di adattamento anche se voleva andare a Charleston già nel 2017 ma poi sappiamo tutti cosa successe, in più Stoccarda venne giocato con la consapevolezza di avere le maggiori priorità sul torneo di Praga, poi vinto dominando fin quasi alla fine. Già le oltre due ore spese in finale contro Mihaela Buzarnescu sembravano escludere un’ottima cavalcata a Madrid, e invece eccola qui.
I precedenti tra le due indicano un solo confronto, nel primo turno di Wimbledon 2015 stravinto da Kvitova. Non deve stupire, né portare a ruoli di forza per stasera: era il terreno migliore della ceca contro uno forse dei peggiori per l’olandese, mentre ora la situazione è completamente all’opposto. Petra ha però la possibilità di giocarsi tantissimo del suo 2018 sapendo di aver dato, su quello stesso campo, un netto 6-2 6-3 a Serena Williams, segno che quando tutto gira bene anche la terra può essere un elemento non troppo fastidioso.
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